Costume
L’atmosfera del nostro tempo
L’atmosfera del nostro tempo. Così definisce l’accidia Umberto Galimberti.
Guardiamoci intorno.
Il mondo che sta arrivando, anzi, che è già qui, non promette molte cose buone. Si pensava che il progresso non potesse portare che migliorie, come dicevo qualche giorno fa quando parlavo di “sviluppo” e “progresso” e della confusione che spesso si fa dei termini. Molti sono gli atteggiamenti che le persone assumono di fronte al reale, le vie d’interpretazione dei dati a disposizione sono molteplici perché altrettanto molteplici sono le esperienze umane, la formazione delle coscienze, l’abilità di saper leggere tra gli eventi e quindi metterli insieme con una logica o non metterli affatto in fila e prenderli come eventi non correlati.
Gli ottimisti cronici preferiscono bearsi delle conquiste tecnologiche e guardano a personaggi come Elon Musk come a dei nuovi messia, coloro che condurranno il mondo a una nuova rinascita, una fiducia cieca. Ne conosciamo molti, soprattutto all’interno del nostro governo.
I pessimisti cronici vedono invece l’abisso davanti a loro, accelerato proprio dalla tecnologia.
I realisti prendono atto di una degenerazione che, gradualmente, ma abbastanza rapidamente, sta investendo tutte le fasce sociali di tutti i paesi del pianeta, in gradi diversi e con caratteristiche regionali, ma con esiti abbastanza simili.
Poi ci sono gli indifferenti, che non si possono nemmeno chiamare cinici perché già il cinismo sarebbe prendere una posizione chiara. E sembrano essere la maggioranza silenziosa.
Gli indifferenti sono, secondo me, gli elementi più devastatori in quanto, colla loro inerzia, o meglio accidia, permettono lo svolgersi del degrado senza prendere alcuna iniziativa.
Gli indifferenti, non è un caso, furono additati da Alberto Moravia nel suo omonimo romanzo (1929) come una classe sociale vera e propria, d’identità borghese, che, a causa della propria inerzia, incapace di elaborare un codice morale, comportamentale e progettuale, aderì senza batter ciglio al fascismo, provocando i disastri che ognuno conosce (o dovrebbe conoscere). La narrazione di Moravia parla di un microcosmo familiare ma è il paradigma di una società di provincia assai più vasta.
A distanza di un secolo, gli indifferenti di oggi sono quelli che permettono l’ascesa di un Trump o di una Meloni, per dire, e perfino peggio. Gli indifferenti non sono solo gli elettori ma anche un’intera classe politica incapace di elaborare un progetto alternativo alla distorta visione delle destre più retrive, che sono quelle che stanno a poco a poco prevalendo, con progetti restaurativi di mitologie reazionarie quanto superate.
Ovviamente parlo dell’Occidente perché in altre realtà non democratiche e teocratiche le cose vanno in maniera totalmente diversa, anche perché le scale di valori non sono comparabili.
Nei paesi occidentali e affini, cioè quelli che non si trovano in Occidente ma hanno uno stampo occidentale, che sono gli unici ad aver elaborato un sistema che si può chiamare democratico, anche se non sempre è pienamente compiuto, gli indifferenti, pur già numerosi, sono in crescita. Lo scivolamento verso un oscurantismo di base è lento, non sempre percepibile, perché gli equilibri istituzionali, arrivati dopo la seconda guerra mondiale, hanno retto in buona parte contro gli estremismi. Forse perché si veniva da una conflagrazione mondiale che aveva sconvolto soprattutto l’Europa e i crateri delle bombe ricordavano a tutti i guai in cui gli europei si erano andati a cacciare colla propria indifferenza.
Oggi, però, i crateri delle bombe sono quasi del tutto scomparsi (si sono trasferiti in altri paesi dove piovono bombe quotidianamente) e, forse, per un’assuefazione a un certo “benessere”, che però conteneva dentro di sé i germi della propria disgregazione, ossia un consumismo d’importazione che è diventato esasperato e tremendamente distruttivo, gli equilibri si stanno rompendo quando non sono già andati in frantumi.
L’apertura al capitalismo di paesi che un tempo erano poveri, e anche schiavi dell’Occidente, anziché portare “benessere” e “progresso” per tutti in quei paesi non strutturati e con una storia democratica inesistente ha fatto esattamente l’opposto. Ha aumentato il debito e la dipendenza dai paesi più potenti, non più necessariamente solo dai paesi colonialisti ma anche da quelli che si sono presentati come alternativi al blocco occidentale, come Cina e Russia (post sovietica) i quali sono andati a poco a poco colmando il vuoto lasciato dagli ex padroni. Facendo che cosa? Le stesse identiche cose che prima facevano quegli altri: sfruttando, estraendo, inquinando, impoverendo, armando dittatori e donando le perline colorate. Ovverossia non offrendo alcuna alternativa né una possibile evoluzione in senso democratico.
