Cibo
Valerio M. Visintin, il critico mascherato
Sapevate che nel mondo del giornalismo italiano c’è un personaggio mascherato? Si presenta in pubblico completamente nerovestito, con tanto di passamontagna occhiali scuri e cappello, e nessuno conosce il suo volto: si chiama Valerio M. Visintin (la M sta per Massimo) e si occupa di critica gastronomica per il Corriere della Sera e per altre testate. Nella sua carriera di critico (cominciata quasi trent’anni fa) ha recensito migliaia di ristoranti di ogni tipo, da quasi dieci anni gestisce il blog del Corriere Mangiare a Milano e scrive anche libri (come il PappaMilano, la guida ai ristoranti milanesi dove mangiare bene senza spendere una fortuna, che esce ogni anno dal 2003). Ma perché si maschera?
Valerio M. Visintin si maschera perché ha un’etica professionale saldissima e cristallina. Va a visitare i ristoranti che recensisce in rigoroso anonimato (prenotando sotto falso nome) perché crede fermamente che solo così si possano garantire al lettore delle recensioni del tutto imparziali e fedeli alla realtà, ed è per questo che si maschera quando compare in pubblico: se cuochi e ristoratori lo riconoscessero, ogni volta che Visintin si presentasse nei loro locali le prestazioni lavorative di tutti (dal personale di cucina a quello di sala) sarebbero influenzate e di conseguenza “manipolate” dalla consapevolezza di avere tra i clienti un importante critico, quindi non sarebbero del tutto “vere” e “sincere”. E quindi nel 2009 Visintin si è inventato il personaggio del critico mascherato che in occasione di ogni evento (interviste, conferenze, presentazioni di libri ecc.) si presenta sempre camuffato.
Ma Visintin non merita di essere ricordato solo per il suo bizzarro modo di farsi vedere in giro: oltre a essere un’ottima penna, dallo stile brillante piacevole e spassoso, da anni Visintin con i suoi scritti e i suoi interventi si impegna nel denunciare il “lato oscuro” del mondo della ristorazione italiana, del quale solitamente i suoi colleghi non parlano mai. Come ad esempio le infiltrazioni delle mafie sotto varie forme (strozzinaggio, riciclaggio di denaro sporco), che in Italia hanno raggiunto livelli a dir poco preoccupanti: secondo un rapporto della Coldiretti uscito l’anno scorso le mafie gestiscono nel nostro paese almeno cinquemila ristoranti, mentre secondo fonti non ufficiali nelle grandi città un ristorante su cinque avrebbe rapporti più o meno stretti e volontari con la malavita organizzata. O come l’ambiguità dei rapporti tra chef e ristoratori da una parte e professionisti della comunicazione enogastronomica (critici, food blogger) dall’altra: tra questi ultimi, secondo Visintin, è diffuso il malcostume di scrivere articoli e recensioni compiacenti e di dare visibilità a determinati eventi e locali in cambio di favori e regalie di vario tipo. Per approfondire questi e altri temi di pari importanza, Visintin ha dato vita insieme ai giornalisti Samanta Cornaviera e Aldo Palaoro a Doof, un contenitore di iniziative che hanno appunto lo scopo di fare luce sugli aspetti malsani del mondo del food (Doof è appunto Food scritto al contrario).
Per il suo modo di presentarsi e per le battaglie che intraprende quotidianamente, viene spontaneo definire Visintin una specie di supereroe o di giustiziere mascherato del giornalismo gastronomico, e se questo da un lato fa piacere perché è sempre bello e rassicurante vedere dei supereroi in giro, dall’altro lato la presenza di un supereroe dimostra che effettivamente il mondo del food italiano delle magagne ce l’ha… Al di là delle battute, Valerio M. Visintin non è né un supereroe né un giustiziere, è semplicemente un giornalista animato da un profondo rispetto per le consegne etiche del proprio mestiere che ha deciso di squarciare il velo di ipocrisia che ricopre comportamenti e situazioni che con l’etica c’entrano poco o nulla, e per farlo si è costruito un personaggio che indubbiamente affascina e catalizza attenzioni. E quindi, a nostro parere, non si può far altro che apprezzare e sostenere le sue battaglie di critico mascherato.
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