Costume
La terra promessa degli igienisti
Il nuovo Mondo gli sta dando ragione. Loro lo fanno da sempre. Come fossero stati informati.
Lavarsi le mani in continuazione, appena possibile, ovunque fossero, e asciugarsele accarezzandosele, l’un l’altra. Mentre tu, anche dopo aver pisciato, sciacquavi giusto le dita interessate. E magari ti asciugavi sulle tasche dietro dei jeans.
Quando la ricorrenza prevedeva il bacio sulla guancia, non potendo scappare, rispondevano con il collo tutto in fuori, sfiorando appena lo zigomo.
Loro sapevano già, il nuovo ordine umano.
Costretti a un abbraccio, restavano ristretti, inanimati, come alberi. Ho conosciuto persone che vanno nei boschi ad abbracciare gli alberi con più soddisfazione.
Vedendosi circondati da strette di mano, e intuendone una in arrivo, facevano sventolare la loro in un saluto a distanza, da crociera. “Sta lì, ostia!”
Riconoscevano già, nei corpi, il virale.
Solo guardandoli, ne sentivano gli odori. Le nasche sopraffine coglievano l’emanare della pelle, il soffio d’alito. Sempre disturbanti, in quanto vivi, ed estranei. Il loro habitat era già illibato, lucido e deodorante. Sanificato a oltranza.
Sono quelli per i quali il sesso è un incidente di percorso. Una tappa obbligata ma rarissima. Troppi umori in scambio. Troppi nemici in campo.
Sono loro i vincitori. I predicatori che avranno finalmente la loro Terra Promessa.
Poi c’è la categoria di quelli che avevano riconosciuto il nemico attaccato alle suole. Affabili, più fisici, ma a casa loro ti invitavano, già prima del mostriciattolo, a togliere le scarpe.
E tu, per esempio, temi la trasparenza sul tallone, il punto più aggressivo del tuo corpo (con Achille vi compensate); respiri un’atmosfera da yoga, che ti è incomprensibile come la religione; senti per tutto il tempo del calzino sul pavimento un passo innaturale. Perché la scarpa è una protesi spontanea, un’identità, la prima e decisiva tecnologia; il collegamento, di difesa e di conquista, con la Terra. E da antropologo del lèla, devi trattenere la voglia pazza di illuminare i presenti.
Ma il punto di non ritorno è quando la padrona di casa sfodera una serie di pantofole di scorta e le offre alle donne ospiti, umiliando i piedi fasciati dal collant e le unghie laccate in ombra. Digerisci tranquillamente gli uomini in calzini, ma le donne in ciabatte ti procurano un dolore estetico. E non ti resta che alzare un po’ il gomito. Lo stesso col quale adesso saluti.
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