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Confiteor (…in laude agli imbecilli, ai cinici e agli ipocriti)
Vige la pratica miserabile di richiedere a chiunque si azzardi a parlare della guerra in Ucraina un auto da fè preventivo che consiste nella formula già predisposta dall’inquisizione: “C’è un aggressore e un aggredito”. Se non la reciti vieni direttamente condannato al rogo e finisci all’inferno nel girone dei putiniani.
Non intendo piegarmi a questo rito indecente e umiliante – molto più per il farabutto che lo richiede che per chi vi si sottopone – ma mi confesserò in pubblico.
Cominciamo.
Confesso che mi riesce estremamente difficile provare rispetto per questi guerrieri in poltrona, da tastiera o da chiacchiera, che dal tinello di casa emettono, con straordinario sprezzo del pericolo, comunicati di incitamento alla resistenza e invocano l’invio di altre armi a non si sa chi e per non si sa cosa – sapendo perfettamente che ad ogni missile e ad ogni colpo di mortaio, da qualsiasi parte provenga, a crepare per primi sono i disarmati e i civili.
Questi eroi della curva sud che, senza rimetterci un cazzo, si divertono a giocare a Risiko con il culo degli altri e sono felici ogni volta che il telegiornale gli serve la gran minchiata del fantoccio santificato e portato ogni giorno in processione intorno al pianeta che sta vincendo su tutta la linea.
Questi ultras, insomma, della minchioneria che fanno il tifo in branco e in branco organizzano spedizioni punitive nei confronti di chiunque si permetta di rilevare lo schifo che fanno.
Questi capitan Fracassa da commedia dell’arte che hanno dalla loro il novantanove per cento del sistema mediatico eppure riescono ad aggiungere alla spocchia anche la faccia tosta di indignarsi perché gli manca quell’un per cento.
Confesso che mi è quasi impossibile riuscire a immaginare cosa passi per la testa a uno che s’infila nella pochette il fazzolettino giallo e blu e, comodamente accovacciato in uno studio televisivo climatizzato, a migliaia di chilometri da dove la gente muore anche grazie a chi come lui soffia sul fuoco, proclama l’eroica necessità di guerreggiare fino all’ultimo sangue.Poi si asciuga le lacrime di coccodrillo, manda in onda la pubblicità dei tortellini che gli consente di intascare il suo lauto stipendio e se ne va a cena al ristorante.
Confesso che ancora più difficoltoso è, per me, quantificare la sua ipocrisia.
Confesso che provo schifo per questi crociati che fanno la boccuccia a culo di gallina quando si tratta dei “Valori dell’Occidente” e piangono lacrime di sangue per qualsiasi stronzata gli venga allestita dai commediografi di stato a ora di cena – orsacchiotti di peluche morenti tra le macerie, donne incinte all’assalto dei carri armati con le biciclette, eroi a petto nudo che combattono a colpi di stampella…- ma trovano trascurabili i crimini che sono stati commessi negli anni precedenti e se la ridono per un ragazzo di vent’anni condannato, con una farsa mediatica che grida vendetta al cielo, all’inferno e alla tortura a vita – fino a che i suoi eroici carnefici non decideranno d’essersi divertiti a sufficienza e lo suicideranno in cella.
Solo perché quel ragazzo è nato dalla parte sbagliata di un confine visto che per quelli che dal 2014 stuprano, torturano e ammazzano civili ma sono nati dall’altra parte, i fieri propugnatori dei “valori occidentali” chiudono volentieri ambedue gli occhi.
E confesso, nella fattispecie, lo schifo che mi fanno quelli che quando si trattava di soldatini italiani spiegavano la rava e la fava sul diritto internazionale, si indignavano e si precipitavano a salvare i Marò.
Certo posso capire che il conformismo comporti indubbi benefici, in ambito mediatico come altrove, ma ciononostante questi individui mi precipitano nell’inquietudine come farebbe un manipolo di morti viventi.
Confesso dunque che li trovo nauseanti, perfino considerato il fatto che sovente mi fanno ridere.
