Costume
C’era una volta, Il estoit une fois, Es war eimal, Once upon a time…
Le favole hanno sempre accompagnato la vita di tutti noi, da quand’eravamo bambini a oggi che siamo uomini e donne fatti e compiuti, perché non veniteci a dire che chi segue tutte le saghe tolkieniche e potteriane sono solo i bambini. Suvvia, abbiate il coraggio di fare outing e di farvi deridere come meritate. Ma come, ancora a cinquant’anni a star dietro alle favole? Beh, in effetti, a pensarci bene siamo circondati da personaggi favolosi, in ogni momento della giornata. Da Esopo a Fedro, da Basile a La Fontaine, da Perrault ai Grimm, da Carroll a Capuana a Collodi alla Rowling, passando da Disney che ha cinematograficamente esaltato tutte le possibilità immaginifiche di tutti quanti, la favola ha sempre avuto una certa diffusione come metafora di comportamenti umani e di sogni, di perfidie e di debolezze, di desideri e con morali che alla fine arrivavano puntuali a insegnare cosa si deve fare e cosa no.
I personaggi, in questo rispecchiarsi dei due livelli di reale e immaginario, si ritrovano spesso catapultati nella vita concreta e non tardiamo a riconoscere i vari pifferai di Hamelin che si portano dietro topi e bambini o l’imperatore imbecille che crede di essere vestito con i migliori abiti confezionati solo per lui, o la rana che si gonfia fino a scoppiare per cercare di imitare il bue, o la strega matrigna che porge la mela avvelenata…
Mela avvelenata?
La favola e il ruolo di Pinocchio sono i più ambiti. Il fascino delle bugie, ma proprio quelle più grosse, non disdegnando neanche le continue metamorfosi del burattino, sembra un’attrazione irresistibile per molti politici che promettono mari e monti in campagna elettorale per poi veder crescere il loro naso a dismisura, quando non spuntare le celebri orecchie d’asino per aver scritto sui muri “Non voglamo più schole” o “Abbasso Larin Metica”, usando i congiuntivi a casaccio, inventandosi a volte voci verbali inesistenti (creativi) o zucchine marine (ancora più creativi), ma solo di un certo diametro, pescate da pescatori rigorosamente italiani. In questo caso oltre a Larin Metica direi che anche la biologia sia stata abbastanza negletta da colei che ha esibito il suddetto pensiero. La chimica non se la passa meglio ed ecco che a furia di stare nel Paese dei Balocchi, oltre alle suddette scritte ne appaiono anche altre come “Zero emissioni di Co2” ignorando che non il diossido di carbonio era coinvolto in quel manifesto… Le orecchie d’asino crescono rapidamente, ma sono tolte altrettanto prontamente con photoshop e sui manifesti elettorali faccioni sorridenti e lisci come se si fosse una principessa o un principe, in attesa del voto per Miss Italia.
I gatti e le volpi, sempre abbinati, si ritrovano sparsi ovunque, e sempre con il loro doppio gioco, per rubare le monete d’oro ai burattini di turno e ingannare tutti con trucchi e trucchetti; le fate turchine appaiono di tanto in tanto a Sanremo, ma anche loro sembrano fuori tempo massimo. Il Pesce-cane… beh questo è un personaggio molto conteso tra politici, affaristi, opinionisti e partecipanti all’Isola dei Famosi, tutti uniformati, chi più chi meno, a ingurgitare qualsiasi cosa passi loro davanti nell’oceano delle banalità. Mastri Geppetti ce n’è anche di quelli un bel po’, ma hanno, come nella favola, poco seguito, sono troppo buoni. I domatori di asinelli, come quello che insegnò a danzare a Pinocchio, abbondano in televisione, anche a notte inoltrata, per domare deputati e altri asini danzanti con le stelle e compiacere il pubblico che, inevitabilmente, applaude anche se le punte sono tutte storte. Ogni tanto i due carabinieri si portano via un Pinocchio, come è accaduto a un recente governatore della Lombardia, la regione più virtuosa di tutte, ma forse anche quella col naso più lungo. Addio virtù… non c’è più mondo, signora mia.
