Costume
La morte ti fa bella?
Due maniere di presentare la propria morte, che batte alla porta, completamente all’opposto ma che hanno, incredibilmente, dei punti di contatto: Michela Murgia e Silvio Berlusconi.
È casuale, sicuramente, perché l’annuncio del traguardo finale di una persona malata e cosciente di esserlo avviene mentre meno te lo aspetti, nel caso della Murgia una persona ancora giovane, con prospettive possibili, nel caso di Berlusconi una persona anziana, quasi novantenne, senza ormai molto altro da dire.
Entrambi hanno deciso di esibire in qualche modo la propria situazione sanitaria e la fine incombente. Chi con letteraria serenità, esponendo anche una pianificazione, un matrimonio, l’allestimento di una casa per gli amici che l’assisteranno in questo viaggio verso l’eternità, una famiglia scelta per affinità elettive e affetto, non per consanguineità. Chi, al contrario, esibendo ancora un rassicurante e plastificato vigore ostentato ma visibilmente irreale, perché si fa fatica a parlare, a ragionare, la voce non è più quella di un tempo, quando si raccontavano barzellette piccanti anche quando non era il caso, e cose affini allo stile che tutto il mondo conosce, tanto da identificarlo e identificare anche il paese che governava, soprattutto visto dall’estero, col famoso bunga-bunga.
Entrambi, lo premetto, non mi sono mai stati simpatici. Né l’una, femminista coriacea ed eccessiva, che non ha mai risparmiato (anche giuste) critiche corrosive al sistema molto maschilista, va detto, che tutto regola (ma a volte, come nel caso della crociata per il linguaggio inclusivo, abbastanza caricaturale) né il suo opposto, ossia un uomo potentissimo che la dignità della donna l’ha sempre calpestata, usandola per il suo racconto della realtà, una figura in cui la maggior parte dei suoi elettori si identifica ancora oggi, meno male che Silvio c’è. Diventerà “c’era”, tra non molto.
Entrambi hanno sentito la necessità di annunciare, di mettere in scena i momenti che precedono la propria dipartita da questo mondo, momento che nessuno dei due conoscerà mai a meno di non deciderlo personalmente con un atto suicida.
L’epoca è quella delle esibizioni, tutti si sentono in dovere di mostrarsi, fotografarsi, invadere i profili social colle proprie immagini, sia addentando un panino sia ostentando l’ultima impresa sulla cresta di un’onda o di una montagna, sia esibendo la propria opinione, spesso non richiesta, come hanno fatto e continuano a fare certi politici che della sovraesposizione hanno fatto la regola principale del loro comportamento pubblico, vedi appunto i cavalieri e i capitani.
Si esibisce anche la morte, oggi, forse il momento più privato, più intimo, il momento in cui ognuno di noi si trova davanti al mistero. Perché la morte è comunque uno dei tabù più grandi delle nostre società, è sempre stato un momento di riflessione, dal passato più remoto fino a oggi, strumentalizzato dalle religioni e dai regimi politici ma anche usato come spettacolo sia dal potere che dai singoli moribondi.
La scomparsa di persone celebri trasforma i loro funerali in eventi planetari, pensiamo alla morte di Rodolfo Valentino o a quella di re e regine o papi, con funerali di stato, cortei interminabili con prefiche e fiumi di lacrime, vere o false poco importa.
La Murgia ha voluto far vedere serenità di fronte al tumore in stato avanzato che sta divorando la vita dentro il suo corpo, in un momento in cui è ancora padrona della sua mente, mostrando di voler accomodare il tempo che le resta per rendere più facile la vita alle persone che la amano e che le stanno accanto. Però ha deciso di esibirlo anziché tenerselo per sé. Quasi per dare un esempio, quasi per diventare un punto di riferimento per altri, probabilmente. E può darsi, ma non ne sono così certo, che lei sia serena realmente, dentro di sé. Può darsi che sia anche arrabbiata perché avrebbe voluto dire ancora molte cose, è una persona molto densa di concetti e di idee. È comunque una scelta, per carità.
