Costume
Dopo un mese di guerra si stabilizza lo sconcerto degli italiani
A quasi un mese dalla guerra si confermano gli indicatori di paura e preoccupazione. Resta il timore dell’Escalation, un allarme costante, una sorta di stabilizzazione dello sconcerto. Gli italiani cercano in qualche modo di cavarsela, mantenendo l’ottimismo del presente grazie anche alla percezione di miglioramento sul fronte della pandemia. Ma quello che colpisce è la preoccupazione di medio termine sulla situazione economica, lo spettro dell’inflazione e di conseguenza della sicurezza personale.
In questo senso di incertezza, la maggioranza approva le sanzioni alla Russia ma resta un’ampia fascia di persone spaventate dalle possibili conseguenze. Crescono l’auspicio di una soluzione diplomatica del conflitto e esclusione di un coinvolgimento militare diretto. La posizione comune, che restituisce un senso di coesione del paese, è la solidarietà a tutte le vittime, risorsa valoriale consolidata nella nostra cultura, come confermato da trend storici.
D’altra parte, l’opinione pubblica presenta una composizione interna non priva di controversie. A partire dalla chiave di lettura di fondo degli eventi accaduti, definiti ‘invasione’ dalla maggioranza ma non dalla totalità degli intervistati. Questa difficoltà a interpretare i fatti oltre all’evidenza delle immagini televisive trova riscontro nel giudizio negativo espresso nei confronti dell’informazione disponibile in Italia.
Come si coglie anche nel calo della fiducia nei confronti dei media, la dove invece cresce la fiducia rispetto alla maggior parte delle istituzioni. Sembrano mancare frame di riferimento condivisibili in un prospettiva globale. E proprio rispetto alla globalizzazione emerge una spaccatura socioculturale che investe di valori portanti di libertà, fratellanza e soprattutto senso di giustizia.
Quando non aperto disaccordo, in ogni caso prevalgono nell’opinione pubblica cautela e pluralismo. Un fattor comune è dato dal crescente senso di appartenenza europea e senso di vicinanza a un fronte occidentale, composto in primo luogo dai paesi affacciati sul Mediterraneo. Dall’altra parte, ci sono le potenze non necessariamente ostili, ma neanche alleate. Russia e Cina che si configurano sempre più come blocco contrapposto.
Dall’oscillazione delle risposte degli intervistati si intuisce come il significato della pace sia da costruire non solo sul terreno degli armamenti ma anche e soprattutto su quello delle idee.
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