Costume

Barzellette (sconce)

15 Maggio 2022

Il carattere farsesco, da commedia dell’arte, è sempre stato una costante del dibattito pubblico italiano. Certe situazioni però agiscono da cartina al tornasole facendo sì che esso si manifesti talvolta con evidenza impressionante.

Possiamo anche, volendo, derubricare i vaneggiamenti su Leonida e le Termopili come brufolose sciocchezze adolescenziali – anche se a pronunciarle e, peggio ancora, scriverle sono quasi sempre tardoni rimbecilliti, maturi fino al disfacimento e spesso con il bollino blu di una qualche accademia.

Resta comunque il fatto che l’apologia quotidiana dell’eroismo nazionale ucraino ha oramai trasceso il ridicolo e si è insediata, si può dire stabilmente, nel territorio del grottesco.

E passi, ancora, per l’attor giovane che, diciamo così, è nella parte.

Ma il fatto è che siamo costretti ad assistere giorno dopo giorno a questa sceneggiata in replica, nel corso della quale attempati commedianti d’ambo i sessi recitano escandescenze guerresche come in preda a caldane climateriche accompagnate da tardiva frenesia sessuale nei confronti di qualunque cosa si muova indossando una mimetica. E la cosa peggiore è che su questa rappresentazione da filodrammatica della bocciofila non cala mai il sipario.

Possiamo, è vero, spegnere la televisione. Ma possiamo farlo solo nella triste consapevolezza che lo spettacolo in realtà ci prescinde e sta continuando. Comunque vada ci sarà ancora, da qualche parte, un Caprarica, una Boralevi, un Paolo Mieli, una Merlino o, dioscampi, un Giuliano Cazzola che ulula disperatamente come una povera bestia in calore.

Basta avere coscienza di quest’orrore e la vita assume una piega deprimente.

Il grottesco impera. Oramai Capezzone me lo sogno la notte. Mi viene vicino con la sua faccia da marshmellow andato a male a mi urla nell’orecchio.

Apro gli occhi di colpo e purtroppo lo vedo: è vestito da Rambo però sul giubbotto antiproiettile ci ha disegnati micini azzurri e fiorellini rosa.

Ma è solo un falso risveglio, l’incubo continua.

Riapro gli occhi e lui è ancora lì.

Immaginatevi cosa voglia dire avere tutta la notte un Capezzone al capezzale.

Non c’è tregua neppure al gabinetto. La mattina vado in bagno e già sento alla tv del piano di sopra Marco Minniti che spara col mortaio minchiate d’ordinanza.

E nel corso della rappresentazione non manca mai quella barzelletta ultima e definitiva che tutti conosciamo a memoria ma che fa sempre ridere. Questa qui: “…ma se vedete un tizio debole e piccoletto, magari anche claudicante, che viene aggredito da un energumeno di cento chili che fate? Forse che non accorrete subito in suo aiuto?”.

Ora, a parte il fatto che mi è difficile immaginare Caprarica che si precipita come un leone del deserto in aiuto di qualcuno – chiunque e di qualunque stazza egli sia – devo dire che pure se faccio questo immane sforzo di fantasia la barzelletta non mi fa ridere di meno, ma semmai molto di più.

E ad ogni modo la mia risposta sarebbe senza appello: no. No…se lo zoppetto malmesso si chiamasse Joseph Goebbels e l’energumeno si chiamasse Hermann Goering e avesse le trippe imbottite di tritolo in quantità tale da far saltare in aria me, il piccoletto, sè medesimo e l’intero quartiere della barzelletta, compreso l’umarell e il vicino che si fa portare a spasso dal cane tre volte al giorno per far pipì.

E purtroppo è questo il caso in questione, nonostante l’enorme quantità di cerone profusa per imbellettare l’eroe della barzelletta.

Da una parte abbiamo un’autarchia fetente che ha pure la faccia tosta di ammantarsi con la grande storia del popolo che opprime.

Dall’altra una ugualmente fetida finta-democrazia-liberale nella quale, dietro l’ipocrita paravento delle urne elettorali, un pugno di oligarchi da decenni sfrutta e opprime la popolazione; che ha strutturato nell’esercito nazionale i peggiori tagliagole nazisti d’Europa e li onora come eroi; che ha messo al bando dal 2015 il partito comunista e adesso tutti i partiti d’opposizione tranne uno, Svoboda, che, pur minoritario, è intoccabile perché guarda caso è proprio il partito di quei tagliagole; che ha proclamato festa nazionale la data di nascita di un boia nazista e lo santifica.

E dunque, come ho detto, risponderei: no.

Che il nano malefico se la sbrighi da solo e non mi rompa i coglioni.

Ma purtroppo non c’è nessun piccoletto e nessun energumeno e queste stronzate lasciano il tempo che trovano, trovando solo il tempo dei cretini che le raccontano.

Ci sono invece gli oppressi di sempre che muoiono e gli oppressori di sempre che li mandano a morire.

E poi ci sono i servi che raccontano le barzellette sconce.

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