Costume
Caro Linus, sul vostro doppio senso ti bocciava persino Leone Di Lernia
Dai, immaginiamo la riunione dei ragazzi di Chunk Studio, l’agenzia che cura l’immagine del nuovo canale tv di DeeJay. Il fatto è chiaro: da oggi 15 gennaio si cambia casa. Si lasciano “gli amici di DMax”, come li chiama Linus, e si trasloca su un canale digitale. Il nuovo numero è il 69. C’è da educare il pubblico, c’è da trascinarlo di là. C’è da fargli entrare nella testa quel numerino, che poi col tempo verrà in automatico. La banda di Chunk Studio sa il fatto suo e parte subito forte: “Allora raga, qual è il pubblico di DeeJay, regoliamoci su quello”. “Eh cazzo, è un po’ babbionesco”. “Cosa intendi, Marco?” “Eh che sono indietro, cioè, tutti ordinati, puliti, ma cazzo roba tosta o da fuori di zucca non ce n’è mai”. “Ok tutto giusto. E quindi?” “No, voglio dire. Non è facile lanciare una roba come questa, che gira tutta intorno a un numero”. “Come te la giocheresti?”
Fermiamoci al “come te la giocheresti?”. Adesso, guardate la foto. Se la sono giocata così. «DAL 15 GENNAIO SI CAMBIA POSIZIONE». Poi, appena sotto, una minuscolissima parola come «canale» e a tutta pagina un mastodontico, sovrastante, imperioso, «69».
Noi vecchi segaioli, ragazzi ai quali è toccato in sorte di fantasticare solo coi giornalini senza uso di internet, al doppio senso diamo ancora il valore (culturale) che ha. Il doppio senso ha animato tutto il tempo dell’avanspettacolo, è il gomito di Franco nel costato di Ciccio, è stato un modo per ammiccare senza essere volgare o, almeno, tentare di non farlo. Qui, cari ragazzi di Chunk 2018, sareste bocciati all’esame di Leone Di Lernia. Il vecchio leone vi direbbe di ritornare con argomenti più consistenti, consiglierebbe un ripassino di Alvaro Vitali, una doccia dell’Ubalda, una Carmen Villani dal buco della serratura. Altrimenti, se è per l’oggi, due chiacchiere con Marco Giusti che ha opportunamente rimodellato e rivalutato il B-movie.
Si tratta di capire se qualcuno vi ha imboccato. Se vi ha messo preventivamente su una strada così scivolosa. Se il committente vi chiedeva di dire e non dire, e voi (purtroppo) avere detto la vostra con il registro di una Milano da bere senza neppure più il Ramazzotti. In termici strettamente erotici, l’espressione, un «69», è ormai mesozoica, appunto da segaioli stanchi quali siamo, quando il reducismo ci pervade a tal punto da trovarci a casa di qualcuno a sparare quattro cazzate. Pure si tratterebbe di capire se è una prestazione professionale con relativo corrispettivo – e le paginate sui giornali lo lascerebbero presupporre – perché in questo caso ci buttiamo nella mischia anche noi che faremmo altro mestiere. Un «69» così ci allungherebbe sicuramente la vita.
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