I cani votano. I bambini no
In questi giorni, confinato nella mia casa, osservo, mangio, leggo, ascolto, espleto le vitali funzioni fisiologiche, dormo, penso.
Questa dannata vicenda del Covid-19 sta davvero mettendo a prova le nostre tenute psicologiche. Di massa e di singolo. E in fondo penso stia facendo uscire – dalla terra – più schiuma che germogli.
La retorica emotiva continua, un’informazione psicopatica e schizofrenica che dice tutto e il contrario di tutto, narcisisti in preda ai fumi dell’alcool che delirano in tivù o prendono decisioni incomprensibili, i peggiori politici della storia repubblicana che si trovano a gestire uno dei peggiori periodi della storia repubblicana, virologi che soffrono di ipertrofia dell’ego, cittadini che godono come dei conigli infoiati a fare denuncia o delazione rispetto alle piccole, innocenti, libertà che il vicino di casa si prende.
Con, sullo sfondo quei due hashtag – #iorestoacasa e #andràtuttobene – che appena li vedo mi vien voglia di prendere una mazza e sfasciare ogni cosa si trovi nel mio immediato raggio d’azione.
Ma c’è una cosa – su tutte quelle che ci stiamo sorbendo in questa vicenda – che mi rode in testa e mi fa provare un misto tra rabbia, tenerezza e scoramento: è la condizione di costrizione passiva in cui i bambini, dall’infanzia all’adolescenza, sono condannati da due mesi e saranno condannati, probabilmente, a lungo.
Ammetto che quando sento salire dal cortile del mio condominio le voci innocenti e felici di bambini che rubano mezz’ora ai loro arresti domiciliari per correre o pedalare con le loro piccole biciclette, qualunque cosa stia facendo, esco sul balcone per rubare un po’ di quella spensieratezza. E per fare sentire, in silenzio ma con un sorriso, la mia solidarietà a queste piccole vittime innocenti del lockdown.
Vedo genitori furtivi che portano, di sera in modo da non dare fastidio, il loro bambino di 5 anni in cortile a sgambettare un poco prima di andare a dormire; oppure padri che – facendo attenzione a mettersi ben lontano da qualsiasi altra presenza umana – fanno qualche palleggio con le proprie figlie, prendendosi insulti dal balcone di qualcuno che, represso, frustrato e sottomesso, richiama con rabbia al rispetto dello stare in casa obbligando questo padre, dopo un po’ di polemica, a tornarsene in casa con le figlie per evitare l’innalzamento dei toni.
Oppure ascolto una madre, eroica, portare i suoi due fantastici bimbi down a giocare in un piccolo bosco con case attorno, raccontarmi con orgogliosa, commossa e trattenuta rabbia di un pover’uomo che, avendoli scorti spensierati, si è messo a insultarli fotografandoli con la minaccia di ludibrio social.
Cogliendo, infine, lo scoramento di amici genitori con figli in età scolare sconsolati per quello che si preannuncia un infinto tempo di distanziamento sociale, scolastico ed emotivo dei propri figli e figlie.
Orbene, nessuno vuole sottovalutare questa emergenza. Ma, unitamente ai drammi connessi al disastro economico e occupazionale che si prefigura all’orizzonte, mi pare che la questione dei “diritti dell’infanzia” sia finita nello sciacquone del decisore pubblico. Che è stato tirato con buona pace di tutti. Dei bambini non interessa niente a nessuno di quelli che decidono.
In compenso vedo tanti cani come mai ne ho visti prima: cani che portano a spasso umani a ogni ora. Cani che accompagnano i loro padroni in assembramenti urinari o fecali in cui si chiacchiera con gusto, lontano da occhi indiscreti e senza che nessuno minacci nulla.
Non ho niente contro questi animali. Ma la disattenzione verso i bambini, paragonata alle necessità dei cani di pisciare e cacare, appare come una cosa non degna di un paese civile. Sarebbe opportuno che qualcuno pensasse seriamente alle giovani generazioni in questa inedita e difficile situazione. Perché se i vecchi li facciamo morire nelle RSA e dei giovani ce ne fottiamo allegramente, siamo davvero finiti. Senza passato e senza futuro abbiamo solo un triste presente.
Mi viene da pensare che un mio saggio amico, quando mi disse anni addietro, che “i cani votano e i bambini no” aveva una dannata ragione.
Facebook: R.D. Gnück
Twitter: @RDGnuck
3 Commenti
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“Standing ovation”. A me oramai compare in sogno il professor Galli che con il solo cenno del capo mi dice “no” a qualsiasi pensiero di fuga che mi frulli per la mente. Nella mia via però, ma io vivo un provincia (non aggiungo altro prima che inizino a volteggiare i droni dell’esercito), verso le 17 quattro ragazzini, in un terreno privato molto ampio, escono dalle case per giocare a distanza di ultra sicurezza. Io tutti giorni, vado, applaudo, sorrido e li ringrazio.
Caro Fabio, sono onorato e mosso a emozione da questo suo messaggio. Anche io sono un provinciale. e anche io faccio come lei. Resistiamo e seppur a distanza, teniamoci vicini
Caro Fabio, sono onorato e mosso a emozione da questo suo messaggio. Anche io sono un provinciale. e anche io faccio come lei. Resistiamo e seppur a distanza, teniamoci vicini