Berlusconi ha, al contrario, voluto rassicurare i suoi elettori che non l’ha data vinta al tumore che divora anche lui, lui che sta sempre al suo posto, vestito di blu e colla bandiera del suo partito dietro, la sua creatura, attraverso la quale ha difeso sé stesso e i suoi averi dalla legge nel corso degli ultimi decenni, arrivando al potere massimo e condizionando la vita di tutti gli italiani, profondamente in negativo.
Una si augura di non morire, è un bell’ultimo desiderio del condannato, durante un governo palesemente ultraconservatore, che lei chiama fascista e che del fascismo ha alcuni tratti, manifestati per esempio nella volontà assoluta del presidente del Consiglio di evitare le scomode domande dei giornalisti, quasi fossero zecche, per esibirsi in video autocelebrativi, molto onanistici. Come faceva anche Berlusconi, d’altro canto, suo collega di politica e onanista visuale professionale.
Io credo che entrambe la maniere, pur così differenziate, siano comunque tascie. Io credo che la morte sia un fatto privato e debba rimanere tale, intimo. Questa esibizione prematura, sia in un caso che nell’altro, sembra l’inevitabile manifestazione estrema di un narcisismo, pur declinato assai diversamente, senza dubbio, per cui ci si debba mettere al centro dell’attenzione perfino sfruttando la malattia e il prossimo evento estremo. Lasciamola celebrare agli altri, tutt’al più, se abbiamo lasciato un buon ricordo di noi, lasciamo che siano gli altri a parlare di noi. Certo, la tentazione per una scrittrice di descrivere ciò che succede al proprio corpo e alla propria mente prima di andarsene è il più efficace viatico che può lasciare al mondo, sia che questo mondo l’abbia apprezzata sia che l’abbia detestata. È la sua cifra, sto qui a rompervi le scatole anche moribonda.
Ricordo Oriana Fallaci, altro personaggio che a me non piaceva molto, che orgogliosamente esibiva la propria malattia. Può apparire, come effetto collaterale, che quest’esibizione serva anche a farsi compiangere. Nel caso di una persona di successo, come una scrittrice, potrebbe sembrare che serva anche a vendere di più ciò che lei vende, nel caso specifico i propri libri. Nel caso del politico, continuare a dare un po’ di ossigeno al proprio partito (pur agonizzante e pur inutilmente), perché inesorabilmente legato alla sua figura, senza successori, e si ritorna all’onanismo di prima. E tornano in mente i politici del lontano regime sovietico, dove Breznev era ormai diventato un pupazzo imbalsamato da esibire in pubblico pur di dimostrare che fosse ancora vivo, o gli ultimi giorni di Giovanni Paolo II, dove il papa farfugliava parole che nessuno capiva più, probabilmente neanche lui. Una maniera assai poco dignitosa di mostrarsi in pubblico, cosa che ha scelto di fare Berlusconi. D’altro canto, non dimentichiamolo, il cavaliere aveva già ricevuto in ospedale la visita dell’Angela Della Morte, la sua ultima “suocera” e quindi, avrà pensato lui o avranno pensato i suoi, meglio affrettarsi.
Forse più dignitoso uscire di scena come Greta Garbo, che scelse di non mostrarsi più in pubblico ancora in piena forma, in silenzio, svolgendo la sua vita lontano dalle luci privatamente, io trovo.
Evidentemente l’epoca dei selfie non consente a queste persone mediatiche di vivere una dimensione privata. Strano che Berlusconi non si sia ancora fatto un selfie, nelle condizioni in cui è, davanti al mausoleo marmoreo che ha costruito per sé e la numerosa famiglia nel parco della sua villa di Arcore. Chissà se sulla sua tomba metteranno una fotoceramica col suo sorriso porcellanato, o solo il sorriso, come quello del Gatto del Cheshire di Alice. Magari con un dispositivo che, premendo un bottone, fa riascoltare ai visitatori le barzellette più famose raccontate dalla sua voce, mentre il suo sorriso si illumina nel buio.
Pedro Almodóvar, artista surreale e visionario, aveva già previsto quest’esibizione mediatica della morte in Volver (2006) nella scena in cui l’eccessiva Yolanda Ramos, la conduttrice di uno di questi show “verità” che imperversano su tutte le tv, intervistava il personaggio di Blanca Portillo. “Agustina ha il cancro. Ma non devi aver paura, qui sei tra amici. Su, un grande applauso per Agustina!”.
Ripugnante.
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