Costume

Genitori di cani, proprietari di figli

25 Gennaio 2022

Papa Francesco ha ragione.
Ci sono coppie che prendono cani per non avere figli. Li umanizzano, ne travisano i bisogni, fanno loro la torta di compleanno, li vestono con cappottini griffati, corrono in loro difesa se scazzano con altri cani. Si fanno chiamare mamma e papà.

Vietano al cane di sporcarsi nel fango, cacciare, vivere in libertà per risparmiare alla creatura brutte esperienze. Ingaggiano l’educatore pensando serva al cane. Lo tengono al caldo quando fuori fa freddo, evitano i giardinetti quando piove. Lo portano dal veterinario a fare accertamenti per sapere se è tutto ok, anche se è tutto ok, e trovano soddisfazione dalla prescrizione di una lista di esami lunga e scrupolosa. Accudiscono i cani come bambini, impedendo ai cani di essere cani.
Per queste persone è un bene non aver fatto figli.

Ci sono coppie che hanno messo al mondo figli, li hanno desiderati, danno loro tutto il superfluo e prendono anche un cane, per fare loro compagnia. Ma poi il cane da compagnia si scopre da combattimento, perde i peli, vuole uscire all’ora del cinema e portarlo in vacanza costa. Quindi, passata la novità, affidano il cane a un’associazione e al figlio comprano una bicicletta.
Anche per queste persone sarebbe stato un bene non aver messo al mondo figli e non aver dato loro questo esempio di irresponsabilità: aver prima preso, poi abbandonato, un cane.

Papa Francesco fa una constatazione vera che però a me suggerisce considerazioni diverse da quelle sull’egoismo e il carrierismo di cui si è scritto.

Fare figli – o nascere – non è un bene in sé. Il bene è saper essere genitori – e poter avere come genitori, dei genitori. Capita invece che si diventi figli di persone che assumono un ruolo più simile a quello di proprietari, finanziatori, compagni di giochi, o di autocrati, piuttosto che di genitori. Credo che in questi casi si usi l’espressione “genitori inadeguati”.

I figli di genitori inadeguati crescono, diventano adulti, trovano compagni di vita ma restano intrappolati in una condizione di figlitudine permanente – o di permanente aspirazione alla figlitudine – che li porta a cercare figure di madri e padri ovunque, senza ovviamente poterle trovare mai.

Queste persone non sbagliano affatto a non volere figli. Anzi, questa rinuncia andrebbe apprezzata perché è una prova di consapevolezza, un atto di responsabilità per i figli potenziali (mai avuti). Il timore – fondato – di poter essere a propria volta genitori inadeguati e quindi fonte di sofferenza non sanabile, sebbene involontaria, previene dalla tentazione di provarci e vedere come va.

Suona tortuoso, una sega mentale, ma tra la volontà di una coppia di avere figli e quella dei figli a non avere quei genitori, la parte debole sono i figli – che la volontà di non essere figli di quei genitori potranno esprimerla solo dopo esser nati, quando ormai è troppo tardi.

@kuliscioff

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