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Cronache dal vecchio web: Splinder secondo William Nessuno
Seconda puntata delle Cronache dal vecchio web. Dopo le interviste – tutte al femminile – d’inizio settimana, oggi lascio spazio a Giuseppe Iannicelli, per molti sempre e comunque William Nessuno. William ci racconta, in un excursus a metà fra la biografia e la storia del web, il passaggio dal mondo “senza internet” ai social network passando, ovviamente, per i blog. E alla fine la chiacchierata si conclude con qualche considerazione sullo stato di “salute” del social web oggi.
Da sinistra: Winston, Axell, William Nessuno (2005)
Rauma, Finlandia del Sud.
Era il 1992 e frequentavo un corso internazionale di lingua e cultura finlandese.
Avevo compagni di corso da tutto il mondo: in particolare, uno col quale ero diventato molto amico era Etsuro Endo, un grafico esperto di mac e computer graphic, autore di un manuale giapponese di Photoshop, che poi mi mandò via posta.
Etsuro ed altri compagni americani parlavano spesso di e-mail. Avevo una vaga idea di cosa fosse. Me lo insegnarono, andavamo alla biblioteca locale dove c’era una connessione internet e loro scrivevano a casa.
Questa premessa sembrerebbe non avere nulla a che fare con Splinder, tuttavia mi serviva per spiegare come mai nel 1993 avevo una connessione internet con un modem USRobotics a 44 nonmiricordocosa, che forse funzionava a 22….
Provider forse il primo o comunque uno dei primi in Italia: Galactica di Milano (all’epoca vivevo lì) (1).
La mia presenza in rete quindi è preweb.
Avevamo, all’epoca, delle rudimentali possibilità di ricerca e la cosa più interessante erano le liste di discussione, o “mailing lists”. Che appunto circolavano grazie alle email.
Voglio ricordare che la più interessante di tutte, almeno secondo me, esiste ancora: Cybermind (2), curata da sempre da un intellettuale/scrittore, Alan Sondheim (3), col quale sviluppai anche collaborazioni di scrittura all’interno del suo avanguardistico “Internet Text”.
Questa lunga premessa serve a contestualizzare quello che avvenne dopo, molto dopo, col blog su Splinder.
La rete in quel periodo pre-web (credo la prima pagina web l’abbia avuta dalle parti del 1996…Una cosa autonoma fornita sempre da Galactica) era uno spazio di collaborazioni avanguardistiche e di stimoli intellettuali. Pubblicai per esempio un testo in inglese sulla rivista “New Observations” dell’Università di Boulder, Colorado, a cura di Teresinka Pereira, sempre attraverso mailing list.
Sempre con radici in quel 1992, dunque, appena iniziarono ad apparire in Italia riviste che si occupavano di Internet cominciai ad acquistarne. Me ne ricordo una che si intitolava “.net”, per esempio, ma poi l’importantissima esperienza italiana autoprodotta al di fuori dei grandi editori, essa stessa ancora esistente: “Neural”(4) di Alessandro Ludovico.
Quindi è difficile capire veramente da dove appresi dei blog.
La decisione di aprire un blog, in senso generale, credo sia chiara per via delle mie precedenti esperienze in rete o nate dalla rete: tutte di scrittura.
Tra l’altro nel 2001 e 2002 avevo avuto il privilegio di scrivere due “radiodrammi” (per usare una definizione nobilitante) per Rai Radio Tre, all’interno di Radio Tre Suite (5).
Questi testi, che si avvalevano di un team di attori fantastici, li avevo scritti usando lo pseudonimo “William Nessuno”, registrato da Radio Tre alla SIAE. Il motivo di quella scelta è complesso, basterà dire che è nato da una scena tratta dal film “Shakespeare in Love”, nella quale mentre il Grande Bardo prova con i suoi attori un riccastro chiede all’altro “E chi è quello?” e l’altro gli risponde con una smorfia e un gesto sprezzante “Ohhh, nessuno… E’ l’autore…”.
Quindi avevo un autore, che dopo il cambio di politica editoriale di Radio Tre (ritorno alla lettura dei Grandi Classici al posto di testi di intrattenimento scritti da autori nuovi) era a spasso. E il blog aveva la consistenza di un territorio di scrittura nuovo tutto da esplorare.
Nel frattempo erano successe parecchie cose nella mia vita personale.
