Costume

Il recupero del pensiero (maschile) attraverso il battito del cuore

1 Agosto 2020

Qual è la considerazione che le donne, oggi, hanno degli uomini? Quanta infelicità amorosa vi è in giro? Perché le donne fanno tutto, o quasi, meglio degli uomini? Ecco, sono tre domande che ho posto a me stesso  prima di scriverne, e sono alla base delle considerazioni semplici che mi appresto a fare. In generale, noi uomini contemporanei siamo lontano anni luce non solo dal “sogno” femminile, ma dalla stessa concezione di base che porta a definire “uomo” una persona dotata di virile serietà. Non siamo virili e men che meno seri. Questo è il punto! E mi tocca pure spiegare che la virilità è un comportamento che si manifesta attraverso un pensiero non identificabile con una fattezza fisica. Hai visto mai che un babbeo pensi di essere virile per motivi legati al suo fisico palestrato?

Siamo corrotti e corruttibili, per niente coraggiosi, determinati solo nella ricerca di arrecarci vantaggio a ogni costo e a danno degli altri. Politicamente ondivaghi, culturalmente trascurati, eticamente zoppi, non mettiamo passione, salvo eccezioni, nelle cose che facciamo, si tratti di un lavoro o di un passatempo. Flebili, abulici, snervati anche laddove ci dimostriamo intelligentini. Seguiamo a capofitto il prototipo (delle pubblicità), giammai l’archetipo. Rappresentiamo quanto di peggio si possa immaginare nell’ottica di un percorso involutivo della figura e del genere maschile. Avremmo scandalizzato tutte le civiltà che ci hanno preceduto. E, neanche in questa avremmo ragione di esistere! Solo che siamo sottoposti a un sistema evidentemente brevettato per il gretto trionfo della piccolezza, dove l’uomo non è chiamato a fare l’uomo, ma soltanto ad adeguarsi a ciò che lo rende risibile.

La scelta deliberata di aderire a un modello del genere passa anche attraverso un percorso ragionato, di calcolo, e rappresenta addirittura un’ambizione. Pertanto, anche i più intelligenti di noi finiscono per adottare un credo deleterio e illusoriamente qualificante, cedendo a una sciagurata tendenza. Basti pensare che il cliché dell’uomo colto e pensante ha subìto trasformazioni tanto destrutturanti da individuarlo e classificarlo come un nevrastenico urlante: la tv ne propone a profusione. Come reagire, dunque, a un andamento che procura disfunzioni sociali, crisi di coppia, vuoti ideologici? Accordare i moti del cuore con la parte cerebrale, in maniera che i battiti scandiscano il ritmo del pensiero potrebbe essere una svolta! Perché, no? Potremmo recuperare la verve ideale, l’energia necessaria e la fermezza che occorrono per fare ogni cosa per benino, dando l’anima per ogni azione che ci vede impegnati, partecipando in questa maniera pienamente alla vita e dando una più giusta e adeguata testimonianza della nostra identità. La passione per il lavoro, per gli altri e per la stessa esistenza è data dal duetto sinfonico cervello/cuore. Che diamine, in fondo le donne non aspettano che questa giravolta. Aspettano da troppo tempo, però. Occorrerebbe darsi una mossa e finalmente raggiungerle. Per una questione di civiltà, di amore nei loro confronti e per noi stessi.

 

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