Costume

Le Pulzelle di Stoccolma. Corto circuito

25 Aprile 2019

“It’s true that words have power, and one of the things they are able to do is get out of someone’s mouth before the speaker has the chance to stop them.”

“È vero che le parole hanno un potere, e una delle cose di cui esse sono capaci è di uscire dalla bocca di qualcuno prima che colui che parla abbia avuto l’occasione di inibirle.” Terry Pratchett (1948 – 2015), Wyrd Sisters

 

Un tempo la Svezia esportava persone di grande levatura o, quanto meno, di un certo spessore scientifico, intellettuale, artistico. Si pensi a Linneo, massimo botanico! E, più recentemente, senza andare a pescare così indietro nel tempo, ad August Strindberg, Greta Garbo, Jussi Björling, Ingrid Bergman, Ingmar Bergman, Birgit Nilsson, Anne-Sophie von Otter e sì, alla fine anche agli Abba, che pur di non profondissimo spessore come gli altri hanno comunque lasciato un’impronta che non si è mai seccata, anzi, si mantiene sempre fresca, su cui si imbastiscono ancora film, musical e cover come se fosse ieri. E sì, mettiamoci anche Zarah Leander, la celeberrima soubrette nazikitsch dalla voce di basso profondo che ispirò pure Nina Hagen. Poi c’è pure Pippi Calzelunghe, ma è un personaggio di fantasia. Molte donne.

Mai, però, ci saremmo aspettati nel XXI secolo che le cronache sarebbero state riempite da due sciacquette svedesi di quindici anni, paladine una contro l’altra. Una biondina bruttarella, tradizionalissima, colle trecce e l’aria da adolescente arrabbiata (ma soffre di una particolare sindrome che certo non la facilita, poverina). Una seconda, sua coetanea, strafiga, morissima, che è appena venuta fuori dall’anonimato come la prima e che, ovviamente, è costruita tutto all’opposto dell’altra. Due quindicenni insolenti come pochi, una per un verso, una per un altro, attraggono l’attenzione morbosa dei media in un reality show a colpi di udienze papali e proteste davanti ai parlamenti, indossando l’armatura delle guerriere senza macchia e senza paura. Una indossa zainetti e berretto di lana fatto ai ferri, l’altra non disdegna i gilet gialli, indossati glamourosamente.

In effetti c’è di che chiedersi del loro successo mediatico anche perché, pur aiutate da una tecnologia che noi alla loro età ci sognavamo, le sciocchezze che raccontano l’una e l’altra le riportano inesorabilmente alla loro età anagrafica, l’età in cui si dicono fatalmente tante sciocchezze che, ahimè, vengono amplificate dai quegli stessi media che coloro (o forse, più facilmente, i loro impresari) utilizzano.

La più famosa delle due, quella che è emersa prima grazie a oculato marketing, un teaser seguito, appunto, dal follow-up, è Greta Thunberg (che non si pronuncia tumberg come tutti fanno, anche persone istruite o presunte tali, bensì tunberije o un suono simile, ma sembra sempre di dire qualcosa di sbagliato e allora si preferisce tumberg), assai simile a Pippi Calzelunghe come aspetto pur non così geniale, che ha deciso – o forse degli irresponsabili hanno assecondato le sue ostinazioni – di diventare la Giovanna d’Arco dell’ambientalismo contemporaneo. La seconda, sulla scia preparata dalla prima, è Izabella Nilsson Jarvandi, una specie di top model in erba che si presenta tradizionalista, populista, reazionarissima senza, evidentemente, conoscere alcunché della vita e della Storia. Come la prima, d’altronde. Questa seconda sembra provenire direttamente dalla famiglia Forrester di Beautiful, ne ha l’allure, le acconciature, le espressioni. L’avranno messa davanti a un monitor, con Beautiful in loop: ecco, mettiti lì, da brava, osserva e diventa come loro, vedrai che successo. Per una ragazzina belloccia arrivista e vanitosa, niente di meglio.

Questo è ciò che la Svezia esporta attualmente. Oddio, magari esporterà anche altro, qualche bravo cantante lirico, forse, qualche regista, qualche pornostar degna di attenzione, qualche premio Nobel dato distrattamente, ma l’evidenza mediatica che brucia tutto precipitevolissimevolmente attraverso i like (le preferenze) di facebook o di twitter o di qualsiasi altra rete sociale, mette in prima fila le due sciacquette adolescenti, la Greta e l’anti-Greta. Per ora. Ci sta anche che sia meditato per ravvivare la scena perché, dopo i primi ardori progreteschi del mondo giovanile e giovanilista, la Greta, la Pulzella di Stoccolma I, ha incominciato a mostrare tutti i suoi limiti, così come pure i seguaci della condottiera, forse più limitati di lei, tra baciamano ridicoli e sorrisi papali altrettanto ridicoli, e le ragnatele tessute dagli adulti che manovrano il burattino hanno iniziato ad avviluppare i loro stessi tessitori. La Pulzella di Stoccolma II, la vendetta, potrebbe quindi avere la funzione di dar vita a una dicotomia anziché far rischiare l’appiattimento alla povera Pulzella numero I dovuto alla sovraesposizione mediatica, oltre al fatto che oggi, si sa, tutto viene bruciato con enorme rapidità e le bambine “prodigio” (di che prodigi, poi, è tutto da vedere) dopo poco tempo cessano di essere bambine e iniziano i guai. Perché se a delle bambine, in fondo, si può perdonare l’inadeguatezza e scusare l’intemperanza per via dell’età (povere grullerelle, cresceranno…), man mano che ci si avvicina all’età adulta si è sempre meno inclini a scusarle e, a meno che non mostrino di essere invasate dalla dea Pallade Atena in persona, la dea della sapienza – e della guerra – , e cominciare così a dire delle cose un po’ più sensate, possono rischiare di essere indirizzate al circo Barnum in men che non si dica.