Peter Pan è uno dei più diffusi personaggi, sembra che abbia un notevole seguito soprattutto nelle generazioni attuali di trentenni e quarantenni, tutti in perenne adolescenza, in perpetuo entusiasmo per cose ed eventi greteschi che forse sarebbe meglio relegare a cotesta età fiorita, come un giorno d’allegrezza pieno. Poi ci sono le Cenerentole o, meglio, le sorellastre di Cenerentola, ma moltiplicate, in tale quantità che se nella fiaba fossero state davvero tante la poveretta non sarebbe riuscita nemmeno a respirare e sarebbe morta di crepacuore (altro nome dell’infarto nelle favole). Queste sorellastre, senza mai trovare le scarpette di cristallo per i loro piedoni invadenti, non fanno altro che mettersi in mostra per cercare di arrivare alla festa elegante dove si trova il principe azzurro, un principe cavaliere un po’ attempatello, in verità, ma che dell’azzurro ha fatto la sua cifra cromatica. Invero sbiadito ultimamente, quasi un Cavaliere Inesistente.
Le Belle Addormentate sono gli intellettuali. Cento anni di sonno perpetuo in attesa del bacio del principe Filippo. Le fatine buone ma stupidine li circondano e promettono che anche se si pungeranno non moriranno ma dormiranno, appunto, cento lunghi anni protetti dalle ragnatele. Le numerose Malefiche sogghignano verde. Pollicino cerca di lasciare tutte le briciole di buonsenso per ritrovare la strada ma, ahimè, queste ultime vengono divorate da uccelli di rapina, l’Agenzia delle Entrate e l’ex-Equitalia, che non guardano in faccia nessuno, buonsenso addio e col buonsenso addio pure al sentiero d’uscita dalla selva oscura. La Strega Marzapane confeziona la sua bella casa di dolciumi ed Hänsel e Gretel ci cascano come le pere cotte, non immaginando che è una trappola.
Dalle tenebre dei boschi di Harry Potter escono creature malvagie inneggianti a passati nebbiosi e tenebrosi, mimetizzandosi da tartarughine innocue, dissimulando il fatto che quando la tartaruga cresce diventa la tartaruga azzannatrice, animale importato che sta facendo danni ovunque. Un mondo gotico di forze nuove e caselibbre fatto di rune e di formule magiche “Eia eia…” e fatalone d’un tempo si tramutano in fate cupe tipo Bellatrix Lestrange che non annunziano niente di buono.
Alice sperimenta un po’ tutto, ottimisticamente, ma non sapendo se andare a destra o a sinistra, proprio come i 5 stelle nel loro Paese delle Meraviglie, mangia biscotti che fanno cambiare statura un giorno sì e uno no, un giorno il 32% un altro il 20%, poi di nuovo più su e poi più giù, senza trovare mai la forma giusta. Pensano di avere le chiavi di tutte le porte ma poi si accorgono che la chiave è rimasta sull’altissimo tavolo mentre erano lillipuziani. Inconvenienti quando non ci si informa su ciò che si mangia. Incontra, Alice, personaggi singolari e bizzarri, come il Cappellaio Matto, che festeggia i non compleanni, e per festeggiare meglio si chiudono tutti i negozi nei giorni festivi, sennò che festa è. La Regina di Cuori invece vuol tagliare la testa a tutti e chiude i porti perché il suo regno non dev’essere invaso, niente Brucaliffi o Trichechi magnaostreghe. È una tale maniaca delle divise, sta regina, che se le prova tutte, naturalmente in pubblico per farsi elogiare. Lo Stregatto ghignante sorveglia appollaiato da qualche parte, sia essa una nuvoletta o un ramo di ciliegio fiorito. Resterà solo un sorriso di compatimento, alla fine, ma si dissolverà anche quello nel buio.
Cosa volete di più? Viviamo in un mondo favoloso, il migliore dei mondi possibili. L’amabile Voltaire ci rassicura sempre.
Siamo vicini al voto. Votate per Anastasia e Genoveffa, la Regina di Cuori, il Gatto e la Volpe, Lucignolo, il Cappellaio Matto, la Fata Nerina, la scelta è ampia. Comunque vada sarà un disastro. Ma un disastro da favola.
© Massimo Crispi 2019
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