Costume

Accogliere. E raccogliere

24 Maggio 2021

Mi faccio una sigaretta serale e digestiva e vado alla finestra. Il cielo è di un bel grigio mosso, la brezza dell’imbrunire. Una coppia con bambino piccolo sta mangiando la pizza dai cartoni bianchi, seduti sul muretto di pietra che recinta un rettangolo di cemento. Uno spazio che prima della pandemia era ritrovo fisso di giovinezze e che piano piano sta tornando ad esserlo.

A pochi metri dalla famiglia ci sono una serie di cartoni della pizza aperti e abbandonati a terra, bottiglie vuote di birra, in piedi e sdraiate, e più distanti dei tovaglioli di carta, che devono aver planato spinti da una folata. Metà del rettangolo è seminato dai rifiuti del bivacco. Sembra quasi ci sia stato impegno, volontà.

Mi prende quella specie di prurito, quel nervo, o meglio, proprio una voglia di “bastonare”, che qualche bicchiere di vino rende ancora più vibrante… Però va repressa, perché sei un anziano in procinto di una qualche saggezza, e sei stato giovane anche tu, e distratto, e un po’ menefreghista, anche se sei convinto, che tu, voi, non avete mai lasciato uno schifo del genere… Ero riuscito a rimuovere la freschissima lettura di cronaca ‘nera’, del bambino italo-congolese di due anni che non è stato fatto salire sullo scivolo da un manipolo di dodicenni, in quel di Piacenza, e alla madre che chiedeva spiegazioni il più galletto di tutti aveva risposto che lo scivolo era solo per bianchi: gli era stato detto che le persone di colore puzzano e rubano e fregano il lavoro agli italiani. Gli era stato detto.

Mi si appanna l’orizzonte. Poi torno a osservare la donna, molto robusta, seduta a cavalcioni al muretto mentre ride di qualcosa e mangia la sua pizza dal cartone, e il marito e il piccolo che ne prendono una fetta alla volta e la mangiano in piedi. Dal mio nono piano sono invisibile, ma guardone. Quando hanno finito l’uomo impila i loro tre cartoni, quindi si muove verso la semina dei rifiuti. “Non toccare niente, non ti permettere” gli urla quella che potrebbe essere la moglie, mentre lui si piega sul primo cartone a terra. “E tu, vieni qua!” intima con ferocia al figlioletto. Povera, si sta preoccupando della pulizia e della protezione della sua famiglia! Il marito non risponde, mentre il figlio gli ronza intorno completa la sua raccolta, compresi tovaglioli e bottiglie, e raggruppa tutto in modo da farne un solo collo da trasportare. La donna si alza, quasi minacciosa, ma lui niente, le passa di fianco e a quel punto lei capisce che non c’è altra storia: deve prendere i loro tre cartoni e seguirlo.

Io devo fare qualcosa e allora applaudo, forte: nel silenzio della sera rimbombano i miei palmi, e prima che possa sembrare una presa per il culo urlo anche un GRAZIE pieno, che non lascia spazio a diverse interpretazioni. Lui mi lancia uno sguardo in altura e prosegue il suo viaggio verso il cestino. Lei invece fa la splendida, alza gli occhi e mi dice : “Ci sono anche quelle persone là” scuotendo la testa, rammaricandosi. Si è convertita al volo al gesto del marito, che un attimo prima voleva bloccare. E in lei vedo quell’italietta che, se non coltiva, di certo digerisce i mostriciattoli di sopra. Con il suo perbenismo, igienico e ignaro, fiera del suo menefreghismo ma pronta a farsi tenera ed etica, se conviene, o se non c’è alternativa più conveniente.

“Però c’è anche lui!”, le ho risposto a pieni polmoni.

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