Per ora assistiamo a questo pre-circo, che è comunque un circo a due piste, dove sia l’una che l’altra provengono da un unico ceppo. Da questo deriva la dicotomia che si trasforma in pseudo rivalità.

Entrambe le fanciulle si fanno messaggere di futuro. Entrambe vorrebbero cambiare le cose e devono, naturalmente, sedurre un pubblico di adulti perché sono quelli che tengono le redini della situazione e i quattrini.

La Svezia è vista comunemente come una nazione senza pregiudizi, libera, disponibile, accogliente. La sola idea delle donne svedesi in vacanza sulle spiagge adriatiche o tirreniche scatenava l’immaginario erotico del vitellone mediterraneo. Anche in passato le superdive venute dal Nord suscitavano ardori e desideri. Ma dietro questa cortina di liberalità, dove anche il re va in bicicletta tra i suoi sudditi, si annidano nuovi conservatorismi, che poi sono vecchi, arcaici valori legati al protestantesimo e tutto ciò che questa dottrina si porta dietro. Il senso di colpa, soprattutto, e senza la mediazione della confessione cattolica che rappresenterebbe, se proprio volessimo, un momento catartico e liberatorio (e anche opportunistico, anzi, proprio tale). No, questo i protestanti non ce l’hanno o, almeno, non in questa forma, e quindi il senso di colpa è qualcosa di più vivo, qualcosa di più presente nella quotidianità nordica. Il senso di colpa funziona sempre, soprattutto quando è innestato in un moralismo culturale abbastanza rigido, che è il “brodo di cultura” di cui sembrano intrise le due Pulzelle.

Greta tuona coi suoi sermoni sulle colpe delle generazioni che l’hanno preceduta (senza fare i nomi dei colpevoli, poiché li ignora) perché hanno avvelenato il pianeta, hanno causato il disastro climatico, senza pensarci due volte. E il guaio è che la colpa è sempre e comunque dei paesi più ricchi, perché essere ricchi e sviluppati è una colpa gravissima. Non si rende conto la piccola che oggi i paesi con impatto inquinante maggiore e crescente non sono solo i paesi “ricchi” ma anche quelli in via di sviluppo in Asia e in America del Sud, tutt’altro che ricchi e occidentali. Ma è solo un dettaglio. Chi ha assecondato la sua ossessione, che la obbliga a concentrarsi su un argomento senza però capirne le conseguenze, unicamente attratta dal meccanismo e forse soddisfatta per poter essere al centro dell’attenzione ma forse neanche quello (chissà cosa le passa per la mente), lo ha fatto per calcoli ben precisi, usandone l’immagine fragile e forte al tempo istesso, assai romantica. Spesso gli autistici sono capaci di imparare a memoria serie numeriche ma senza alcuna utilità, così forse anche per Greta non è utile capire lo scopo finale e come arrivarci ma unicamente il proseguimento di una battaglia, che sia per le doppie punte o per il cambiamento climatico non è importante. Sono la sua missione e la sua ossessione. E non prende in considerazione nient’altro, tutti devono diventare vegani perché per lei è giusto così, tutti devono smettere di usare acciaio per le costruzioni per privilegiare solo il legno (povere foreste, decimate per servire a tutti i tipi di costruzioni) e le pietre (chissà come si potrebbero costruire delle case antisismiche, che in pietra e legno cascano come le pere cotte, in Italia come in Turchia), niente aereo, niente macchine, solo treno, cavalli, biciclette… Non affronta il problema dell’agricoltura, e come potrebbe mai, povera figliola, senza conoscere le regole della biologia e della geografia, soprattutto quella economica? Quale agricoltura, per un mondo vegano, soggetta alle stagioni, alle intemperie e ai parassiti? Che frutti della terra produrrebbe mai la nevosa e gelida Scandinavia nel lungo inverno nordico? Morir di fame o mangiare aringhe e cervi, veganismo tramontato in un baleno. E come riscaldarsi? Meglio morir di freddo? Non è dato sapere. Greta detesta la globalizzazione ma vorrebbe un seguito globale.

