Costume
il governo pietoso fa il Paese infetto
Malgrado le misure di profilassi già in essere e malgrado l’azione del sistema di diagnosi e tracciamento (che ha molte carenze, ma era inesistente e inimmaginabile anche solo un anno fa), il contagio da coronavirus ha purtroppo intrapreso la fase di “decollo esponenziale” in molte regioni d’Italia. Inevitabilmente sono arrivate nuove misure restrittive, molto simili a quelle adottate in altri Paesi europei (chiusura anticipata delle attività di ristorazione, rule of six, ecc.) e, altrettanto inevitabilmente, sono arrivate le polemiche sulla dittatura sanitaria, le narrazioni distopiche sulla psico-polizia che irrompe nelle abitazioni private in cui si tiene una festa, ecc. Insomma: anziché capire la gravità della situazione e prepararsi a rispettare le raccomandazioni, come si fa in Svezia, noi italiani da ieri siamo intenti a ipotizzare l’impugnazione del nuovo Dpcm e a studiare gli escamotages per aggirarne le previsioni (e poi chi chiediamo pure “perchè non possiamo fare come la Svezia?”. Si, vabbè).
D’altra parte, il nuovo provvedimento presenta diverse contraddizioni: ad esempio, si chiede di limitare gli incontri domestici a sei non conviventi, ma si lasciano aperti bar e ristoranti (seppure con riduzioni di orario, delle quali è peraltro difficile cogliere il senso); si prevede l’uso delle Forze dell’Ordine per disperdere gli assembramenti, ma si permette ai mezzi pubblici di circolare zeppi. Queste incoerenze sono il risultato del compromesso tra l’esigenza di limitare i rischi di contagio e quella di non interrompere l’attività economica e la parvenza di normalità che la tregua estiva ci ha permesso di ricostruire (per inciso: sono anche la conseguenza di un incomprensibile pregiudizio negativo verso l’homeworking e la didattica a distanza, che, alternati alle attività in presenza, potrebbero alleviare notevolmente il problema dei trasporto pubblico e ridurre la circolazione del virus; ma vengono guardati in cagnesco persino da coloro che fanno regolarmente shopping on line, usano app di incontri e lasciano i propri figli immersi per ore nel mondo virtuale degli action games).
E’ difficile far digerire alla popolazione il ritorno alle limitazioni della fase uno, soprattutto ora che il contagio fa meno paura: in fondo, il numero dei ricoverati e dei decessi è ancora contenuto e per questo i nuovi divieti sembrano eccessivi e “sproporzionati” al pericolo, alimentando l’insofferenza delle persone e dando fiato alle trombe di un’opposizione opportunista e irresponsabile. Irresponsabile, sì: perchè, se al cittadino comune non è richiesto conoscere i meccanismi dell’epidemia, al contrario ogni rappresentante politico dovrebbe essere consapevole che il principio di proporzionalità tra infezione e restrizioni è drammaticamente insufficiente. La crescita del numero di infettati non ha infatti un andamento proporzionale (cioè lineare o polinomiale) ma, appunto, esponenziale, quindi è inizialmente lenta, ma poi velocissima: questo significa che, se si interviene troppo tardi o troppo debolmente, i buoi saranno ormai scappati dalla stalla (e la situazione di molti altri Paesi europei è lì a dimostrarcelo). Al contrario, la scienza epidemiologica insegna che un intervento precoce può avere effetti molto positivi: anche di questo abbiamo avuto dimostrazione con il lockdown nazionale di marzo, che ha messo rapidamente sotto controllo la situazione nelle regioni più colpite e ha impedito che si aggravasse altrove.
Per questo qualcuno si spinge a suggerire che, al posto del balletto di prescrizioni che cambiano ogni settimana (e anche da luogo a luogo, in virtù delle ordinanze regionali e comunali) e mandano in confusione i cittadini e gli esercenti, sarebbe più saggio adottare subito un breve lockdown nazionale, o almeno regionale (laddove l’infezione sta correndo più veloce): si tratterebbe di utilizzare il “martello” (secondo l’efficace e notissima metafora dello studioso Tomas Pueyo) per stroncare sul nascere la ripresa del contagio. E’ un’ipotesi molto rischiosa dal punto di vista politico e per questo, probabilmente, non verrà presa in considerazione (nemmeno nel Regno Unito, dove è stata proposta dall’opposizione); ma occorre ricordare il vecchio adagio secondo il quale il medico pietoso fa la piaga infetta. Ecco: se un governo reso troppo “pietoso” dalle proteste dei cittadini, dalle polemiche delle opposizioni e dai ricatti della sua stessa maggioranza dovesse “rendere il Paese infetto”, si spera almeno che poi cittadini, opposizioni e esponenti della maggioranza non abbiano il pelo sullo stomaco di lamentarsene…
(immagine da Pixabay)
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