Costume
E’ iniziata la scuola ma è sano (così credo) non rinunciare alla voglia d’estate
La settimana del rientro a scuola mi suscita sempre emozioni contrastanti. In Toscana la prima campanella è suonata mercoledì. La lista dei buoni propositi l’abbiamo già fatta a inizio settembre, e adesso che siamo alla metà del mese dobbiamo solo sbrigarci ad aggiornarla prima di fare una brutta figura con noi stessi. Intanto in questi giorni mi sono immedesimato più volte nella testa e nel cuore delle bimbe, quelle che insieme a mia moglie abbiamo generato, quelle la cui vicinanza sento in maniera deflagrante. Penso all’estate che hanno passato, agli sforzi che abbiamo fatto per riuscire a fare quadrare tutto. Alla fine credo che il bilancio sia stato molto buono, sentiamo loro per un giudizio definitivo. L’estate per me, anche per mia moglie, è un tempo speciale, rappresenta quella dimensione ideale all’interno della quale tornare davvero padroni di noi stessi. Questa è la lettura che ne diamo, è per questo che ci piace tanto, ed è per questo che vorremmo fosse infinita.
Devo ammettere di non sopportare più di tanto le chat di scuola, specie in questo periodo di limbo che è settembre, che è e resta uno dei mesi più belli dell’anno (nonostante l’inizio della scuola). Le chat delle mie figlie si sono cominciate nuovamente a animare verso fine agosto, fosse stato per me sarebbero ancora mute come una foglia che non vola. Qualche genitore ha cominciato a chiedere chi aveva finito la lezione, altri se tutti avevano letto il libro di lettura, altri ancora consigli sui quaderni da comprare. E fino a qui tutto lecito, la cosa peggiore però è stata quando ho visto accennare a un conto alla rovescia, con obiettivo puntato sull’inizio della scuola. E’ lì che ho capito quanto la mente umana possa essere strana, quanto sia essa in grado di affermare una cosa e contestualmente farne un’altra. Figurarsi che in casa nostra è usanza lasciare tutte le cose del mare in cabina fino all’ultimo giorno utile per il loro ritiro. E tutti gli anni la terza domenica di settembre, pioggia o sole che sia, noi andiamo a prendere i costumi e i teli che ci hanno accompagnato per tutta l’estate.
Adesso c’è la scuola che ricomincia, e insieme la sensazione che da un bellissimo periodo di vuoto, fatto di lunghe giornate da riempire di cose, si passi a un altro lungo periodo di vuoto, che è l’inverno, fatto di lunghe giornate che sembrano finire sempre troppo presto, una stagione che ho sempre trovato poco congeniale, e malinconica proprio perché non congeniale. La settima del rientro a scuola allora, per contrasto a questo vuoto maggiore dentro cui tutti sembriamo destinati a finire, si riempie sempre di buoni propositi, quelli che Francesco Piccolo descriveva sabato scorso, in un articolo per Robinson, come sufficienti a bastare a sé stessi, perché una volta pronunciati assolvono da tutto e da tutti, soprattutto assolvono da noi stessi. È una settimana di emozioni contrastanti quella che è appena iniziata. Lunedì scorso prendendo possesso della nuova stanza in ufficio l’ho trovata tutta affrescata di bianco. Ho considerato questa cosa subito di buon auspicio, e ho pensato che basta poco per colmare un vuoto, a volte basta un po’ di vernice, e magari qualcuno che auguri un buon inizio di scuola a tutti, compresi tutti quei genitori pazzi per l’estate esattamente come me e mia moglie.
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