La coscienza delle popolazioni di quelle nazioni è molto diversa da quella che potremmo avere in Europa o nei paesi europeizzati. Ci sono aspetti sociali legati a doppio filo colla religione, come nei paesi islamici, per esempio, dove la legge coranica vigente è assai lontana da criteri legislativi che noi, in Occidente, abbiamo conquistato con rivoluzioni e ghigliottine, eliminando leggi bibliche millenarie e perniciose. In quei paesi esiste l’equivalente del Sant’Uffizio, con torture e abiure, e, anche se si abiura poi c’è la pena capitale.
E poi, in alcuni stati “ultramoderni”, come gli USA, i presidenti usano giurare sulla Bibbia, come se fossero nel Medioevo. Gli USA sono infatti una democrazia abbastanza incompiuta, dove esiste ancora, in alcuni stati, addirittura la pena di morte, sempre meno applicata, è vero, ma continua a esserci. E il fatto che continui a esistere nel regolamento statale dei delitti e delle pene implica che se arrivasse qualcuno che volesse applicarla potrebbe farlo. Il pericolo è quello, soprattutto in un momento dove un presidente fresco di nomina vuole abolire tutte le regole civili per tornare indietro a un suo assolutismo autorizzato dal popolo. Pieni poteri. Ed ecco che tornano gli indifferenti.
Anche il nuovo presidente è un indifferente, un po’ per indole, un po’ per patologia, un po’ per consuetudine, e un bel po’ per egoismo, egocentrismo e prepotenza. Con una buona dose d’incoscienza e infantilismo.
Gli indifferenti al potere, alla fine, sono anche incoscienti e infantili perché lasciano andare le cose così, senza un controllo, senza un disegno, lasciano che gli eventi avvengano e poi si vede. Ci si aiuta anche colle bugie, terreno fertile in cui prosperano i sogni degli elettori. La prevenzione non fa parte del bagaglio culturale e attitudinale dei potenti indifferenti proprio perché coloro non percepiscono l’importanza di una scelta. Non scegliere è comodo perché non si devono prendere posizioni articolate, non bisogna riflettere su che progetto prendere a cuore, seguire, investirci energie e passioni. L’aurea mediocritas è la soluzione più indolore, alla fine.
Ma l’aurea mediocritas rischia di cancellare la memoria, le conquiste sociali ed economiche, proprio quel “benessere” da tutti agognato ma mai veramente raggiunto da una collettività. E questo “benessere” viene agitato dai vincitori come qualcosa che i predecessori avevano rubato agli elettori.
Gli indifferenti non percepiscono fino in fondo il danno che colla propria immobilità producono. Così come gli indifferenti di un secolo fa non percepivano il baratro umano, sociale ed economico che il Nazismo e il Fascismo avrebbero prodotto. Solo le menti più sottili e colte lo avvertirono e cercarono di fuggire in tempo prima di essere deportati e uccisi. Gli indifferenti si fecero assorbire e travolgere da ideologie e regimi sicuramente appassionati e appassionanti, perché i progetti di Mussolini e Hitler avevano un che di accattivante, va detto, erano programmi che abbagliavano lo sprovveduto, con retoriche scintillanti di patrie, posti al sole, dominio, glorie razziali e nazionali, fasti antichi risalenti a mitologie classiche o norrene, eccetera.
Ovviamente, nel vuoto emotivo, ideologie forti, violente, passionali, possono avere una facile presa.
Lo stesso succede oggi. Make America Great Again è esattamente lo stesso sistema, un sogno, una visione nazionalista che, ovviamente, va a scapito degli altri che non sono quella nazione. Non è poi così diverso dall’imperialismo di Putin, che persegue gli stessi disegni per altre vie, cercando di riconquistare territori che appartennero all’impero russo prima e poi a quello sovietico, inseguendo un passato che ormai è sepolto. E ugualmente succede in Medio Oriente, dove arabi ed ebrei si scannano volentieri in una lotta sanguinosa e senza fine. Certo, non voglio generalizzare, perché ogni conflitto è il frutto di ragioni diverse, storie diverse, ideologie diverse, ma il risultato è sempre la guerra. E la guerra non è mai gentile.
