Cibo
Made in Italy
Dalla sua comparsa l’uomo ha dovuto rapportarsi con il cibo per necessità esistenziale; siamo ciò che mangiamo e gli alimenti che giungono al nostro corpo, che si tratti di occasionale cibo spazzatura, la ricetta della nonna, fatta con pochi ingredienti ma di qualità, o un piatto gourmet, tutti contribuiscono al benessere fisico, attraverso l’allegria dei colori e l’estasi che scaturisce dagli odori e dai sapori vissuti attraverso i 5 sensi.
Il cibo può essere passione e spirito, fuoco ed energia, un viaggio dell’anima o un ricordo lontano, magari di un momento indigesto. Alla stregua di una medicina amara o dal sapore del sale, l’emozione vissuta nell’assaggio scatena la biologia del corpo e della mente. Oggi siamo più che mai attenti al cibo che mangiamo, preoccupati del nostro star bene, piatti equilibrati, senza eccessi, mentre ci avviciniamo all’arte dell’impiattamento che dà alle pietanze un tocco di originalità e di stile che è già un piacere per gli occhi, prima di conquistare il cuore e il palato. Il cibo è una delle più grandi gioie della vita, caldo o freddo, croccante o cremoso, ha preso il sopravvento sulla moda in questa era digitale perché è spesso un’esperienza da condividere sui social.
Tuttavia più che la filosofia e l’estro della nostra cucina, le vere opere d’arte sono le nostre ricette regionali. Dalla mano della “cuoca” in famiglia all’abilità culinaria degli chef stellati, i piatti italiani nel mondo favoriscono l’acquolina in bocca già al solo nominare pizza e tagliatelle al ragù, pasta al pesto o carbonara, risotto o lasagne, parmigiana o cotoletta. I turisti stranieri in visita nel nostro paese amano assaggiare il cibo tipico della località visitata, che poi sia un’ordinazione a base di “pasta and cappuccino” come non inorridire e far decollare i milioni di visualizzazioni su TikTok in poche ore. Il profumo delle pietanze prende forma nell’aria e perché no… associare il connubio tra musica e cibo, magari suggerendo l’ascolto di Rossini, maestro d’opera e vera forchetta della storia della musica, oppure Giuseppe Verdi e i suoi spaghetti alla Traviata a base di pomodoro e basilico fresco, anche Puccini e la sua passione per i fagioli cotti al fiasco e minestroni. Per assaporare fino in fondo la cultura locale, l’Italia si presta mirabilmente con le sue tradizioni gastronomiche, è unica al mondo per le sue eccellenze e genuinità, una delle più imitate – senza riuscire nell’intento. Tuttavia tra le capitali mondiali della “Gastronomia a Parigi”, Londra, New York e persino Tokyo sono spiccate per i propri menù originali, mentre grande assente è risultato il nostro Paese e la sua cucina candidata a Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Come non rimanere sbigottiti dal confronto tra una baguette o uno shokupan pensando al profumo e alla forma conturbante del pane IGP di Matera.
È sicuramente una saporitissima bomba calorica ma, preferire un foie gras a maiale, finocchietto e peperoni in agrodolce della tradizione lucana è come concludere un pasto senza vino o come un giorno senza sole. Della carne marmorizzata di Wagyu, considerata la carne più saporita e costosa del mondo, rara e difficile da reperire, al punto da costare oltre 1000 € al chilo, meglio lasciare gusto e descrizione agli intenditori. Al tocco sofisticato e un po’ retrò della zuppa francese di cipolle che, oltre al fascino calorico, rilascia i sentori in gola alla stragua di un reflusso gastrico, è doveroso ricordare la zuppa di fave e cicorielle che riportano ai profumi salentini e ai colori lucani, piatto dal gusto selvaggio e antico.
