Società

Makhmour, un campo profughi per 13 mila curdi, ha bisogno di un’ambulanza

13 Luglio 2019

“Raccontate, spiegate al mondo chi siamo e cosa vogliamo… Quasi nessuno sa che esiste un campo profughi in mezzo al deserto che si chiama Makhmour, organizzato con un sistema democratico dove le donne contano, dove le donne non sono solo madri o serve e dove da vent’anni una forte resistenza ha permesso loro di continuare a vivere una vita dignitosa e piena di speranze”. Sono le donne e gli uomini che abitano a Makhmour a pronunciare queste parole. Il campo in cui vivono è abitato da tredicimila kurdi fuggiti dalla Turchia dopo la distruzione dei lori villaggi da parte dell’esercito turco. Qui, da subito, si è applicato quello che viene chiamato confederalismo democratico, dove vige la parità di genere e tutto si decide con assemblee popolari di quartiere. La democrazia non sempre è così scontata come per noi occidentali.

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L’associazione “Verso il Kurdistan” Onlus, con sede ad Alessandria, sostiene da tempo iniziative per lo sviluppo dei diritti umani in Turchia. Appoggiare progetti di cooperazione e sviluppo locale nel Kurdistan turco è uno strumento per interrompere la spirale di violenza, guerra e militarizzazione che coinvolge la regione e costituisce una minaccia per la pace in tutto il Medioriente.

L’insegnante Rita Campioni fa parte dell’associazione e ha aperto una campagna su Gofundme Italia proprio per raccogliere fondi in suo favore. “Verso il Kurdistan” è riuscita nell’impresa di aiutare il Consiglio per la salute del campo per rifugiati di Makhmour a costruire un policlinico in Sud Kurdistan – nord Iraq.

Il policlinico è stato aperto a maggio del 2018 e nella sala parto sono nati già ventisette bambini. Il reparto di radiologia è aperto da tre mesi. I medici lavorano volontariamente mentre il resto del personale riceve un basso compenso. I pazienti vengono anche da fuori Makhmour. Tutti i cittadini sono stati curati gratuitamente: curdi, arabi e turkmeni, allo stesso modo.

L’ultima visita dell’Associazione risale al mese di marzo, quando ha portato un nuovo generatore (molto importante per curare i casi di emergenza in una zona dove non c’è elettricità continua) e un concentratore d’ossigeno per produrre ossigeno dall’acqua.

Ora però l’ospedale ha bisogno di un’ambulanza. Soprattutto per i rifugiati, che vivono in una zona dove ci sono conflitti politici e militari e che hanno subito attacchi dell’ISIS e delle forze aeree turche, è difficile trasferire i pazienti con ferite e/o malattie gravi ad un ospedale con attrezzature migliori, senza un’ambulanza dove la rianimazione potrebbe essere fatta meglio e in maniera più corretta. Spesso la mancanza di un’ambulanza porta alla morte.

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Una delegazione dell’Associazione porterà (in contanti – fino a 9.999,99 euro per ciascun viaggiatore) nel Kurdistan Basur il denaro per acquistare l’ambulanza, entro ottobre 2019. Aiutiamola a raggiungere l’obiettivo: il costo dell’ambulanza, minimamente attrezzata e da acquistare in loco è di 37.000 dollari.

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