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Accidenti dell’Occidente
Ecco cosa ha detto l’altra sera, pacatamente, il saggio Michele Serra a “Che tempo che fa”: “Il New York Times, il più importante giornale americano con il Washington Post, ha vinto il premio Pulitzer, pochi giorni fa, con un reportage sui bombardamenti americani in Medio Oriente. Molti bersagli sbagliati, molti civili uccisi, distruzioni spropositate rispetto all’obiettivo dichiarato. Potrei usare questa notizia in due modi. Il primo modo è dire: vedete, anche le guerre degli americani fanno vittime innocenti. Le guerre sono tutte uguali e tutte ugualmente sbagliate. E in questo caso sarei arruolato tra gli amici di Putin.
Oppure potrei usare questa stessa notizia per dire: vedete, l’America, a differenza della Russia, è un Paese libero. La libertà di stampa c’è per davvero, è un giornale americano che documenta le stragi delle guerre americane, e viene anche premiato. In questo secondo caso sarei arruolato tra i servi della Nato. Purtroppo funziona così. Eppure la notizia è la stessa. E contiene tutte e due le verità. Tutte e due: che l’America usa con spregiudicatezza la sua potenza militare per comandare nel mondo. E che l’America è un paese libero, e la libertà di stampa, e di espressione, insomma la democrazia, è il vero grande valore che americani ed europei possono mettere in campo contro Putin.”
Bravo Serra: è così pacatamente vero…eppure come spesso succede alle cose pacatamente vere è solo una mezza verità. E le mezze verità, altrettanto spesso, tendono pacatamente a trasformarsi in bugie inossidabili; proprio perché sono protette dalla patina antiruggine del senso comune.
E’ vero, certo, che il New York Times ha vinto il Pulitzer con quel particolare reportage.
A non essere adeguate a questa verità sono però le due interpretazioni che Serra propone e ad esserlo ancor meno è la terza, ottenuta shakerando le prime due in vista del caro vecchio Martini Dry, cosi amato negli Stati Uniti d’America: America! America! May God thy gold refine! Aggiungerci l’oliva dei “Grandi Valori della Europa” infilzata nello stecchino, completa bene il servizio e frutta mance abbondanti, ma è solo un ammennicolo e i vecchi bevitori lo sanno benissimo.
Dunque, dice Serra nella sostanza, la differenza tra “Valori Occidentali” e disvalori altrui è che l’America fa tutte le porcherie che vuole ma poi le riconosce come tali per via della “libertà di stampa”. Altrove questo non succede: si fanno le porcherie e nessuno dice: tò guarda che porcherie. Certo Serra evita accuratamente di citare, per esempio, Julian Assange. Ma passi. Non si può pretendere troppo.
Se però Serra, insieme al Martini, ci servisse almeno uno snack dovrebbe aggiungere che, dopo aver riconosciuto le porcherie che ha fatto, chi le ha fatte deve essere messo in condizioni di non continuare a farle.
Ma lo snack purtroppo non arriva, è trattenuto in magazzino.
E così finisce che ci ubriachiamo di Martini.
Sappiamo benissimo (e mi permetto perfino dire che non sentivamo neppure il bisogno che ce lo raccontasse il New York Times…) che gli Stati Uniti hanno intrapreso guerre spaventose su basi del tutto inventate e ucciso centinaia di migliaia di civili innocenti, che hanno imposto governi e creato dittature dove lo ritenevano comodo, avallando torture, assassinii e stupri. E allora? Quei crimini sono forse stati puniti? Vi si è posto riparo? Si è fatto in modo che non si ripetessero? Oppure li stiamo vedendo perpetuarsi proprio adesso, sotto i nostri occhi, mentre Serra ci delizia con “i grandi valori che l’occidente può mettere in campo contro Putin”?
Il fatto che la “stampa libera” denunci le porcherie è bello, ma se quella denuncia diventa ineffettuale e anzi, serve ad assolvere chi le commette, allora si trasforma in complicità col crimine. Che questa complicità sia o no consapevole, non cambia il risultato. Anzi va detto che un certo grado di inconsapevolezza e di buona fede non fa altro che rendere l’alibi più attendibile. E Serra, con tutta l’inconsapevolezza che gli si voglia riconoscere, non fa altro che testimoniarlo. Ciò che accade in America, e di riflesso in Europa, non consiste certo nella riduzione delle libertà formali e dei relativi diritti civili ma nel progressivo annientamento di ogni forma di giustizia sociale. E solo la giustizia sociale rende effettive libertà formali e diritti civili che senza di essa sono parole vuote e anzi fanno da alibi all’ingiustizia stessa. Le bande musicali che ogni giorno celebrano marzialmente le magnifiche sorti e progressive delle libertà formali e dei diritti civili d’occidente sono infatti le stesse che accompagnano il funerale quotidiano della giustizia sociale. Serra e Fazio, così attenti ad ogni correttezza politica, guadagnano insieme in un anno quanto dieci pensionati medi non guadagnano in una vita però si inalberano fieramente se qualcuno prova a mettergli un dito nel portafoglio. Che dunque l’America dia il Pulitzer a chi denuncia un crimine è certo una bellissima cosa. Ma è ancora più bello che si renda impunita e impunibile grazie ai retori dei “grandi valori occidentali”. Perché, per quanto paradossale sembri, è proprio quando il crimine appare più tollerante che riesce a farsi impunemente tollerare. E’ da qui che passa quella “dialettica” – che non ha nulla a che vedere col “compromesso” e che Serra cita a sproposito immaginando si tratti di una forma di gentlemen’s agreement – non certo dalla retorica accomodante. E non è nemmeno necessario citare Hegel, come senza costrutto fa lui; basta rivolgersi proprio a uno dei grandi padri di quell’America per i cui valori Michele Serra suona il piffero con grande enfasi:
“Destini immancabili, Democrazia, Libertà…tutti bei nomi per una faccenda sporca. Loro la chiamano essenza di rose, ma a me sembra piuttosto quell’acqua che è nel fondo di una barca sconnessa” (Ralph Waldo Emerson, Conferenza sugli affari del Texas, 1856).
Ma certo mi rendo conto che qualsiasi misirizzi appeso alle bretelle sotto la sua cotonatura, oggi in Italia additerebbe Emerson come “un radicale di sinistra, fiancheggiatore di terroristi rossi”.
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