Avevo divorziato e mi ero trasferito da Milano a Roma per lavoro, dove non conoscevo praticamente nessuno. Quindi avevo un sacco di tempo libero, ero molto solo.
Fu così che nacque “Magnethic Metablog – Mediavisioni di William Nessuno”.
Già, perché nel frattempo avevo ripreso il mio lavoro pre-radio, ovvero quello della televisione. Ora non più come autore ma come regista di servizi esterni, quindi sempre in viaggio. E comunque la mia attenzione ai media era preminente, da sempre.
Sicuramente ricordo che Splinder fu una scelta meditata perché era una piattaforma solo italiana. Ce ne erano altre delle quali nemmeno ricordo il nome, una aveva una B rossa come logo… Confesso di averle provate un po’ tutte.
Ma Splinder diventò assai rapidamente una comunità. E questo fece la differenza.
C’erano molti blogger interessanti. Scrivevano di politica, di poesia, di piccoli fatti quotidiani. Si manifestavano le proprie preferenze/amicizie con quella cosa chiamata “blogroll”, in pratica una piccola colonna laterale a fianco dei propri testi popolata da link ad altri blog stimati o amati.
Lo spirito di comunità era abbastanza ecumenico ma non del tutto, nel senso che ogni blogger che contava aveva le sue simpatie e antipatie. Però questo fatto (e da qui comincio a fare le analogie con l’era arrivata dopo, quella dei Social) portava raramente a flame o scontri diretti, a differenza di quello che avviene praticamente quotidianamente sui sn. Era più un ignorarsi che altro. Solo una volta sono in quel periodo sono stato attaccato da una blogger molto più nota di me, ma non sul mio blog: su anobii…Un social network, guarda caso.
Il mio “rapporto col pubblico” era basato su quanto avevo appreso in rete nell’epoca pre blog. Rispondere cortesemente a tutti in tempi brevi, aiutare se fosse servito, spiegare, condividere.
Quasi da subito iniziò la pratica dei meeting, blograduni o chiamiamoli come ci pare.
Ci si incontrava dal vivo in diversi punti d’Italia: io viaggiavo parecchio per lavoro e ogni tanto riuscivo a coordinare i miei spostamenti Rai con i raduni.
I miei amici “personali” di elezione furono soprattutto i blogger torinesi: Axell, Suzukimaruti, Kiarablog, Alixell… Molto intensa l’amicizia personale con la blogger toscana Reginadelsole con la quale organizzammo anche degli eventi/concorsi per blog. Poi i blogger romani: Winston, Zoro, Sciallieventagli, Mexi…
Alcune di queste persone le vedo ancora (occasionalmente: non mi muovo più da Roma come prima e Roma stessa è un posto che scoraggia le frequentazioni “di persona” a causa delle distanze). Comunque sono praticamente tutti contatti passati ormai attraverso Facebook. Almeno non sono persi del tutto.
Ho dimenticato di citare sicuramente moltissimi contatti forti di Splinder, come Aitan, DelyMith, Sgrufoletta, MadMapelli, Sofi, Granieri… Ma mi perdoneranno: la coordinatrice del progetto non può attendere che uno smemorato cronico ricordi tutto…
Nel periodo blog mi vennero chiesti diversi interventi teorici in libri che indagavano sul fenomeno (6): l’ultimo intervento mi venne richiesto su Facebook e fu così che dopo una brillante parentesi su Second Life (7), entrai nel girone dantesco… (8)
Ho cercato di continuare le mie modalità di comunicazione del blog delle quali ho detto su Facebook, ma è molto più difficile.
William Nessuno oggi
I miei contatti sono persone selezionate, ma fanno parte anche della mia vita professionale o della mia vita precedente pre internet, di gioventù o familiare.
L’interazione è quindi molto più difficile e frammentata.
Sul blog di William c’era William che scriveva e raccontava delle cose e qualcuno che le commentava, magari le criticava. Botta e risposta e la cosa finiva lì. Sul blog si andava una volta al giorno, se avevi qualcosa da scrivere. Non ogni cinque minuti per vedere chi ti commenta o cosa scrivono gli altri. Un mood molto più riflessivo.
I blogger, che sentivano una forte identità comunitaria, comunque avevano sempre modi urbani.
Su Facebook è diverso. Hai a che fare con un mare di “amici” per molte ragioni difformi rispetto a te e come non bastasse tra loro.
