Società
Cosa abbiamo fatto per meritarci l’amore 2.0?
Meraviglia dei nostri tempi, Internet ha modificato e plasmato una società nuova. La vita si è spostata, ha cambiato piano e dimensione, ora corre su binari virtuali: nelle caselle di posta elettronica, nelle storie di Instagram, nei messaggi audio di WhatsApp. Il nostro tempo libero è assorbito in gran parte dai network sociali – che poi sono sociali più di nome che di fatto, visto che spesso e volentieri spingono all’alienazione e all’isolamento molto più che alla socializzazione. Buona parte del nostro lavoro, pure, specialmente in alcuni settori. Figurarsi allora se lo stesso discorso non valga per le relazioni sentimentali.
Amore: una definizione per il 2020
Questo è un anno come pochi prima di lui e lo sappiamo. Eppure la quarantena non ha fatto altro che rafforzare fenomeni sociali che già avevano il vento in poppa da tempo. Numerosissime persone, durante l’isolamento forzato, hanno speso sui social network tutte le loro ore di veglia. Molti di noi già lo facevano pure prima, non che questa sia una grande novità, eppure anche chi dedicava il suo tempo libero a hobby diversi lo ha impiegato davanti a questo o quello schermo. Inevitabilmente, ciò ha influito sul nostro raziocinio e il nostro modo di affrontare la vita, compresa quella relazionale chiaramente.
Se prima ci si vedeva con gli amici, i familiari o i partner non conviventi – insomma, tutti i cosiddetti congiunti visto che abbiamo imparato ad utilizzare questo termine, piuttosto inconsueto prima della pandemia – vis a vis, la scorsa primavera abbiamo preso a farlo tramite un display retroilluminato. Esso rappresenta certamente un ponte di collegamento, è indubbio; si tratta però anche di una potente barriera.
Ciò ha influito e modificato i rapporti tra le persone, compresi quelli amorosi. Prima che internet, moderno Alessandro Magno, conquistasse il mondo dando origine ad un impero sul quale non tramonta mai il sole, il fallimento di una relazione si doveva principalmente ad una causa: errori comunicativi. La comunicazione poteva essere sbagliata o divenire insufficiente tra due compagni e allora, inevitabilmente, ecco che ci si allontanava l’una dall’altro. Ora però tutto è comunicazione grazie agli (o per colpa degli) smartphone: l’ipertesto esternante del linguaggio, in qualsiasi forma esso si presenti, è sempre e comunque attivo, qui e ora, in contemporanea a qualunque altra cosa si faccia; oggi la troppa comunicazione può essere nociva tanto quanto la troppo poca lo era decenni fa.
Ma non solo. Se passiamo ad esaminare la forza, il vigore e la tenuta dei legami che formiamo oggi, ci accorgiamo che sono fragili, labili e non durevoli. La nuova definizione di amore è ben più blanda ed effimera di quello che sogniamo e desideriamo fin da piccoli; per dirlo con Zygmunt Bauman: “La prossimità virtuale riduce la pressione che la vicinanza non virtuale ha l’abitudine di esercitare. L’utente di un sito per appuntamenti online può frequentarsi con altri iscritti in tutta sicurezza, certo del fatto che, comunque, è sempre possibile tornare sul mercato per un altro giro di shopping sentimentale. Non vi è alcun obbligo di acquisto. La possibilità di rescissione immediata è il maggiore vantaggio che i siti di appuntamenti su internet possano offrire.” Impegnarsi a fondo, dedicarsi anima e corpo ad una relazione, dunque all’altro, appare come qualcosa di obsoleto e superato. Molto spesso, il massimo impegno che si mette in una relazione è aggiornare il proprio stato sentimentale su Facebook e contare quanti mi piace totalizza.
Connessione senza fine: è un bene?
Data la molteplicità dei dispositivi dai quali possiamo raggiungere la rete, oggi sono davvero pochi i momenti nei quali non siamo connessi. Con l’avvento del 5G e il cosiddetto Internet delle cose, da pochi diventeranno sparuti, prossimi allo 0. Nel caso di coloro i quali – tanti – non spengano il proprio cellulare neanche nelle ore notturne, ci troviamo di fronte a persone che sono online 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Anche quando siamo soli comunichiamo, anche quando ci limitiamo a scrollare (fare su e giù con il pollice su questa o quell’altra homepage) ci stiamo tenendo in contatto con il mondo circostante. Non occorre parlare per comunicare, si parla anche quando si tace, eccome. Così recita uno dei principali assiomi della linguistica. La comunicazione non verbale o paraverbale è ben più importante di quella verbale. Vale in una conversazione faccia a faccia, come in una online, dove alle espressioni facciali si sostituiscono gli emoticons e al tono di voce i caratteri speciali.
