In verità, non c’è unanimità sull’etimologia della parola. La si fa discendere dall’abbreviazione di “Sine NOBilitate”, con cui a Oxford venivano registrati gli studenti che non avevano discendenze nobili. A ogni modo, se incerta è l’etimologia del termine, altrettanto vago è il suo significato, che, a quanto pare, viene a coincidere con una sfumatura di disprezzo: etichettare qualcuno come snob vuol dire, in molti casi, rinfacciargli di darsi delle arie, tali da non interessarsi a ciò che succede intorno a lui, che diversamente non sfugge certo alla grande maggioranza delle persone. Si direbbe che il caso di chi non guarda il festival di San Remo rientri perfettamente un questa definizione, cadendo, come si suol dire, a fagiuolo! Aggiungo, però, che talvolta snobismo è sinonimo di raffinatezza.
Ma, una persona non interessata al festival della canzone italiana è necessariamente un raffiné? Certo che no! Così come non è automaticamente uno sprovveduto chi ama seguirlo. E, dunque, venute a cadere le categorie di destra e sinistra, buono e cattivo, onesto e disonesto, non è che possiamo inventarcene altre, non affatto sostitutive, come seguaci di San Remo e oppositori di San Remo!
Per quel che riguarda me, non guardo San Remo perché non sono disposto a soffrire siparietti che vorrebbero essere divertenti e che finiscono, invece, per intristire. Va da sé che non posso essere giudicato uno snob, in quanto nella mia scelta non ostento nulla che abbia la pretesa di risultare fine e non mi carico dell’alterigia di manifestare superiorità nei confronti di uno show, che, seppur di mediocre contenuto artistico, incontra i gusti di una moltitudine.