Costume
Dio ti guarda, vestiti ammodino
Anni fa, in via della Nunziatina a Pisa, su un muro c’era proprio scritto: “Dio ti guarda, vestiti ammodino”. La scritta, con genialità tipicamente toscana, ammoniva tutti ad abbigliarsi in maniera decorosa perché, insomma, anche il Creatore non tollera la sciatteria e a queste cose sta attento. Senza esagerare, debbo dire che il mio rapporto con l’abbigliamento non è stato più lo stesso dopo aver letto questo severo monito. E non sono credente.
La cosa interessante, però, è che ci si può vestire ben più che “ammodino”, come sanno tutti quelli che hanno interesse o frequentazione col benessere, se non perfino col lusso. Questo inevitabilmente suscita considerazioni che vanno al di là dell’aspetto meramente estetico, ma talvolta sconfinano nel politico e nel sociale. E pertanto può succedere che in un innocuo scambio di commenti sul vestito di Michelle Hunziker a Sanremo salti fuori la questione se si possa essere di sinistra e morire dietro alla collezione Armani privè (che, si noti, disegna Armani in persona, mentre il resto è opera di collaboratori, per chi fosse interessato). Questione, quella del rapporto delle cose belle che si desiderano con l’essere di sinistra, che è meno banale di quanto si pensi, o almeno così è sempre apparsa a me.
Prima di spiegare cosa mi intrighi di questa questione, una premessa è doverosa. Quando parlo di sinistra intendo una visione politica che accetta l’economia di mercato, e con questo che le cose abbiano diverso valore sulla base di quello che a ciascuno serve, interessa o piace. Se non si accetta il mercato, in nome di una ideologia marxista o altro, il discorso si chiude qui: un vestito “griffato” da un grande stilista non ha ragion d’essere. Punto.
Ma se siamo della sinistra moderna dobbiamo prendere atto che la capacità delle persone di “vestirsi ammodino” o arredare la casa può variare sulla base del loro reddito o possibilità. Reddito e possibilità che supporremo onestamente guadagnate attraverso molto lavoro. Cos’è coerentemente morale allora? Forse un decoro senza eccessi, una via mediana ai bisogni? La coerenza sembra riferirsi all’idea di stare dalla parte dei deboli della società, di credere ad una piena eguaglianza come sorella della libertà. E’ così?
Il concetto di eguaglianza è sfuggente, ci sono secoli di letteratura. Possiamo senz’altro tutti convenire sull’idea di “eguali” davanti alla legge, che peraltro è un concetto dello Stato liberale. Eguaglianza dei punti di partenza è altrettanto ben accetto: a sinistra siamo (giustamente) convinti che ognuno debba avere le stesse possibilità “in partenza”. Ma “all’arrivo” dobbiamo essere davvero uguali? Uguali non è possibile, né auspicabile, in una società moderna, in cui vige la libertà ed il libero mercato. Diciamo che l’eguaglianza ha per noi valore di equità sociale: nella sinistra moderna riconosciamo la virtù dell’interdipendenza delle persone e ci preoccupiamo che nessuno rimanga così indietro da vivere nel bisogno e perdere la libertà di cercare la propria felicità. Tutto giusto (forse), però non abbiamo ancora affrontato la questione se, avendone la possibilità, sia da persona di sinistra ambire a cose estremamente belle perché uniche.
In realtà abbiamo già centrato la questione. Se ciascuno è libero di cercare la propria felicità (a sinistra nel rispetto di un’analoga opportunità degli altri durante tutta la vita) il valore dell’unicità dell’individuo è fondamentale. E, infatti, tutti noi aneliamo ad essere felicemente unici e siamo orgogliosi delle nostre personali conquiste. Anzi, riverberiamo questo atteggiamento nei confronti di coloro che amiamo, che sono per noi importanti proprio per la loro unicità e l’unicità del loro rapporto con noi. Questo fattore non è limitato alle relazioni umane, ma anche a oggetti, fatti con passione da altri uomini per diventare testimonianza di momenti unici di felicità. Certo, un vestito di un grande stilista, o un bel quadro, crea il momento unico di per sé. Ma l’unicità di un oggetto deriva anche dal suo essere parte di un momento esclusivo eppure condiviso: che so, un regalo, magari un paio di semplici orecchini ad una ragazza che si considera davvero speciale, e che si pensa che possa essere splendida indossandoli, o un libro che si vorrebbe leggere insieme. Cose belle che diventano uniche perché diventano parte di chi noi vorremmo accanto. Magari anche cose più evanescenti: una cena in un bel ristorante in riva al mare o nella campagna toscana col sole che non tramonta mai.
Insomma, invece di domandarci se sia davvero di sinistra anelare ad un bel vestito, dovremmo serenamente accettare che possiamo ricercare cose bellissime perché possono diventare la fonte di una emozione unica insieme a coloro a cui vogliamo bene. Per quelle non si viola mai il nostro senso di equità sociale. E quindi, perché non sognare senza vergognarsi di indossare un giorno un Armani privè come la Hunziker e percio’ di vivere un momento speciale?
Dio ci guarda, vestiamoci ammodino tranquillamente, anche a sinistra.
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