Religione
14 luglio, santi del giorno
Ognuno ha il suo 14 luglio.
A Parigi si festeggia la presa della Bastiglia, con suoni, canti e allonsanfandelapatrì, l’inizio della Rivoluzione Francese, almeno così è stato stabilito. Zac, via la testa ad aristocratici e a preti.
A Palermo, dove la Rivoluzione Francese non arrivò mai perché il re di Napoli vi si rifugiò, scappando da Napoleone, il 14 luglio ha inizio il lungo “Festino di santa Rosalia”, l’esaltazione dell’idolatria isolana in una processione commemorativa, nella quale vengono portate in giro le ossa presunte di una santa anacoreta che, nel 1624, sconfissero la peste.
Ora, poteva passare che ci credessero nel 1624, quattrocento anni fa, quando le scoperte scientifiche erano ancora poche e la medicina si basava sull’astrologia e su trattati antichissimi di Galeno, oltre alle intuizioni di Avicenna. Sì, certo, Leonardo dissezionava cadaveri, ma erano considerate cose da negromanti in un mondo dove la Chiesa cattolica dettava legge. Anche l’islam non era da meno.
Fu solo dal 1629 che Cartesio intraprese gli studi di anatomia e il frutto delle dissezioni e delle scoperte fu il trattato sull’uomo (L’Homme), ribadendo le scoperte sulla circolazione del sangue che aveva fatto l’inglese William Harvey poco tempo prima. Per Cartesio era il ragionamento che doveva essere alla base della conoscenza. Poco più tardi, dopo tutti i processi e le peripezie a cui fu sottoposto, sempre dai preti, Galileo pubblicò, ma nei Paesi Bassi, dove vigeva una maggior libertà che nei paesi italici, i Discorsi e dimostrazioni matematiche ecc…, 1638. E cominciò la scienza moderna. Tutto il resto restò superstizione. Come l’attribuzione alle presunte ossa della santa di aver fatto cessare il flagello della peste.
I festeggiamenti religiosi in Italia sono particolarmente sentiti, ancora oggi. Non si contano i festival della superstizione, dove i fedeli, in certi paesi nemmeno troppo sperduti, portano in giro i simulacri dei santi, per inchinarsi davanti ai balconi dei boss mafiosi locali, i quali magari danno nutrite offerte per l’organizzazione delle feste patronali. Corti circuiti tra Chiesa e mafie, se ne parla sempre troppo poco.
Nell’America Latina sono avvenuti sincretismi anche più bizzarri tra il cattolicesimo dei conquistatori e le divinità locali, producendo festeggiamenti e culti singolari e variopinti, come il Día de los Muertos in Messico e in buona parte dell’America ispanofona.
Ma parliamo di continenti dove molti paesi vengono considerati ancora Terzo Mondo, abbastanza arretrati culturalmente ed economicamente, e dove la superstizione religiosa si esprime in maniere assai varie.
L’Italia, che però farebbe parte del Primo Mondo, pur non raggiungendo le vette delle processioni delle ex colonie ispaniche, conserva queste feste cristiane che hanno grande successo popolare.
Perfino per il Palio di Siena si portano in chiesa fantino e cavallo della contrada e il sacerdote li benedice per la vittoria “Vai e ritorna vincitore” (E dal mio labbro usci l’empia parola! Ma questa è un’altra storia).
È anche vero che i sindaci palermitani hanno fatto diventare queste kermesse a sfondo religioso feste mascherate, con vere compagnie teatrali che mettevano in scena, durante la processione, il dilagare della peste nella città di Palermo, anche in maniera abbastanza suggestiva, con vascelli fantasma aerostatici impressionanti, soli, lune e astri antropomorfi, eccetera, rendendo questa processione di Rosalia, alla fine, più un evento spettacolare che un rito religioso.
Ma la religione, interpretata dai credenti, di scarsa cultura e di smisurata fede, è e rimane il fulcro della festa. Anche il sindaco deve salire sul carro della santa e urlare “Viva Palermo e santa Rosalia!”, seguito da migliaia di fedeli. Non è raro vedere gente scalza e penitente in queste processioni, frammiste ai turisti, curiosissimi di questo cristpaganesimo resiliente, battersi il petto per i peccati commessi, appizzare biglietti da cento alle statue dei santi. Offerte di cui il santo terrà conto per intercedere.
In Spagna, nelle feste religiose, anche lì spettacolari, i flagellanti hanno sempre un grande successo.
Piace vedere il corpo umano che soffre, il sangue che scorre, l’iconografia cattolica è piena di Ecce homo, di sindoni, di bacheche piene di strumenti dei martìri, ricordando come Gesù e i santi abbiano dovuto far fronte alle persecuzioni.
Ci si dimentica delle persecuzioni che i cristiani hanno inflitto a chi non credeva, ripagando della stessa moneta, magari cogli interessi, il paganesimo o l’ateismo. Ipazia di Alessandria, l’astronoma e matematica, fu massacrata dai cristiani, naturalmente le donne sapienti erano sempre streghe. Organizzarono perfino le Crociate contro il Turco infedele. Aggettivo ribaltato dal Turco e i suoi seguaci, pari pari.
