Costume

Gianluca Vacchi: il fascino della seduzione

3 Maggio 2020

La seduzione è fascinazione.
Il significato del termine seduzione (sēdūcĕre) è “portare in disparte”.
“Sedurre”, infatti, deriva dal latino “se”, composto con “ducĕre”, dove il morfema se sta per “a parte”.
Chi è sedotto, è attratto e condotto semplicemente da «un’altra parte».
Si può, dunque, dire che la seduzione scardini equilibri prestabiliti.
La seduzione genera un turbamento che disorienta, conduce “altrove”, rispetto a precedenti progetti, fuori dal perimetro dell’ordinata quotidianità.
All’inizio tale richiamo trascina facilmente, perché lusinga, accende l’immaginazione, si prospetta come occasione di rinnovamento, di realizzazione.
La seduzione è obliqua: il dardo di Eros colpisce sempre il bersaglio da luoghi nascosti.
Il seduttore è un ammaliatore, affabulatore, non può rivelarsi subito, in modo diretto, chiaro, adamantino.
Deve essere misterioso, suscitare interrogativi, scompaginare l’assetto sentimentale e la sua illusoria compostezza, creare nella mente della sedotta il travaglio del dubbio, la tempesta del disordine, il disincanto assoluto dell’ignoto.
Affiora l’arcano, il fantasma dell’incertezza, il desiderio di cadere nella trappola insidiosa, tesa dal seduttore: si può distruggere l’ordine conseguito di una vita.
La seduzione è trascinante, come la piena di un fiume, come la forza magnetica di una calamita che attrae fili adunchi e sparsi ovunque, come un centro unificante che assorba pensieri disordinati.
La seduzione non è il luogo del desiderio: è vertigine, eclissi dell’apparire e dello sparire.
Sciocca l’ordito, fa emergere che tutto sia illusorio, menzognero.
Genera paura, insicurezza di cadere e non rialzarsi più.
Tipico ne è il linguaggio della capitolazione: “sono in sua balia”; “sono sua schiava”; “può far di me qualsiasi cosa”.
È l’invasione rapida e ossessiva, che recide il fiore della mente.
Ciò che nell’altro incanta è la sua capacità di disorientare, di distogliere dal presente per ritrovarsi in un altrove raro e inquietante, come ogni esperienza che solleciti l’emergere del magma incandescente, dell’ignoto.
La seduzione è fondamentalmente sovversione dell’ordine interno e rivoluzione delle trame spazio-temporali della nostra esistenza, stravolgimento della quotidianità, della regolarità degli affetti privati.
Il seduttore è un artista, gioca con le parole, è allusivo, implicito, manda messaggi oscuri, enigmatici.
Il seduttore osa l’inosabile.
La seduzione è costruita con sapienti movimenti di gestualità, giochi di sguardi, con il fascino della conversazione ricercata, con la poesia incantatrice, con lo stile raffinato, il portamento elegante, con il gusto del sapersi vestire, con la finezza dei profumi, il cui aleggiare deve suscitare il ricordo. Con la voce attraente e ricca di suggestive evocazioni: deve essere quasi infantile, giammai tracotante, costruita con modulazione di toni, sempre suadenti ed accattivanti.
È mistero.
Il seduttore deve esprimere e comunicare l’avvicinamento, la condiscendenza, per provocare lo stravolgimento, lo straniamento da sé nella sedotta.
Siamo alle prese con un’abilità affine a un’arte: con un’ambivalenza affascinante.
È una danza con un ritmo insolito, quello dell’avvicinamento e dell’allontanamento, della presenza e dell’assenza, del significato assoluto e del suo totale smarrimento.
L’essere sedotti richiama l’intervento del demoniaco, che scatena la rivoluzione del sentimento in chi ne soggiace.
Ciò che incanta, incatena, dell’azione seduttiva è che essa suscita il desiderio senza appagarlo.
Al campo semantico del sedurre si aggiunge l’assoggettare, l’intrappolare, il disilludere.
Perché la seduzione è inganno, come dimostra il Don Giovanni: scaltro, bugiardo, trasformista, baro, senza limiti, trasgressore di ogni regola, insensibile ad ogni richiamo, vive il presente, agguanta la preda, capace anche di travestirsi da donna ed intrufolarsi nel letto dell’amata, pur di soddisfare il desiderio, anche il più insano, mistificatore, commediante, incapace di discriminare il vero dal falso, cinico nella sua fascinazione irresistibile, impostore, incantatore senza scrupoli morali, in continua esaltazione della vita, da cui elimina la routine, la volgarità, la noia.
Ma vi è anche un seduttore intellettuale, che descrive magnificamente Kierkegaard nel suo “Diario di un seduttore”. Non tanto gli importa possedere la donna, quanto goderne esteticamente il cedimento e l’abbandono.
La seduzione è dionisiaca, ce lo ricorda Nietzsche.

Se attraverso la coscienza apollinea l’uomo controlla e tenta di dare forma, ordine e chiarezza alla caoticità delle emozioni di cui teme l’emersione, è chiaro che la seduzione, nella sua qualità dionisiaca, si propone alla coscienza come una minaccia di destabilizzazione. Il suo impeto sarà travolgente.
Nel dionisiaco le certezze della ragione vengono sommerse dall’insorgere degli istinti elementari: il soggetto razionale è costretto a riconoscere come “verità” il totalmente altro, l’inesplicabile.
Ogni confine decade, le passioni oltrepassano i loro stessi estremi fino a confluire in un movimento in cui non esistono più distinzioni.
La seduzione è attrazione, inesorabile, impetuosa ed impietosa.
Gianluca Vacchi, cui queste riflessioni sono dedicate, è seduttore nato.
Con le sue movenze, con il colore dei suoi occhi, che è quello del mare.
Gianluca fa della sua vita un’opera d’arte: scolpisce ogni momento, ogni istante della sua fulgida presenza e lo vive intensamente. È l’assertore dell’amor fati: l’uomo deve compiere con la sua ragione ed il suo sentimento il destino che gli è stato assegnato da Dio. È l’amor fati che pone l’uomo al centro dell’universo in una visione integrale, come fabbro del suo destino. Perciò Gianluca va al di là delle dimensioni dozzinali e comuni.

Chi gli sta vicino non sorregge l’impetuoso sguardo ed è abbacinato dalla sua facondia e dalla sua eleganza.
Vacchi è come lo Zarathustra di Nietzsche:

“Che cosa abbiamo in comune con il bocciolo di rosa, che trema perché su di esso si è posata una goccia di rugiada? Amiamo la vita, non perché siamo abituati alla vita, ma perché siamo abituati alla leggerezza dell’amore”.

Zarathustra è la pienezza fatta vita. È il superamento della dimensione umana nell’umano, la vittoria contro il tempo e la sua corrosione.Bisogna essere eroici nei confronti di se stessi, per rifiutare il tramonto dell’esistenza, allontanare la morte, piegare il destino degli eventi e dell’accadere al nostro inesorabile volere.
Bisogna avere un caos dentro di sé per partorire una stella danzante.
Gianluca Vacchi è irresistibilmente votato all’altrove. Perciò seduce: la gioia è il suo canto infinito.

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