Poi ci sono “gli amici degli amici” sui quali non hai alcun controllo e dei quali non hai alcuna conoscenza. Queste persone si rapportano a te senza alcuna consapevolezza dell’interlocutore che hanno di fronte.
Questo non ha nulla a che fare con un aristocratico, nasinsuista “lei non sa chi sono io”. Ha a che fare con una relazione malata sul nascere tra persone che non si conoscono e che implicitamente si sentono in diritto di “alzare la voce” o di insinuare. Altro che bar virtuale. Al bar il vicino che alza i toni lo vedi in faccia. Lo puoi smorzare con un’occhiata.
A questo va aggiunta la volontaria distruzione da parte del socialnetwork blu della tua identità di rete. Su FB ad un certo punto William ha dovuto cedere il posto a Giuseppe, pena la perdita dell’account.
L’idea millantata come necessità di trasparenza e che i tuoi amici RL ti possano trovare, ovvero l’obbligo di usare il nome anagrafico, è un modo per categorizzarti a livello commerciale. Questa cosa è solo recentemente è assurta alle cronache ed è stata capita. Quindi su Facebook a un certo punto mi sono trovato a dover usare il mio nome anagrafico col quale in rete non mi conosceva… nessuno. Con la mia identità di rete VERA azzerata. Un atto di una gravità estrema.
Sicuramente, tra l’altro, qualche simpaticone mi ha segnalato, dato che sono decine i miei contatti che da anni usano impunemente degli pseudonimi senza mai essere stati toccati.
Tornando alle relazioni, quello che avevo “imparato” su Splinder non è stato sufficiente.
Ai battibecchi fatti da continue risposte (anche sette, otto…) in aumento di aggressività con gli “amici degli amici” = perfetti sconosciuti, come reagire? Ecco: la soluzione l’ho trovata comprendendo che dovevo abbandonare la modalità Splinder e web prima maniera, ovvero instaurare un dialogo: adesso rispondo alla prima provocazione, poi, anche con un minimo di fatica, non vado più a vedere cosa l’interlocutore replica, tagliando ogni possibilità di escalation.
Perché so già che a differenza di Splinder l’interlocutore non si auto-modererà. Anzi.
Quindi sui social devi TU mettere freno agli altri, dato che lo spirito di parità della rete di un tempo (blog compreso) è sparito in favore di un “io sono più furbo, la so molto più lunga di te (anche se tu fossi Umberto Eco, tanto io non lo so)” di gran parte degli abitanti di Facebook.
Rimane vero quello che scrissi nel 2008: Facebook, a differenza del blog/Splinder che lasciava delle tracce concrete del tuo passaggio sulla Rete e quindi sulla Terra, è soprattutto una grande DISSIPAZIONE DEL TEMPO, per di più effimera.
Nulla sopravvive da oggi a domani.
Quindi, a maggior ragione…
Ah, dimenticavo. Su Splinder grazie al blog ho conosciuto Philosofia.
Ci siano incontrati personalmente grazie ai miei viaggi di lavoro dei quali dicevo e stiamo insieme da ormai 13 anni.
Più importante di così.
1 – Galactica, https://it.wikipedia.org/wiki/Galactica_(azienda)
2 – Philosophy and Psychology of Cyberspace <CYBERMIND@LISTSERV.WVU.EDU>
3 – Alan Sondheim, https://en.wikipedia.org/wiki/Alan_Sondheim
4 – Neural Magazine, https://it.wikipedia.org/wiki/Neural
5 – “What If – La Storia Impossibile”, 2001, con Vittorio Amandola, Giorgio Locuratolo, Carolina Zaccarini.
“Cent’anni Fermi”, 2002, con Daniele Formica, Vittorio Amandola, Francesca Muzio.
6 – “L’ascesa del blogger” in Pratiche Collaborative in Rete, a cura di Maddalena Mapelli e Roberto Lo Jacono, Mimesis in collaborazione con Splinder, 2008
“Second Life, nuovo paradignma identitario” in Dai Blog ai Social Network, a cura di Maria Maddalena Mapelli e Umberto Margiotta, Mimesis, 2009
7 – William Nessunoi, Turris Asian, Avanguardia 21 Editore, 200
8 – “…Dissipazione del Tempo” in Facebook Come a cura di Renata Borgato, Ferruccio Capelli, Mauro Ferraresi, Franco Angeli, 2009
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