Immigrazione

Bahar e la sua macchina fotografica. Una storia di integrazione

25 Settembre 2018

Provate a digitare Iraq su Google immagini. Troverete foto di guerra, bombardamenti e qualche scatto di Saddam Hussein. È un “test” che Bahar, giornalista e fotografo iracheno da un anno in Italia, fa fare sempre ai suoi interlocutori. Eppure il suo Iraq è un altro: quello delle bellezze naturali, dei posti di confine e della luce dei palazzi che illuminano la notte. Alcuni di questi scatti sono diventati una mostra, dal titolo “La mia terra non è solo devastazione”, esposta nel ristorante “Moltivolti” a Palermo, dove lavora come cuoco.

Bahar è dovuto scappare dall’Iraq per aver denunciato pubblicamente la corruzione di un parlamentare. Dopo essere stato in Turchia e in Danimarca è riuscito ad arrivare in Italia. Il suo desiderio più grande? Tornare a scattare delle foto: le sue due reflex le ha dovute vendere durante il viaggio. Erano le uniche cose di valore che aveva.

I suoi amici, tra cui Gabriele Arestivo, hanno lanciato una campagna di raccolta fondi per fargli una sorpresa, una nuova macchina fotografica. “Ho conosciuto Bahar lo scorso Natale – dice Gabriele sulla pagina GoFundMe – per me era un periodo come un altro ma per lui era un momento decisivo, la prefettura doveva decidere se accogliere o meno la sua richiesta di asilo, una risposta che aveva il sapore di vita o persecuzione”.

Oggi Bahar, grazie alla riuscita della campagna di raccolta fondi, ha una macchina fotografica, una Canon 800D, per nuove storie da raccontare. Ma non è finita qui. Lo stesso giorno della consegna della reflex è arrivata un’altra bellissima notizia: dopo 4 anni è stato riconosciuto a Bahar lo status di rifugiato.

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