Costume
in Lombardia, con la forza della Ragione contro i fantasmi della paura
Lo dico senza tentennamenti, sono favorevolissimo al coprifuoco (chiamiamo le cose con il loro nome e senza paura) dalle 23 alle 5 e sono altrettanto favorevole alla chiusura dei centri commerciali non alimentari durante il week end in Lombardia. Vivo in una città dove in primavera abbiamo vissuto il dolore e lo shock ogni giorno e ogni giorno nel mio cellulare arrivavano tra sirene di ambulanze e il silenzio del lockdown le notizie del Grande Sorteggio che colpiva, senza logica seminando paure, amici, familiari, conoscenti: è cosa che non auguro a chi in Lombardia all’epoca fu risparmiato e che oggi si trova sulla soglia di un cammino che purtroppo riconosco.
Non è un problema di libertà (e lo dico da Liberal convinto), non è un trade off tra salute e ripresa economica: è una razionale scelta per la quale non abbiamo certezze di risultato ma che appare l’unica strada possibile per arginare il virus e battere le paure che qui tra Brescia e Bergamo abbiamo già vissuto e che inevitabilmente con la ammuina governativa diventerebbero realtà umanamente insopportabili tra non troppi giorni anche altrove.
Aggiungo, se il fulmineo diffondersi di Febbraio e Marzo capitava su un corpo sociale ancora robusto per quanto attonito di fronte all’evento, oggi a distanza di mesi il logoramento psicologico e l’impoverimento economico conseguente alla Primavera della Peste ci metterebbero davanti a scenari del tutto imprevedibili: l’Italia non è un Paese forte e unito, non è un Paese con una struttura statuale e burocratica affidabile, non è un Paese dove il sentiment democratico sia fuori discussione. È un Paese che sta affrontando senza culture politiche e amministrative forti e senza un gruppo dirigente temprato e capace la peggiore crisi dall’ultima guerra (quando leggo che uno dei più attesi leader si candida dicendo “sono un socialdemocratico liberale ne di destra ne di sinistra” capisco che non posso aspettarmi nulla se non dalla Provvidenza manzoniana o dal laico stellone). Gli Italiani, più che l’Italia, stanno affrontando la pandemia e a palle ferme dovremo tornarci sopra.
Per questo non dobbiamo esitare: la Ragione prima della Scienza ci dice su che strada siamo, l’Esperienza ci dice che serve tempo per ottenere risultati: molto meglio intervenire ora che attendere oltre perché se ora funziona salviamo vite che non sono solo quelle dei malati di Covid come abbiamo imparato e, probabilmente, salviamo le scuole e una generazione di giovani e anche l’economia, garantendo alle aziende di continuare a produrre e al commercio di avere un Natale aperto e non serrato a doppia mandata. Se non funzionerà il Natale sarebbe segnato comunque e le conseguenze ancora più gravi.
Non dobbiamo avere paura delle scelte razionali e coraggiose, dobbiamo temere solo le nostre debolezze di fronte all’irrazionale e dobbiamo comprendere che quando la pandemia scomparirà rimarranno epidemie perché la storia ci dice che i virus non siamo ancora in grado di batterli: ma di metterli in un angolo sì!
Potrei fermarmi qui ma una constatazione finale va fatta: la difficilissima scelta che i sindaci della Lombardia e il Consiglio regionale si sono trovati a discutere dopo la disgustosa e sconcertante ridda di voci romane tra palestre e intrusioni, quelle si incostituzionali e contornate da inni alla delazione, nonchè la altrettanto sconcertante “Conferenza dello Stigma” del Presidente del Consiglio, quella difficilissima scelta, dicevo, ha prodotto per la prima volta una linea politica condivisa e responsabile. Non sprechiamola, si sa mai che oltre al vaccino per il covid-19 il Natale ci possa portare un po’ di serenità e un vaccino, ancor più utile, contro la stupidità in politica.
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