La Pulzella II la vendetta invece si mostra più smart. Reazionaria e battagliera come la Meloni, e col capello sempre in ordine come lei, aborrisce anch’essa il globalismo e preferisce riscoprire le radici territoriali e romantiche della sua terra, pur non interessandosi per nulla dell’ambientalismo. Per colei sono importanti le radici nazionali, la famiglia “naturale” è il fondamento di ogni bene, ce l’ha cogli immigrati (pur avendo sangue iraniano, corto circuito inesplicabile, tale e quale ai meridionali di seconda generazione nel Nord Italia che votavano Lega Nord ai tempi in cui la Lega ce l’aveva col Sud) e coll’ideologia gender (che tutti sanno che non esiste) e, al pari di Greta, è acida e diretta.  “Sono convinta che gli Dei stanno guardando, e so che i traditori saranno giudicati duramente” dice la novella sacerdotessa della verità, con alle spalle i palazzi del potere svedesi. La Natura sembra essere il punto comune alle due giovanotte, una Natura distorta, basata sulla visione catastrofista da un lato, col ritorno a un rapporto dell’uomo colla Natura più arretrato e ai confini della realtà, e da quella del pericolosissimo Lebensraum, lo spazio vitale ideologicamente alla base dell’espansione fascio-nazista, razziale e territoriale, dall’altro, ai confini della realtà per altri versi. Natura arretrata anche secondo la Pulzella II, perché trova il suo riscontro nel rigido cristianesimo svedese e nella mistica nordica, intrisa di Romanticismo e di identità perdute e da riscoprire. La famiglia “naturale”, come quei disperati in concilio a Verona, come un nugolo di terrapiattisti in libera uscita. E cattiva perbacco! Non le manda a dire a Gretuccia sua: “Se non sei abbastanza uomo o donna per difendere la tua gente allora come diavolo dovresti essere lì per il resto del mondo?” Una stilettata sleale, anche perché per Greta, concentrata su di sé e le sue idee fisse a causa della sua sindrome, il resto del mondo probabilmente non esiste.

Molto medievali entrambe, surreali e inconsapevoli parodie di Giovanna d’Arco. O forse neoneogotiche o postpostromantiche o semplicemente neoinutili. Neomoleste senz’altro.

Ovviamente ci vorrà un po’ più di tempo, alla Pulzella II, per raggiungere i like che la prima sfodera con orgoglio, ma ci arriverà. Ne seguiremo le gesta e i successi di critica e di pubblico anche perché i media non ce li lesineranno, trascurando i veri problemi del mondo per concentrare la pubblica attenzione sulle due vedette e tutte le minchiate che escono dalle loro bocche. Volgare? Macché, signora mia, le vere volgarità sono pronunciate dalle due pulzelle… Chissà se un giorno ci faranno un film, un’opera lirica, un musical, sulle due dicotomiche rivali, si potrebbero intitolare “Orgogli e pregiudizi” oppure “Due svedesine in cerca d’autore” o, un po’ più alla Lino Banfi, investito da poco ambasciatore italiano per l’UNESCO,  “Chi è più fesso, Carnevale o chi ci va appresso?”, magari colla colonna sonora della mamma di Greta, nota cantante svedese? Nobel per tutti, fatevi avanti!

Seh… il mondo salvato dalle quindicenni… ma come viene in mente una simile e sciagurata idea, su cosa si basa? Sicuramente meno che mai salvato da queste due, ma che dire delle altre e degli altri quindicenni, quelli che, intervistati, non sanno nemmeno cosa sia il buco dell’ozono o il cambio climatico e credono che il loro futuro sia minacciato dagli adulti (senza nomi e cognomi, di quelli, cioè, che sarebbero eventualmente i veri colpevoli; no, solo genericamente “gli” adulti), vale a dire la ragione per cui sarebbero andati a scioperare in piazza? Ricorda un po’ la canzone vincitrice di Piedigrotta immortalata da Nino Taranto  ’O matusa (1967) dove già un trentenne era spacciato senza speranza “A trent’anni so’ Noè! So’ matusa, e ch’aggio a fa’? Nun aggio capito niente della nuova società”.

Ci salverebbero dunque quei giovani, che non hanno neanche la più pallida idea di dove siano i continenti, le città, i meridiani e i paralleli né di quali siano gli affluenti del Po? Forse solo gli affluenti di destra perché quelli di sinistra possono essere pericolosamente comunisti? Meglio nessuno, perché noi non siamo né di destra né di sinistra, concetti antiquati. Coloro che, se venissero privati per una settimana del loro smartphone o del computer, vagherebbero come zombie senza sapere come fare per sopravvivere, soli, perduti e abbandonati in popolosi deserti, senza più le migliaia di amici virtuali con cui scambiarsi cuoricini ed emoticon? Come affidare un bus scolastico a un cieco, non me ne vogliano i ciechi.

La mamma dei gretini è sempre incinta, sarebbe da correggere il saggio adagio che ormai spopola. Ma ne vorrei suggerire uno che sembra ancora più adatto, di un Anonimo del XX secolo, quello che ha scritto tante cose: “Tutti a pensare ai chili di troppo, nessuno ai neuroni di meno!”.

P.S. Che vale anche per chi crede di azzerare le emissioni di cobalto, poi corrette in diossido di carbonio, peggiorando la propria situazione neuronale.

© Massimo Crispi 2019

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