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Lasciarsi un giorno in rete [If you love somebody, set them free]
La premessa è che hanno scritto migliaia di articoli sulla fuoriuscita da Facebook e dai social in generale: non c’è nulla di particolarmente originale in quello che state per leggere. Però io l’ho vissuta così.
Ho detto ciao a Facebook quando ho visto che la maggior parte di quello che leggevo a proposito del Covid mi provocava ansia, mi disgustava, o annoiava, o mi faceva incazzare/innervosire. Ho preso telefono e tablet e tolto l’app, così, di getto. Non ho cancellato l’account perché lavoro con i social media con la mia agenzia, ma non ho più postato né letto altro se non per lavoro o per il gruppo di quartiere che amministro con un amico.
È stata una rivelazione.
Non credevo che Facebook assorbisse in questo modo la mia attenzione, non immaginavo quanto fosse diventato invasivo e distraente, non supponevo nemmeno lontanamente quanto avrei potuto sentirmi strano nel mio primo giorno Fb Free.
Allo stesso modo, non credevo che dopo due giorni senza Facebook mi sarei sentito così sollevato: niente più timeline da controllare, commenti da fare, bolla da mantenere. Era diventata un’abitudine che rasentava la dipendenza.
Parlo per me e non ho intenzione di criticare né Facebook né chi lo abita, ma devo dire che la sensazione di leggerezza che ho provato non sentendo più quell’impulso a prendere il telefono e a caricare la timeline in cerca di…cosa? Non lo no nemmeno più: meme, foto, pareri di persone che alla fine conosci stancamente a memoria per quel che scriveranno su questo o quell’argomento.
Ragazzi, mi ha annoiato, che vi devo dire?
“Hai molti più lettori che like”, mi ha detto tempo fa un amico. Aveva ragione. Magari un giorno tornerò a scrivere qualcosa lì, o a commentare, non lo so; quello che so è che al momento non ne sento l’esigenza.
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