Lo schermo di un cellulare ci apre dinnanzi il mondo intero. L’unicità e l’intimità di un rapporto, è svanita, si è sciolta come neve al sole, esattamente come quella gerarchia relazionale cui ci affidavamo qualche anno fa. Naturalmente ancora oggi scriverò più spesso al mio migliore amico che al compagno di banco delle elementari o al bimbo con cui mi tenevo per mano all’asilo, eppure questo migliore amico non deve più essere il mio vicino di casa, può tranquillamente essere canadese oppure australiano. Qui riscontriamo un ossimoro, il quale è anche il paradigma dei nostri tempi: più siamo connessi, meno siamo sociali.
L’amore attraverso le app di dating
Muovendo da tutti gli antefatti di cui si è scritto, non si può che arrivare all’approccio online. Quanti giovani – e non solo – hanno difficoltà a conoscere persone dell’altro sesso – o anche dello stesso, non vi è alcuna differenza – presentandosi a loro di persona. Le piazze virtuali hanno sostituito quelle fisiche. Per quale motivo devo cercare l’anima gemella là fuori, quando posso farlo da casa soltanto utilizzando il mio mouse? Le relazioni oggi si creano – e si distruggono – con un click. Internet infatti mi semplifica anche l’interruzione del rapporto. Il fenomeno del ghosting è proprio questo: così come ho attivato e rafforzato una relazione online, online posso distruggerla. Basta che decida di tagliare ogni ponte e nascondermi nel buco nero della rete. Magari lo faccio in tutta tranquillità, senza realizzare minimamente quale tipo di violenza psicologica stia facendo all’altro, a qualcuno che magari mi vede invece come un punto di riferimento serio e magari s’immagina un futuro serio, reale e non virtuale, con me. In fondo ho soltanto cancellato un numero, una scheda contatto, un profilo di un social network. Torniamo a Bauman, l’amore come shopping: non mi piace più questa camicia e vado a comprarmene un’altra.
Ricercare incontri tramite un’app dedicata è più facile che farlo in prima persona, dal vivo, all’esterno. Si elimina immediatamente qualunque paura di un rigetto, perché si possono coinvolgere più profili nella propria ricerca, evitando di limitarsi ad una sola possibilità, e si supera anche il timore di ogni possibile giudizio esterno. Non ci sono altre persone, non ci sono possibili intermediari, non ci sono ambasciatori predisposti a rompere il ghiaccio e non si deve aspettare di avere un’occasione. In app la si crea. Il semplice login crea l’occasione. Per questo motivo Tinder va fortissimo. E come lui Grindr, il suo gemello dedicato agli omosessuali, che si rivela probabilmente ancor più utile, soprattutto per coloro i quali non riescono a fare outing, vittime di una società ancora soffocante per troppi tra loro. Ciò si deve largamente alla società stessa, nella quale si fatica a trovare un’educazione davvero egualitaria che insegni i concetti di uguaglianza, accettazione e diversità.
L’importante evoluzione tecnologica degli ultimi decenni ha portato ad una altrettanto importante involuzione umana e sociale. Le relazioni ne hanno ampiamente risentito, non solo quelle amorose. La cosiddetta nuova normalità, che forse tanto normale non è, seguita alla quarantena non è causa di queste mutazioni, ma effetto di cambiamenti che erano in atto già da prima. L’amore non passa dalle app di dating da marzo scorso, bensì già da anni. Il successo di Tinder non si deve al COVID.
Difficile dire che cosa abbiamo fatto per meritarci questi rapporti annacquati, queste relazioni a distanza di schermo, questo amore 2.0 che ben poco ha di migliore rispetto alla sua forma precedente. Potrebbe essere un segno dei tempi, magari uno stato momentaneo dovuto all’attuale generazione, per la quale internet è ancora, tutto sommato, una novità. Non va escluso che i nostri figli e nipoti avranno una relazione diversa, migliore e più matura rispetto alla nostra con internet e i social. Sempre che poi i social non si rivelino una moda temporanea, un trend passeggero e perdano importanza nei prossimi anni. Starà però a noi educare i giovani ai valori delle relazioni vere, reali e non trasformarli in automi capaci di vivere e cercare soltanto storie robotiche e virtuali. Saremo all’altezza di questo impegnativo compito?
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