Oggi che la Chiesa ha perso quasi completamente il suo potere temporale territoriale resistono, in Europa, solo poche sacche d’ignoranza. L’Italia è invece piena di queste sacche, che rigurgitano superstizioni una in fila all’altra. Capi di partito baciano rosari in pubblico, in Parlamento, altri accomunano dio alla patria e alla famiglia, molti fanno le sentinelle in piedi protestando contro una non meglio identificata teoria gender, che anche il papa assicura esistere. Un Paese che difficilmente potrà progredire finché queste voragini d’ignoranza continueranno a esistere. Non è libertà religiosa, questa che vorrebbe negare l’adozione dei figli a coppie omosessuali o l’eutanasia (e tante altre cose), è fanatismo.
Più interessante sarebbe indagare sul denaro che circola per mantenere in vita questi fossili e imbellettarli, insieme a tutto l’apparato di superstizioni. E le banche legate alla Chiesa, come Unicredit, San Paolo, eccetera. Seguite i soldi, diceva Falcone.
Io trovo particolarmente grave aver invitato il papa al G7, come se fosse una star.
Il suo discorso, incentrato per la maggior parte sull’IA e sulle sue conseguenze positive e negative, è un discorso soprattutto etico. Ma da quale pulpito viene la predica. Il papa parla, nel suo discorso, di un mondo ideale senza discriminazioni, dove l’IA, che non conosce alcuna morale mentre l’uomo sì, diventa pericolosissima. Di fatto, ma il papa non ne parla, è anche grazie alle superstizioni religiose che si fanno le guerre, almeno quelle sono le cause scatenanti e apparenti, il coinvolgimento dei popoli a battersi per una guerra santa lo vediamo ancora oggi, nell’islam, vedi Iran, Isis, Hamas eccetera e anche nel cristianesimo, vedi il patriarca Kirill di Mosca, che benedice la guerra della Santa Madre Russia contro l’Ucraina. Ma ci sono anche gli indù di Nerendra, e tanti altri. L’IA manovrata da esaltati come Hamas, Khamenei o Kirill e da politici che se ne servono, diventa un’arma assai pericolosa. Il papa, nel suo discorso diplomatico, sorvola sulle religioni, ma sono proprio i dogmi che hanno dimostrato nella Storia di essere pericolosi tanto quanto un’IA fuori controllo. I dogmi entrano nella psiche delle persone senza discernimento e diventano realtà incontrovertibile, l’irrazionale verità di fede.
L’aspetto trascendente investe indirettamente anche l’IA, sostituendola alla divinità e all’antica figura del Fato, per il quale tutto è già scritto. È questo, tra le righe, il pericolo che intravede il papa, pur non accusandola apertamente: una religione tecnologica che soppianti la sua, che è basata su libri cosiddetti sacri, e accusando la nuova come possibile portatrice di fake news se non controllata. Come se tutte e frottole scritte nei libri sacri non fossero le fake news dell’antichità.
Il pericolo che l’IA diventi un sostituto dogmatico esiste e lo tocchiamo con mano quotidianamente. I prodotti “artistici” dell’IA riescono ad essere credibili abbastanza e non ci vuol nulla a programmare artificialmente dei cloni per immagini per ingannare lo spettatore.
Il papa è impaurito che tecnici possano programmare un suo clone e fargli dire cose che lui non direbbe mai, probabilmente, e mette le mani avanti.
Ma le implicazioni dell’AI sono molte più di quanto non pensi il papa o qualsiasi altro potente sulla terra. Tutta la storia del coltello e dell’uso che se ne fa, ormai trita e ritrita e applicata a qualsiasi nuovo strumento che ci mette a disposizione la tecnologia, sciorinata nel discorso papale, non è un invito a esaminare le notizie che ci vengono propinate e distinguerle ma uno sfuggire a un’analisi autentica. Infatti, se analizzassimo tutte le frasi della Bibbia o del Vangelo, ci ritroveremmo senza scampo in un’unica, gigantesca fake news, non verificabile. I miracoli, dati per certi, ci apparirebbero ciò che sono, illusioni, inganni, sia i pani e i pesci che si moltiplicano sia, in altre religioni, l’apparizione della vibhuti di Sai Baba e tutte le sue truffe.
Ovviamente le religioni non sono messe in discussione, ma dal papa non ci aspetteremmo mai un dubbio di tale portata.
Ci meravigliamo pertanto di come sia stato invitato a disquisire di tutto ciò oltre che a fare incontri bilaterali coi potenti del mondo. Un bel risparmio di viaggi del Vaticano a spese del popolo italiano che ha pagato l’organizzazione del G7 al Borgo Egnazia e che paga anche questo oltre ai debiti che il Vaticano continua ad accumulare verso la Repubblica. E dice pure che la democrazia non se la passa bene, il papa.
Com’è d’oro il silenzio.
La battaglia contro la superstizione religiosa si vince a scuola, ed attualmente perdiamo alla grande poiché l’ora di religione è garantita dallo stato laico fin dalla MATERNA!
Infine, i simboli e le festività con i quali la chiesa cattolica marca il territorio ed il calendario servono a conferirle immeritata credibilità, innanzitutto agli occhi dei ragazzi, i più manipolabili: se vedo esposto il crocefisso e nessun adulto protesta, allora vuol dire che merita…
La superstizione religiosa è un’offesa all’intelligenza ed un danno alla società civile
Buonasera, prima si straccerà il concordato prima si evolverà questo paese. La strada è lunga e piena di ostacoli