Costume

13 Novembre: Giornata della Gentilezza

13 Novembre 2023

Il bullo è un egoista che non considera il punto di vista degli altri. In realtà, il bullo è povero, è incapace di leggere le emozioni delle sue vittime, perché non ha neppure la contezza di sé.
La scelta di chiudersi e di prediligere un comportamento aggressivo il più delle volte è motivata da un percorso di crescita arido di amore, da una desertificazione emozionale, che importa solitudine e depressione.
I maleducati, invece, sono quelli che ti superano in coda, ti rubano il parcheggio o lasciano la macchina sui binari del tram, sul marciapiede e se ne vanno per i fatti loro.
Sono quelli che sui mezzi pubblici rendono forzatamente tutti i passeggeri partecipi alla loro conversazione telefonica e sono anche quelli che ascoltano la musica senza auricolari o che occupano mezzo vagone con i loro effetti personali.
Sono quelli che non salutano, perché hanno la spocchia: ma in fondo sono noiosi.
Non esiste più la gentilezza nelle relazioni: il rispetto dell’altro, la straordinaria capacità di predisporsi ad un ascolto in silenzio, per sentire le ragioni dell’interlocutore.
La gentilezza presuppone anzitutto la pazienza.
Bisogna allenare questa virtù se si vuole avere un comportamento gentile, rimandando qualsiasi reazione impulsiva e mantenendosi calmi, neutri di fronte a ciò che succede.
Flessibilità, non rigidità, in quanto chi è gentile cerca sempre di evitare la violenza, si pone in una torsione dialettica anche semantica e concettuale, perché deve stare attento alle parole, ai gesti, ai comportamenti, in modo da suscitare nell’altro l’attenzione al ripensamento, alla rieducazione sentimentale, alla riscoperta della razionalità.
Lo straordinario potere della gentilezza si esprime con la sontuosa allegria che può anche manifestarsi semplicemente con un sorriso, o osservando l’altro, perché possa compiacersi della tua attenzione.

Uno sguardo felice può tutto.

La gentilezza si pone nel cercare l’ironia, non prendersi mai troppo sul serio, nello spegnere l’ardore della contesa, il fuoco di polemiche inutili.
Quando sorridiamo proviamo un senso di leggerezza e di gioia che ci aiuta a sintonizzarci prima con gli altri. La gentilezza genera questo stato di benessere.
Quando facciamo qualcosa per qualcuno, per il piacere di farlo e non perché obbligati o perché ci sentiamo in colpa, il destinatario dei nostri gesti avverte che vi è una «predisposizione felice».
Gli atti gentili spontanei creano un vortice che genera gioia a chi li fa e a chi li riceve.
Basta cedere il posto in coda alla cassa al supermercato, o sul treno, o dare una mano a qualcuno con la sporta della spesa.
Piccoli gesti, per nulla impegnativi, ma che assicurano il pieno di sorrisi.
La gentilezza si deve estrinsecare anche con uno stile fatto di buone maniere e commendevole nella costumanza gestuale.
Perché chi è gentile ha l’eleganza sentimentale, un fascino inconfondibile che dà la cifra morale di un comportamento sociale altamente considerevole.
La persona gentile, anche quando riceve un rifiuto, non tradisce il suo volto turbato dalla cattiva azione; dice a sé stesso: poi passa.
Non si conosce nessun altro segno di superiorità nell’ uomo che quello di essere gentile.
Un solo atto di gentilezza mette le radici in tutte le direzioni e le radici nascono e fanno nuovi alberi.

Facciamo la rivoluzione della gentilezza: avremo un mondo migliore.

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