Molta gente, indifferente alla Storia, anzi, profondamente ignorante della Storia, in un periodo in cui mancano dei progetti evolutivi autentici, preferisce rifugiarsi in quelli fittizi ma brillanti come le luminarie di Las Vegas. Anche dove Las Vegas non esiste.
Basti pensare al famoso Rinascimento saudita e dei paesi limitrofi, dove tra grattacieli più alti del mondo, città lineari, tunnel del ghiaccio per sciare mentre fuori del tunnel ci sono cinquanta gradi, il consumo di energia e quindi d’inquinamento va alle stelle mentre noi siamo obbligati a una fittizia raccolta differenziata per ripulirci la coscienza e illuderci che noi siamo quelli virtuosi. E poi, in quei paesi dalla facciata ultramoderna le donne (locali) possono a stento guidare la macchina e parlare in pubblico. Gli uomini ricchi tengono saldo il comando e gli schiavi che servono per il loro “benessere”. Rinascimento, come no, sempre tirato fuori da quel rinascentista della domenica di Matteo Renzi, amico dei sauditi e cieco di fronte a ciò che avviene realmente lì.
La presunta scossa che Greta Thunberg e chi la manovra avrebbe voluto produrre, in realtà, altro non è che un vagito d’inconsapevolezza perché dietro non c’è alcun progetto reale di miglioramento del pianeta. C’è solamente un’idea romantica, che portandosi dietro significati sacrali, provenienti da un ecologismo mistico nordico abbastanza nazistoide viene spacciata come l’unica soluzione per il pianeta. Slogan e basta.
Diciamo che la strada per un futuro potrebbe essere in parte anche quella, ma per essere efficace presupporrebbe, ahimè, un azzeramento demografico netto e probabilmente un’irrealizzabile guerra civile globale tra consumatori e paladini dell’ecologia (a senso unico). Utopie a uso e consumo di creduloni che generano, alla lunga, altre schiere di indifferenti, peraltro inconsapevoli di tutte queste falsità spacciate come nuove religioni.
L’indolenza, purtroppo, in assenza di un progetto coinvolgente, genera altra indolenza.
Quest’esaltazione dell’intelligenza artificiale a cui assistiamo, per esempio, che promette di affrancarci dal lavoro e dalla fatica destinatoci dopo il peccato originale, è un’altra manifestazione acritica che spegne l’intelligenza vera, quella che andrebbe coccolata e sviluppata fin dai primi anni di crescita dell’individuo. Invece, per pigrizia, l’artificio esterno viene proposto come soluzione a tutto.
Non metto in dubbio che alcune applicazioni dell’IA possano risultare utili, come nel campo della medicina. Ma è sempre in agguato l’uso militare e distruttivo, la parte oscura, incontrollabile se non da chi vive nella stanza dei bottoni. Questo non significa, come dicevo prima, che non abbia utilizzi costruttivi ma l’eccesso di attenzione verso l’artificio anziché verso la potenzialità dell’intelligenza vera, quella che sta dentro il nostro cervello biologico (in molti sembra assente), mi lascia assai dubbioso.
L’intelligenza artificiale nelle mani di un Trump o di un Putin, per esempio, dubito fortemente che possa avere applicazioni utili per il pianeta, proprio perché coloro sono due psicopatici e non sono i soli, c’è una fitta schiera di persone potenti altrettanto psicopatiche. In Italia, al potere, ne abbiamo molti esempi, ne abbiamo parlato in tanti articoli precedenti.
La schiera degli indifferenti, poi, si esprime anche attraverso la vera e propria delinquenza. La politica è ormai troppo distante dalla realtà, oltre che incompetente per risolvere perfino i problemi minimi e così molte persone si sentono invincibili e delinquono. Sono soprattutto giovani, in genere di ceti sociali problematici, non necessariamente poveri, anzi spesso assai danarosi ma profondamente ignoranti e disinformati. I due fratelli Marco e Gabriele Bianchi, omicidi di Willy Monteiro Duarte a Colleferro, per esempio, violenti senza alcun freno, con sindrome di onnipotenza. Un esempio tra i mille quotidiani di cui i media ci inondano. O i giovanissimi stupratori di Palermo, o i fidanzati gelosi che uccidono le loro ex che hanno cercato di fuggire da rapporti tossici. O quelli che picchiano solo per il piacere di menar le mani, come i neofascisti di Casa Pound o Forza Nuova.
