Costume

Le periferie esistono, e le democrazie fragili le hanno rese più grandi

14 Luglio 2016

Quando la democrazia non funziona, le periferie sanguinano.

 

La parola di questo periodo è Periferia.
La periferia è diventata mainstream. Centrale.
La democrazia ai tempi del Pokemon Go.
Gli ultimi si sono accorti di essere in tanti.
Londra e Parigi. E Bruxelles. Fuori dai confini metropolitani, impazza la periferia.
La periferia oltre ad impazzare è anche incazzata. E reagisce. Si vendica.
Nella società nella quale l’indignazione e a portata di tasto o meglio, di schermo, la periferia, quella dei brutti, sporchi e cattivi ha un sussulto. Ignorante, ma è pur sempre un sussulto.
L’odio, “la haine” è per lo status quo e per tutto quello che non è periferico, marginale, minimo.
La democrazia e chi la rappresenta si sono “commodificate”. Nell’epoca in cui il bene più prezioso, in quanto scarso, è l’attenzione, siamo tutti consumatori. E consumati. Di notizie, di indignazione, di odio verso chi sta meglio. Apprezziamo chi ci divide più di chi ci tiene uniti.
La periferia cerca un ristoro dal quotidiano grigiore, dalla superficialità e dalla consapevolezza d’esser provincia.

Quando la democrazia vacilla, quando chi la rappresenta è inadeguato ai tempi, quando la stampa non fa da contrappeso e si appiattisce sulla mercificazione degli stati d’animo, beh allora in quel caso cara Houston, abbiamo un problema.
Siamo noi il problema.
E non esiste salvatore che ci salvi da noi stessi.

 

 

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