Economia
La presentazione del rapporto 2019 della Fondazione Bruno Visentini
Giovedì 5 dicembre, l’aula magna dell’Università LUISS ha ospitato la presentazione del terzo rapporto della Fondazione Bruno Visentini, intitolato “Il divario generazionale e il reddito di opportunità”. I condirettori scientifici della Fondazione, i prof. Luciano Monti e Fabio Marchetti, hanno curato un rapporto che mira a comprendere le difficoltà dei giovani ad accedere alla vita adulta e propone un provvedimento denominato reddito di opportunità.
La giornata si è aperta con i saluti da parte di Alessandro Laterza, Presidente della fondazione Bruno Visentini, di Andrea Prencipe, Rettore dell’Università Luiss, e Adelaide Mozzi, membro della rappresentanza in Italia della Commissione Europea, ente che ha patrocinato l’iniziativa. Si è invece conclusa con gli interventi dei rappresentanti delle parti sociali (Confindustria, Cgil, Cisl e Uil) e degli studenti, mentre la parte centrale è stata animata dalla relazione di Luciano Monti e dal commento di Mauro Pisu, capoeconomista OCSE per Italia e Grecia.
I saluti iniziali hanno posto l’accento sull’importanza di risposte rapide in termini di processi formativi e di investimenti pubblici in un mondo che cambia repentinamente grazie alla rivoluzione digitale. Tali risposte non possono essere univoche, ma dipendono dai contesti sociali, per cui il rapporto 2019 ha riservato un focus particolare sul mezzogiorno, come anticipato da Alessandro Laterza.
Luciano Monti ha, in primo luogo, presentato i risultati dell’Indice del divario generazionale (GDI), che ritorna ad aumentare leggermente dopo il calo degli ultimi anni. Il professore ha inoltre introdotto il concetto di spread sociale, indicatore creato ad hoc, con l’obiettivo di confrontare i giovani del nord e del sud come se fossero BTP.
Il GDI è un indice standard utilizzato a livello internazionale. Il rapporto utilizza 36 indicatori semplici e 13 compositi tra quelli presenti nelle banche dati ufficiali del belpaese. Sfortunatamente, le stesse banche dati spesso trascurano i dati a livello regionale o macroregionale, per cui lo spread sociale è formato da solo 8 indicatori compositi e 20 di base. Di conseguenza, i due indici non possiedono lo stesso rigore scientifico. Malgrado la povertà di dati, il risultato è incontrovertibile. Lo spread sociale misura circa 450 punti base e sta ritornando ai livelli critici del 2009-2010. Per comprenderne l’origine, è sufficiente evidenziare che la percentuale di spesa sostenuta per l’abitazione rappresenta il 21% del reddito di un giovane al nord e quasi il 50% al sud.
L’atlante delle misure generazionali consiste nell’analisi delle risorse stanziate dai governi per i giovani. Il rapporto calcola un ammontare di 4 miliardi di euro nel 2018, passato a 3,5 nel 2019 solo perché uno dei provvedimenti ha perso il suo carattere generazionale con l’ultima legge di bilancio. I curatori propongono di armonizzare queste risorse, veicolandole in un’unica misura dal valore di 4,6 miliardi. Nasce così il reddito di opportunità, una tipologia del reddito universale per i giovani, al momento presente, in termini diversi, solo in Corea del Sud e Australia.
La misura elargirebbe a circa due milioni di giovani (i due terzi del totale) un plafond di € 20.000 da impiegare esclusivamente per la realizzazione di alcune attività specifiche come la formazione e l’acquisto della prima casa. La politica può implementarla scegliendo le categorie da finanziare. I destinatari del provvedimento potrebbero essere i NEET, le fasce di reddito più povere o i residenti nelle aree più svantaggiate.
Mauro Pisu ha lodato il rapporto, specificando che la ricerca di dati e di indicatori in materia generazionale è importante a livello internazionale. Il divario generazionale è cruciale perché spesso non rappresenta una situazione passeggera dovuta all’inesperienza giovanile, ma tende a permanere nel tempo. I dati mostrano la gravità della situazione italiana, secondo paese OCSE per numero di NEET, superata solo dalla Turchia.
Inoltre, l’assenza di equità generazionale del nostro sistema di welfare è evidenziata dalla correlazione quasi perfetta tra fascia d’età e sviluppo della povertà durante la crisi economica, la quale ha gravato in particolar modo su bambini e giovani generazioni. Il quadro di Pisu ha mostrato un paese i cui giovani fuggono all’estero dopo la formazione mentre non vengono attratti studenti e lavoratori specializzati dalle maggiori nazioni europee. Infine, le proiezioni ONU ci rappresentano un paese vessato da un andamento demografico che creerà squilibri notevoli al sistema previdenziale, per cui occorrono riforme di lungo periodo in gradi cambiare radicalmente una società in perenne crisi.
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