Una classe politica valida e con coscienza non avrebbe lasciato degenerare la nostra società così com’è adesso ma avrebbe posto dei rimedi già al sorgere dei problemi.
I coniugi locandieri Thénardiers, personaggi orrendi dei Miserabili (1862) di Victor Hugo, sono proprio i tipi che approfittano dell’ascesa sociale creata dalla Rivoluzione del 1789 per incrementare la propria malvagità, assecondati dall’indifferenza intorno a loro. Quanti Thénardiers ci sono, anche e soprattutto nella politica italiana attuale?
È pure l’indifferenza generale che fa sviluppare questi mostri.
L’insoddisfazione di alcune classi di popolo, sia borghesi sia piccolo borghesi sia povere e basta, di tanto in tanto si esprime in movimenti che hanno inizialmente un discreto successo.
Uno dei primi movimenti di protesta che ebbe subito una forma politica fu La Rete di Leoluca Orlando, in una Palermo esasperata dalle stragi mafiose e, soprattutto, dagli assassinî di mafia combattuti da figure di spicco come i giudici Falcone e Borsellino che ci lasciarono le penne con attentati eclatanti. La gente aderì immediatamente e in massa, delusa dai partiti precedenti che avevano creato da complici quella situazione di estrema instabilità. L’adesione fu anche supportata da una visione estremamente potente che era la rinascita del centro di Palermo, che tutte le amministrazioni, soprattutto democristiane, avevano ignorato volutamente per permettere la faraonica speculazione edilizia dell’allora periferia cittadina. Il centro storico era quasi ancora quello dopo l’ultimo bombardamento anglo-americano, erano ancora visibili i crateri delle bombe e lo stato di molti palazzi e chiese monumentali era quello di rovina. Il Teatro Massimo era chiuso da vent’anni senza che fosse stato fatto alcun lavoro e diventò il simbolo della rinascita. La rinascita, quindi, divenne soprattutto culturale e l’immagine della città che risorgeva fertilizzò il movimento. Orlando divenne il sindaco più famoso del mondo e si affidò a persone d’ingegno assai fino, come Francesco Giambrone (che ha lavorato in tandem col compositore Marco Betta alla direzione artistica del Teatro Massimo, riportandolo ad altissimi livelli), oggi sovrintendente di vari teatri in Italia, che rilanciarono con molto successo l’immagine di Palermo che è tornata ad essere una capitale culturale.
Quando ci sono queste visioni forti, progetti concreti, questi sogni, la gente che prima era magari indifferente e rassegnata si risveglia e fa di tutto per concretizzarli. Quando poi i successori di personaggi così particolari come Leoluca Orlando e Francesco Giambrone, di colore politico opposto, distruggono i successi del predecessore, sia perché incapaci di mantenerli sia perché corpo del reato di superiorità culturale, allora gli indifferenti tornano a essere rassegnati.
La trasformazione del centro storico della città in divertimentificio senza controlli, cosa che affligge ormai quasi tutti i centri storici delle principali città italiane e straniere, sta facendo scappare nuovamente dal centro storico quelle persone che invece vi erano tornate speranzose. E questo ha significato anche, come tutti i luoghi sovraffollati dello svago, droghe, commerci illeciti e risse, degradando in pochissimo tempo spazi che erano stati riconquistati dalla distruzione decennale postbellica.
E siccome la Sicilia, come diceva saggiamente Leonardo Sciascia, è il laboratorio politico d’Italia, altri movimenti politici sono poi sorti qui e là. L’ultimo di un certo spessore è stato il Movimento Cinque Stelle, che ha raccolto l’insofferenza di una larga fetta di popolazione esasperata dal berlusconismo ma anche dall’insipienza di una nuova sinistra sempre più annacquata da ex democristiani, ossia quelli che Mani Pulite aveva annientato.
La mancanza di un progetto credibile e, soprattutto di una comunicazione capillare di successo, come invece aveva fatto il sindaco Orlando, ben consigliato, ha fatto naufragare a poco a poco la sinistra, allargando le file dell’astensionismo e quindi degli indifferenti e dei metamorfosati che dalla sinistra militante sono passati al berlusconismo, alla Lega militante e poi, addirittura, ai Fratelli d’Italia. Un orrore esponenziale. Perché? Perché questi ultimi avevano un sogno, un progetto, fittizio per quanto vuoi ma gli indifferenti avevano bisogno di sognare per scuotersi. Il progetto dei sogni di Silvio, quello della Padania e di Roma ladrona, quello di un nuovo (psico)fascismo trasformato ma sempre con Diopatrieffamiglia, corredato di ProVita e Opus Dei, e altri orrori del Novecento, si contrapponevano come progetti più concreti, evidentemente, davanti al poco che le sinistre riuscivano a organizzare.