Basterebbe la più rudimentale delle intelligenze viventi per farla finita con questa parodia di sceneggiata napoletana (isso, essa, ‘o malamente, ‘a mamma e ‘o nennillo) con le metafore da classe differenziale (l’aggressore, l’aggredito, la bimba insediata dal bruto, l’orco, l’orso e il sangue di cervo) e prendere atto della più luminosa di tutte le evidenze: che questo non è l’epos dei buoni contro i cattivi ma solo la squallida telecronaca in diretta di una controversia dei cattivi contro i pessimi.
Un sordido regolamento di conti che grava sulle spalle e sulla pelle di quelli che non hanno nulla per cui resistere se non la loro miseria quotidiana.
Ah! Ma c’è l’aggressore! Ah! Ma c’è l’aggredito!
Certo come no: ma se l’aggressore è Al Capone e l’aggredito Pablo Escobar confesso, visto che ci sono, che non me ne fotte niente.
Confesso tutto, dunque.
E mi rendo conto che sarebbe inadeguato invocare solo la stupidità di questo esercito di zombie per cui provo orrore. Essa si divide la torta con l’ipocrisia e con il cinismo. E qui, a distinguersi, sono come sempre gli amici progressisti e perfino quelli che si ammantano di rosso…che però, lo confesso, mi fanno pena oltre che schifo.
Perché solo chi sia, allo stesso tempo, stupido, ipocrita e cinico può sostenere senza vergogna che questa guerra conto terzi abbia qualcosa a che vedere con le guerre popolari del secolo scorso in Spagna, in Vietnam, a Cuba o con la resistenza italiana.
E confesso infine che Zelensky mi sta sui coglioni almeno quanto Putin.
Perché è un gadget; inutile, insulso e pompato da tutti gli steroidi mediatici del pianeta terra. Che conti quanto il due di coppe con la briscola a bastoni è da sempre sotto gli occhi di tutti (di tutti quelli che hanno gli occhi…) ma è proprio per questo che l’hanno trasformato nell’ombra cinese di un eroe: una marionetta nelle mani dei suoi burattinai o nel peggiore dei casi un innocuo coglione.
E lui non li deluderà: completerà quello che già sta facendo.
Poi metterà sul piatto della bilancia un popolo massacrato e si riempirà le tasche in tutti i modi possibili – diritti su libri, diari, memorie, interviste, magari un Nobel e, chi lo sa, forse pure un Oscar come attore non protagonista e infine ancora un paio di mandati elettorali supportato in blocco dai padroni occidentali per sistemare bene gli affari suoi e dei suoi sodali. Alla fine se ne andrà a svernare in una delle sue ville sparse nei luoghi più ridenti del pianeta grazie a quelli che stanno morendo per permetterglielo.
Confesso anche che, come dicevo, Putin sta più o meno ex aequo.
Solo che, essendo uno che i cazzi suoi se li fa in proprio, agli “occidentali” non piace; per cui si può scordare il Nobel e, soprattutto, l’Oscar.
Qualcuno, esperto di geopolitica, certo potrà spiegare che ci sono “ben altre differenze” tra quei due…e non ho difficoltà a riconoscere che può anche darsi, ma nessuna, secondo me, è più importante del pedigree che li disegna a perfezione: un buffone di corte e uno spione di stato, ambedue miracolati dai quattrini.
Ma dopo aver confessato tutto vorrei rimettermi alla clemenza dell’Ente che misteriosamente riceverà (se la riceverà…) la confessione: abbi misericordia, perdona i miei peccati e posticipa ancora un poco la vita eterna che mi dovrebbe toccare, visto che per adesso ancora mi accontento di questa.
p.s.
Vorrei esimere (anche se so che non servirà a nulla…) dai commenti del tipo: Eh, ti paga Putin! Eh, ma ci sono gli invasori! Eh, ma se sparano a mia figlia! ecc. ecc. ho già l’elenco fotocopiato e chi proprio lo voglia può comodamente limitarsi a citarmi la posizione nella lista (commento uno, due, tre ecc) o fare riferimento al personaggio televisivo che li predilige (che so: Pif, Cazzola, Caprarica…)
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