Religione

Venerdì santo sotto le bombe

15 Aprile 2025

«A un Dio che troneggia in una sua beatitudine indisturbata o in una trascendenza apatica al di sopra di ogni sofferenza io posso ribellarmi. Non posso però ribellarmi al Dio che nella sofferenza in Gesù, mi ha rivelato tutta la sua compassione» (Hans Kung)

Nell’intenso romanzo di Rosella Postorino MI LIMITAVO AD AMARE TE, un gruppo di bambini sopravvissuti alla guerra in Bosnia viene portato in Italia e ospitato in una colonia di religiose. Sono tutti bambini musulmani e le loro osservazioni circa preghiere e pratiche di fede delle suore cattoliche sono spesso autentiche rasoiate frutto di realismo e disincanto.

Eccone una: «[Nel nostro istituto] di solito non c’erano mai sorprese, la sorpresa era l’ennesima messa che l’ennesimo prete diceva in nome della pace in Bosnia: erano passati più di tre e mezzo e nessun rosario aveva ottenuto alcuna grazia – se fossi un prete, diceva Nada, mi sentirei un fallito».

Un altro venerdì santo tra qualche giorno in cui si riempiranno le chiese e per la gran parte con l’omaggio del bacio al crocifisso e tante suppliche. Ma sarà un altro venerdì santo sotto le bombe, e con il sabato santo e la domenica di Pasqua i bombardamenti non finiranno. Ancora madri sventrate, bambini spazzati via, uomini abbattuti.

Hanno una loro ragione le immagini che ogni giorno ci raggiungono.

Come ha un’assoluta ragione il fatto che Dio non mantiene le sue promesse.

Nella tempesta del male che affligge il mondo non c’è nessun intervento risolutivo da parte di Dio, il male continua ad esistere e non arretra mai.

Potrebbe esserci di qualche aiuto l’osservazione che un giorno Etty Hillesum, giovane ebrea martire in un campo di concentramento, scrisse nel suo diario: a noi tocca aiutare questo Dio fragile a sopravvivere.

Il venerdì santo arriva puntuale ogni anno a ricordarci che possiamo fare nostro questo cambio di prospettiva: più che aspettarci di essere salvati da Dio, siamo noi a dover estrarre dalle macerie quel Dio che i terremoti della storia annoverano tra le vittime.

E’ Dio stesso a fare proprio sulla croce il grido degli sconfitti e dei falliti lasciato soli: Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?

E’ Dio stesso a dire al mondo che non esiste un Dio che risparmia alle sue creature l’esperienza dell’annientamento.

Lui stesso può essere incontrato in fondo a quest’inferno.

Nuovi inizi e speranze sono possibili solo affrontando le tempeste non immaginando che ci sia un Dio che possa evitarcele.

E come racconta questa splendida sentenza del libro del Talmud, la raccolta delle massime dei padri dell’ebraismo: «per la pace fra marito e moglie, Io (dice il Santo Benedetto) sono disposto a lasciare che il mio nome scritto in santità venga disciolto come polvere nell’acqua. Quanto più (il Santo Benedetto) sono disposto a lasciare che il mio nome scritto in santità venga disciolto come polvere nell’acqua per la pace fra gli uomini».

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