Costume
La resistenza del citofono
Suona il citofono. Sono seduto per pranzo con Penelope, che corre a rispondere: sa già che è per lei. Mi stupisce sempre un po’ che questi adolescenti continuino a citofonarsi. Per chi ha lo smartphone come protesi e può manifestarsi in tempo reale, che senso ha un tasto che fa trillare un plasticone appeso al muro? Fa tanto anni ’70. Eppure, un po’ come Vasco Rossi, è sempre presente. All’età dei miei quindici e di ‘Siamo solo noi’ come inno supremo, non c’era altro messaggio sonoro. Lo spernacchiare che aspettavi. O che ti annunciava: il suono dell’incontro, e dell’emozione contenuta. – Ti citofono io alle… – era la frase che sintetizzava ogni appuntamento. Il telefono aveva la margherita per il polpastrello, era una cosa ancora distante, più da grandi, e suonava raramente. L’amicizia si connetteva di fianco alla targhetta del cognome. Non per nulla quello di suonare citofoni a raffica era divertimento di piccola crudeltà. Un nugolo di Chi è?, Pronto, chi parla? che si inseguivano sui marciapiedi ormai vuoti.
Ma non c’è nessuna nostalgia dei bei vecchi tempi. Mi piacerebbe invece vivere una giovinezza oggi, armato di quell’oggetto vivo dello smartphone, che tutto cattura e rimanda.
Comunque, Penelope va a rispondere. È l’amica del cuore che le chiede se va a mangiare da lei. Le risponde che non può, e che la raggiunge dopo a casa sua. – Ma dove sei? – le chiede ancora l’amica. Mia figlia resta un po’ per aria, poi scoppia a ridere: se le ha citofonato è per forza a casa. – Ah, già, che scema – la risposta. Al cellulare chiediamo sempre e subito: Dove sei? Lo facciamo tutti, conveniamo io e mia figlia masticando l’immortale risocon burro e formaggio grana. È lo strumento stesso che ci porta lì: lo smartphone ci porta a localizzare, a vedere l’interlocutore nel punto in cui è. E anche al citofono la domanda della nativa digitale è sorta spontanea e cronica. – È vero papi. Non chiediamo mai: Come stai? – riflette Penelope.
Ricordo che una volta era il contrario. E la risposta al Come stai? era sempre di rito, in fondo inutile. Tutto bene, ma sì; andiamo al dunque. Adesso il dunque è vedere dove siamo. Perché siamo ovunque. Anche se non stiamo benissimo.
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