Il milione di posti di lavoro, il presidente operaio, le tre i e tutte le sciocchezze che l’ex Cavaliere vomitava a getto continuo erano un sogno, quello di rifare grande l’Italia, tale e quale all’attuale progetto di Trump. Tutto fumo negli occhi, ovviamente, tutto finto ma almeno c’era un sogno trascinante per gli indifferenti. Le sinistre, sperdute dopo la caduta del muro, manco quello, anzi, era un sogno infranto, la caduta dell’utopia comunista. Che poi, per com’è stata realizzata nell’URSS o in Cina, è meglio lasciar perdere. Si vedono i postumi odierni, la schifezza che è diventata, distanziandosi anni luce dall’idea originaria.
Purtroppo nel calderone del nulla sono finite anche le battaglie dei diritti civili, caposaldo di una sinistra progressista e all’avanguardia, che però, da sole non bastavano a convincere una platea di persone esigenti e, soprattutto, ingorde di un “benessere” travisato. La campagna per la privatizzazione dell’acqua, bene assolutamente primario, fatta da Renzi è l’esempio di come la sinistra si sia allontanata dalle esigenze economiche della gente comune. Il Jobs Act, poi, altro capolavoro negativo di Renzi.
La devolution del 2004 esaspera i problemi interregionali e rovina la sanità, per poi essere un papocchio a metà. E questo inasprisce la Lega ma anche la gente comune che si ritrova con mille difficoltà in uno Stato che è sempre più schizofrenico. Oggi l’autonomia differenziata si è dimostrata una mostruosità anticostituzionale, come volevasi dimostrare, ma gli elettori indifferenti sono stati anche la causa di questo potere delle destre senza arte né parte. E le opposizioni sono riuscite a fare ben poco, dimostrandosi inadeguate.
Il capitalismo sempre più rampante e spietato aveva capito come le catene di Ponzi, seppure ormai fosse stato dimostrato che non funzionavano e che erano delle truffe, potevano ancora richiamare l’attenzione delle persone senza un grado elevato di discernimento.
Le proteste incarnate dai Cinque Stelle e poi dalle sardine raccontano che c’è un disagio che serpeggia ma la mancanza di progetti concreti, soprattutto proposti da persone che abbiano un cervello e non dai soliti avventurieri come Di Maio o Di Battista (quello dei diari del passeggino in America Latina), lo stesso Grillo, guitto che un tempo riusciva pure a essere simpatico, e molti altri, che di spessore culturale erano assai sguarniti (“uno vale uno” ossia l’anafabeta che vale quanto una persona istruita, mai dimenticarlo) , ha rideluso nuovamente coloro che si erano scossi dal torpore e si erano spinti alla partecipazione politica.
Il governo dei Cinque Stelle colla Lega, ossia l’acqua santa e il diavolo, dove un Giuseppi emerso dal nulla è sottostato ai capricci del Capitano che ne ha combinate di tutti i colori, soprattutto coi migranti, proprio per questa ragione del non essere né di destra né di sinistra, è risultato un fallimento anche perché le persone preposte ai ministeri erano spesso personaggi da cartoni animati che prendevano provvedimenti ridicoli e che non conoscevano abbastanza le leggi. Quasi una vendetta verso l’istruzione e la consapevolezza, atteggiamento scriteriato che è dilagato dagli Stati Uniti verso l’Europa: uno vale uno.
Sono questi insuccessi che poi aumentano le schiere degli indifferenti e distruggono intere nazioni. Noi viviamo uno di questi momenti, attualmente, tutto amplificato da una tecnologia sfuggita di mano che ci informa con fake news a cui la maggior parte delle persone crede ciecamente e acriticamente. E questa tecnologia, da mezzo, diventa lo scopo, altro grande fraintendimento di quest’attualità. Sono pochissimi i giornalisti che vanno a fondo delle notizie, per smontarle ove si presentino non veritiere, e per quest’attitudine a scoprire le carte nascoste sono anche molto criticati e perseguitati dai politici, arroganti come sempre. Dimenticando che il loro stipendio di amministratori pubblici è pagato da noi.
Così la mancanza di proposte seriamente alternative da parte delle sinistre fa progredire gli psicofascisti e l’inerzia degli indifferenti. Capito, Elly? Capito Giuseppi? Capito partiti dell’1%? Sveglia!
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