Costume
La cronaca nera sbarra (o spiana?) la strada alla campagna elettorale
È ovviamente una coincidenza. Una macabra coincidenza, diremmo. Ma da quando siamo improvvisamente è ufficialmente piombati in campagna elettorale, le notizie di cronaca nera di moltiplicano e ci circondano, invadendo le prime pagine di giornali online e offline, di telegiornali e le timeline dei social.
Ce n’è – come sempre – per tutti i (dis)gusti. Dalla morte insensata di due ragazzine travolte da un treno, a quella non meno inaccettabile di un mendicante nigeriano massacrato a Civatonova da un 32enne italiano. Passando per la storia di una madre che abbandona la figlia fino a farla morire, nella periferia di Milano, che come da tradizione “non si ferma” a riflettere su quanto male e quanta solitudine si porta dietro il suo, il nostro modo di stare “bene” al mondo. In mezzo, mille sfumature di dolore e tante interpretazioni sociologiche o semplici pruriti. C’è l’economia digitale, che impone di scegliere gli argomenti delle pagine dei siti in base ai trend rilevati sui motori di ricerca per fare più click, e c’è la paura di essere giudicati o la voglia di guardare il dolore degli altri, con l’illusione che alleggerisca il dolore di ciascuno di noi.
Ma poi, dopo, c’è altro. La cronaca ne sa sempre di più di chi la scrive, un po’ come la letteratura. Perché quei buchi di serratura da cui spiamo spesso e volentieri il mondo, sono in realtà microscopi che schiudono universi di paranoie, solitudini, coincidenze e casi della vita. Da quelle crepe inattese e sfortunate spesso leggiamo un paese sfibrato e volenteroso, abbandonato e in cerca di compagnie, paranoico o irrazionalmente speranzoso.
La cronaca ci riporta lungo le strade di una nazione impossibile eppure millenaria, seppure a modo proprio, e riporta in prima pagina la vita e la morte della gente normale. Quella che si alza e va al lavoro, che suda sangue assediata dal cambiamento climatico mentre anela qualche giorno di ferie. Che abita le strade popolate dalla stanchezza, dalla coda lunga della pandemia, dal razzismo: ma non è detto che nessuno di questi ingredienti sia davvero decisivo, per spiegarci la cronaca, le cronache.
Che sono – o almeno sembrano – l’unico strumento per riportare sul tavolo dell’attenzione pubblica e del dibattito politico la vita della gente normale. Per cui si passa in poche ore dai retroscena per drogati di politica a casi di cronaca per appassionati di disastri esistenziali. I due mondi, le due galassie, si incontreranno da qualche parte, un giorno? Succederà che la vita della gente normale interesserà a giornalisti e politici anche quando non si concretizza in tragedie che generano milioni di visualizzazioni? Viene spontaneo essere molto pessimisti, sul punto. Intanto, però, lasciamo che la cronaca ci interroghi sul niente che sappiamo di un paese sempre più stanco e nevrotico. Forse, prima di correre a fare un post su Instagram, potremmo concordare sulla necessità di conoscerne storia, demografia e geografia.
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