Costume

Batracomiomachia

8 Ottobre 2021

“Sentenza ingiusta. Commessi illeciti amministrativi ma a fin di bene. Il suo obiettivo era di salvare vite”

Giuliano Pisapia, noto progressista e legale di Mimmo Lucano

“Lucano è forse al di sopra della legge? O chiunque può commettere qualsiasi reato purché a fin di bene? Lucano non è Messina Denaro ma ha inteso male il suo ruolo di sindaco proclamando “io me ne infischio della legge” e ostentando scarsa sensibilità istituzionale tradotta in una serie impressionante di reati. Tredici anni sono troppi? Forse. Ma la matematica non è un’opinione e le sentenze non si stabiliscono a peso. Summum ius, Summa iniuria. La legge va applicata. Chi è progressista, come me, deve pretendere legalità innanzitutto da se stesso.”

Luigi D’Alessio, procuratore di Locri, iscritto da quarant’anni a Magistratura Democratica, anche lui progressista.

 

Tutto ciò che accade sembra assottigliarsi fino a scomparire, quanto più se ne dà notizia, se ne fa la cronaca, lo si commenta. Tutti sono informati di tutto e nessuno ha la più pallida idea di quello che succede. I giornali si nutrono di se stessi, si metabolizzano e si evacuano in forma di letteratura contemporanea perché la realtà fa tutt’uno con la narrazione e i confini tra l’una e l’altra sono opinabili. Ci viene servito quotidianamente un surrogato sul quale ci si avventa come baccanti inebriate che si sbranano tra loro opinando una cosa o, indifferentemente, il contrario.

Si diventa complici della barbarie non perché si sostenga un’opinione qualsiasi – il che è del tutto irrilevante – ma proprio perché si opina.

Esimersene, d’altra parte, è quasi impossibile.

Lo si voglia o no si viene proiettati in una delle miriadi di orbite virtuali che le opinioni, favorevoli o contrarie, percorrono alternandosi follemente per tornare, inesorabilmente, al punto di partenza.

In movimento perpetuo per non andare da nessuna parte.

L’informazione ha fagocitato la conoscenza: sapiente è solo l’informato. E la sua sapienza consiste nel non sapere altro che quello che tutti sanno e nel ripeterlo a chi già lo sa mentre quest’ultimo lo ripete a lui, in un circolo che ricorda i contrappassi danteschi.

Tutti hanno qualcosa da dire e la dicono.

E’ per questo che se rivelassi, adesso, di non avere nulla da dire su un argomento di cui s’è detto tutto la cosa apparirebbe bizzarra.

Eppure è quello che intendo fare.

Eccomi: sul caso di Mimmo Lucano, dibattuto da ogni gazzetta e social forum nei giorni scorsi, non avrei, con permesso, niente da dire.

Se ne dicessi qualcosa, considerato il fatto che l’orbita dell’opinare intorno alla questione è oramai fissata come quella della terra intorno al sole, non potrei che dirne esattamente quello che ne dicono tutti; posizionandomi all’afelio, al perielio oppure in un qualsiasi punto intermedio ma senza minimamente deviare da quel binario astrale che trattiene gli opinanti come cani alla catena fissata a un punto esclamativo.

Da una parte: “Chi ha sbagliato deve pagare!”, “La legge è uguale per tutti!”, “Non si può far i banditi neppure a fin di bene!” ecc.

Dall’altra: “L’ha fatto per bontà d’animo e per filantropia!”, “Non ci ha guadagnato una lira!”, “Via, un po’ di comprensione!” ecc.

Che a me risulti più indigesto l’afelio o il perielio è del tutto irrilevante – sia per me che per chi legge – e, del resto, mi sarebbe arduo definirlo.

Certamente ho orrore degli sbirri.

Ma dall’altra parte non vedo che pagliacci.

E per me anche i pagliacci, ormai, sono inquietanti.

Per questo non m’importa ciò che se ne dice e nei termini in cui lo si dice.

Come un asteroide in caduta libera preferirei abbandonare l’orbita e provare a fare qualche danno al pianeta più vicino prima che mi bombardino coi missili per farmi fuori a mezz’aria come una pernice.

Ciò che decide quell’orbita, dall’afelio al perielio, è una parola che se ne sta al suo centro come un sole. E quella parola è “Legalità”. Se non si mette in questione quella parola ed il fatto che non può darsi legalità “per tutti” in un mondo in cui nulla è “per tutti” e che nessuna giustizia può esservi per gli ultimi se non contro di essa, perché è essa ad essere sempre contro gli ultimi, allora tutto si riduce a un insulso chiocciare da pollaio.

Che la condanna comminata a Lucano sia un delirio di ferocia non è opinabile.

Così come non lo è che essa abbia, dal punto di vista giuridico e nell’ottica da sbirri che vi presiede, fondate pezze d’appoggio.

Com’è possibile questo paradosso?

Una condanna “giusta” che tuttavia non può essere giusta!

Come può accadere questo?

Basterebbe chiederselo. E rifletterci.

Invece di restare in orbita attorno a una parola come satelliti idioti.

Ma quelli che oggi gigioneggiano pretendendo “l’aiutino” nei confronti del povero Mimmo Lucano sono gli stessi che fino a ieri manifestavano a favore e per conto di quella “legalità” la cui brutalità, di colpo, li sorprende.

L’ovvio, insomma, li coglie sempre alla sprovvista.

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