Costume
Identikit del Radical Chic
Si sente spesso fare riferimento alla nota quanto fumosa categoria dei c.d. Radical chic.
Ma in realtà chi rientra davvero in questa categoria?
Proviamo ad enuclearne l’identikit a scopo puramente sociologico e, se volete, anche ludico.
Partiamo dalla definizione dell’Enciclopedia Treccani:
“che riflette il sinistrismo di maniera di certi ambienti culturali d’élite, che si atteggiano a sostenitori e promotori di riforme o cambiamenti politici e sociali più appariscenti e velleitari che sostanziali“
Anche il Post aveva parlato di Radical chic, se volete farvi un’idea, come sempre sono esaustivi e “sul pezzo”.
Il radical chic effettivamente è spesso una persona che si qualifica come un intellettuale di sinistra, una tendenza nota, in quanto viene additato come tale in genere da persone di ideologia opposta, a fini ironicamente derisori.
Ma è poi sempre vero?
Nella mia piccola esperienza di vita, finora posso affermare che i radical chic si annidano tra le file degli “intellettuali” o presunti tali di ogni ideologia: tra i conservatori, i liberali, i socialisti, i comunisti…
Un vero radical chic non è di una parte politica piuttosto che di un’altra: è una forma mentis, un modo di atteggiarsi di chi al mondo si presenta come intellettualmente dotato e culturalmente preparato sui più svariati temi.
Ha più spesso, ma non sempre, lauree di tipo umanistico, come Lettere e Filosofia, Scienze Politiche, Storia..
Legge o sostiene di leggere libri e riviste impegnate, apprezza l’Arte, la musica classica e talvolta il Jazz, il Teatro d’avanguardia e il Cinema d’Autore, preferibilmente sottotitolato di Paesi stranieri come l’Iran.
Ama trascorrere le vacanze in Paesi lontani dal turismo di massa, spesso anche al limite della sicurezza secondo la Farnesina, oppure al contrario in lussuosi resort di paradisi caraibici. Niente di male in tutto ciò, ci mancherebbe.
Ti fa credere di passare il suo tempo libero, poco perchè dice di star scrivendo un libro, che non finisce mai di scrivere e che nessuno ha mai visto, solo con passatempi intellettualmente stimolanti.
Aborrisce nel profondo tutto ciò che è popolare, salvo poi salvarsi in corner dall’elitarismo o dall’alienazione dal genere umano dicendo di amare “The big bang theory“( per chi non lo sapesse è una popolare situation comedy americana).
Si finge interessato ai diritti umani e civili, partecipe delle battaglie di civiltà, ma in realtà è tendenzialmente misogino, forse pure razzista nel profondo.
Non ha alcuna (o veramente bassa) stima delle donne, o se è una donna delle altre donne (a meno che non siano di potere) e le ritiene esseri inferiori.
Ama (o professa di amare) l’architettura, il design, la moda e segue tutte le ultime tendenze; partecipa alle più importanti kermesse culturali, politiche o di società altamente elitarie, in cui è bravissimo a fare networking: insomma è un vero genio (del male) del personal branding e farebbe di tutto per continuare a far credere a tutti di essere non solo culturalmente più elevato, ma in realtà anche migliore di tutti gli altri.
Vi svelo un segreto: il vero radical chic è un fake.
Non ama affatto quello che spergiura di adorare, i suoi gusti sono costruiti ad arte, i numerosi libri letti sono citazioni ad hoc imparate a memoria e tirate fuori al momento giusto. Anche perchè come ne avrebbe il tempo, se è sempre in giro a fare networking per conoscere la “gente che conta“?
Il vino in calice lo degusta solo per darsi un tono, in realtà preferirebbe un boccale di birra economica da un litro all’Oktoberfest, ma non può permetterselo, se no gli viene la “pancetta”..!
Il suo programma preferito è probabilmente “Temptation Island“, “Grande Fratello Vip” o il classico evergreen “Uomini e donne“, ma non lo ammetterebbe mai!
L’Opera lo annoia terribilmente in realtà e se è costretto ad andarci lo fa solo per interesse, non esattamente di genere culturale.
Magari, ma non vale per tutti, fuma il sigaro, porta la barba in stile hipster, fa il bagno nel profumo più stiloso del momento e gira solo con mezzi ecologici o con il car sharing (su questo niente da dire). Sogna da sempre città come New York o Gerusalemme, si professa alienato e infelice in piccole città provinciali e spesso lamenta il provincialismo dei suoi abitanti, come se lui o lei avessero mai vissuto altrove…
Si finge umile a volte, ma in realtà è terribilmente arrogante e superbo.
Quando sbaglia non solo non lo ammette, ma attribuisce sempre al prossimo la colpa di non aver saputo capire o interpretare il suo pensiero, spesso non veramente suo, ma sentito da altri e riportato come proprio.
Se leggendo fino a questo momento in cuor vostro vi ritrovate al 99% in questa descrizione e state per alzare le vostre dita arrabbiate sulla tastiera (del vostro Iphone X, dell’Ipad o del Macbook) nella strenua difesa della categoria, vi consiglio spassionatamente di lasciar perdere: così non fareste altro che scoprirvi e rendereste palese a tutti che avete solo la coda di paglia..! Ma fate vobis.
Se al contrario avete davvero questi gusti e non fingete assolutamente nulla di quanto sopra riportato, allora non siete affatto dei radical chic, ma persone di profonda cultura, vere mosche bianche al giorno d’oggi, la cui compagnia è solo un piacere per chi ha la fortuna di frequentarvi e conoscervi.
Siete ancora certi di volervi definire radical chic?
Per chi volesse consigli cinematografici sul tema segnalo:
- “Nata ieri” (Born yesterday, 1993 con Don Johnson e Melanie Griffith)
- “Come un gatto in tangenziale” (2018, con Paola Cortellesi e Antonio Albanese).
P.S. Dedicato a Giorgia, che voleva avere una guida definitiva sui radical chic il cui titolo potrebbe essere:
- “Come riconoscere un radical chic: la Guida definitiva“
- “Radical chic e dove trovarli“
- “Radical chic for dummies” se siete cosmopoliti questa sarebbe la versione in inglese..!
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