Ma l’immagine che si confronta al piatto più tipico e raffinato della Francia ovvero le escargots de Bourgogne, sono le ciammaruchedd della regione Basilicata: entrambe si contendono la tradizione culinaria, la preparazione e il gusto, ciò che differenzia i due piatti è la modalità e il galateo nel mangiare: le lumache francesi richiedono apposita pinza, quelle lucane si mangiano con uno stecchino e un movimento aspirato di bocca. E se la Francia offre agli amanti del pesce un gustoso motivo in più per visitarla, proponendo la Burride, una zuppa di pesce, il marchio del Made in Italy non teme confronto: piatti a base di baccalà regnano sulle tavole da Nord a Sud dell’Italia. Il Nord propone il particolare stoccafisso mantecato alla vicentina, il Sud invita ad assaporare i suoi trofei culinari: Avigliano, paese della Basilicata, è famoso per il suo baccalà di montagna di origine scandinava servito con il peperone crusco di Senise: piatto delizioso e spettacolare, già amato da Federico II di Svevia, ha ottenuto numerosi riconoscimenti per il bianco perla e la morbidezza del pesce, il profumo dolce e frizzante dell’olio, il rosso acceso e l’inconfondibile croccantezza del peperone, un viaggio di inestimabile sapore che Cristoforo Colombo portò dalle Antille alla Lucania.
Appare dunque inverosimile, dati alla mano, che la gastronomia parigina non abbia menzionato la tradizione italiana a tavola e la storia dei suoi sapori più apprezzati, persino il tempo ha preservato una pizza di circa duemila anni fa, rinvenuta nel dipinto di uno scavo di Pompei! E fra i turisti che maggiormente frequentano i nostri ristoranti, tedeschi e americani, francesi, russi e cinesi, vantano il primato dell’assiduità e pare siano stati gli artefici dell’elenco dei cibi più richiesti a tavola, ancor prima di farne richiesta ai camerieri: dalla mozzarella di bufala campana alla mortadella di Bologna, dal pecorino sardo alla pizza margherita, fino a cotoletta e risotto alla milanese. Un patrimonio decisamente gustoso che si sposa con i migliori vini: sarà pur vero che La Francia è leader nella produzione di vino di qualità ma la tradizione enologica e le etichette italiane, assieme ai nostri prodotti e piatti tipici, sono amate per la particolarità dei vitigni e le diverse tipologie di vino. Dom Perignon e Bordeaux non oscurano certo il prestigio di un Barolo, un Brunello o dell’Aglianico in tutte le sue sfaccettature di colori e sapori.
Dunque, al di là di tutte le considerazioni della capitale francese – forse con qualche sfumatura di invidia anche a tavola – persino il nostro cinema ricorda all’estero i momenti gustativi dei nostri piatti italiani: Montalbano gode in silenzio la sacralità dei purpitelli, calamaretti e le vongole del suo chef Calogero, Alberto Sordi, con tanto di parlata in inglese maccheronico, mangia con gusto la zuppiera colma di spaghetti che gli americani in Italia divorano con tanto di caffè americano e panna liquida!!
La Francia stessa d’altronde viene in Italia, l’attore Depardieu ha acquistato terreni in Puglia, Carole Bouquet a Pantelleria, a testimoniare che la spettacolarità dei nostri luoghi si sposa perfettamente con i sapori più genuini e ricordando che la “dieta mediterranea” contribuisce anche alla longevità. E se il riso è celebre per le sue radici orientali, sarà sicuramente un piacere assaporare oltre i nostri confini queste piccole perle cucinate da una mano esperta perché, che sia in un bistrot, al ristorante o nell’atmosfera di casa, ciò che unisce è la convivialità e raccontarsi le emozioni di un sapore e di un sapere riuniti attorno alla tavola, perché è qui e dentro al cibo che si riunisce il mondo e i sentimenti, sprigionati dal cuore piccante del peperoncino, al riso che è sinonimo di allegria, la pizza che si fa in quattro per rendere felici, la sensualità del cioccolato e il buon amaro del carciofo. E visto che a tavola non s’invecchia che c’è di meglio che pensare alla vita come a una combinazione di ingredienti, un mondo di ricette, di italianità in cucina e la nostra naturale magia di far sparire dal piatto della buona pasta al dente con pomodoro fresco e basilico in pochi minuti e senza lasciare traccia…con grazia ed educazione anche la scarpetta è lecita!
Devi fare login per commentare
Accedi