Costume
Larvatus prodeo
Per ragioni lavorative (sono un pendolare) prendo un trenino alle 6 di mattina. È quasi vuoto. Poi torno verso la una. Questo è pieno.
Tutti indossano la mascherina, magari qualcuno con il naso di fuori. Alcuni la ffp2. Quando qualcuno si soffia il naso il mio istinto mi porterebbe ad allontanarmi, ma sembrerebbe scortese. Quando vedo qualcuno senza mascherina, so che dovrei chiedergli gentilmente di tenerla, ma temendo una reazione scortese non lo faccio, se riesco lo segnalo discretamente al capotreno. Ma dentro di me covo sentimenti di odio e pulsioni aggressive.
In ogni caso quello che mi dà davvero fastidio è che la gente parli, parli, parli, con o senza mascherina, e non solo per ragioni igienico sanitarie, ma proprio per ragioni psicologiche: mi dà fastidio essere interrotto nei miei pensieri. I ragazzi in genere parlano di scuola e questo me li rende più amabili. In genere hanno tutti la mascherina, e correttamente portata. Alcuni, a gruppi (è tipico dell’età evolutiva muoversi a gruppi – e questo lo so perché, caro Professor Galimberti non tutti siamo ignoranti come lei pensa di psicologia), si siedono nei mini scompartimenti e giocano ad un gioco che implica l’interazione dei cellulari – in cui c’è una figura chiamata “l’impostore”. Non so di che gioco si tratti, ma è davvero molto comune.
Tornando agli utenti generici, voglio dire non scolari: rari ormai sono quelli che si limitano a scrollare le loro pagine social in silenzio. Ancor più rari coloro che ascoltano la musica. Quasi nessuno legge un libro (non dico I salmi di Davide o Kant, basterebbe anche un manuale scolastico, un giallo svedese o un libro di Recalcati). Nessuno legge un quotidiano. Nemmeno la Gazzetta dello sport. Niente. Penso a quelli che si preoccupano per la questione degli invitati in casa. Non invito più nessuno dal ’17. Ogni tanto viene un omino a ripararmi la caldaia. Ho amici immaginari. Oppure, come Machiavelli al Vettori , etc etc…
A scuola faccio lezione con la mascherina. Vado alla macchinetta del caffè con la mascherina. Bevo il caffè con la mascherina. Per strada cammino con la mascherina (anche perché è una valida protezione dalla tramontana di metà ottobre in trentino) In palestra mi alleno con la mascherina. A letto dormo con la mascherina. A letto non dormo con la mascherina, ma se il governo lo raccomandasse lo farei. Non ce la farei se ci fosse un look down, non ce la farei a fare più lezione on line
Fossi un governante proporrei un regolamento: quando siete in un mezzo pubblico state in silenzio, non parlare con il vicino, specie di temi quali “la dittatura sanitaria”, “l’inutilità della mascherina”, “il governo-che-non-fa-le-cose che-deve”, “il-virus-che-non-esiste”, “a-casa-mia-faccio-quello-che-mi-pare” (falso, se compi un reato la cosa non si può fare) “la polizia a casa mia non entra (falso: sempre nel caso precedente, entra eccome). Non avviare telefonate prendendo o procrastinando appuntamenti, organizzando cene, litigando con il partner, dicendo di preparare cena pranzo colazione, etc. Stare in silenzio, parlare poco, anzi nulla, mascherina tirata sul naso, leggere, ascoltare musica, aggiornarsi, informarsi, meditare sulla fine del mondo o sull’avvento del Messia.
Nei treni, nei pulmann, per strada, ovunque.
Ma per fortuna non sono un governante.
Ma sono un cittadino e posso fare una raccomandazione. Vi prego, mascheratevi. Da Batman, da Uomo ragno, da La casa de papel, da Cartesio (cit Larvatus prodeo = incedo mascherato). Da quello che volete. Da Leopardi sarebbe magnifico.
Una società di filosofi mascherati.
Su facebook ieri ho messo la seguente frase:
I am in the process of eliminating or banning people who to my knowledge are, even slightly, downplayers or deniers of Covid. Or even those who are distorting it. Before, I only pity them, now they cause me anger and physical revulsion. So, if you are among them, unsubscribe from my contacts. You will avoid wasting my time, and yours too, which I am already wasting a lot here and elsewhere.
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