Teatro

Teatro, “Trilogia dell’Assedio” a Modena e “Semidei” al Piccolo di Milano

13 Febbraio 2025

MODENA _ L’Assedio in tre mosse. Una trilogia che viene da lontano, da un tempo in cui il mito s’intrecciava con la storia e che da allora continua a mandare i suoi riflessi nei nostri giorni. Sono tragedie senza tempo, “Edipo Re”, Sette contro Tebe” e “Antigone” che raccontano traversalmente anche i nostri giorni, Opere straordinarie e simboliche scelte dal Teatro dei Venti per celebrare i loro primi venti anni sempre nel segno di un impegno che non conosce flessioni e che costantemente per tanto tempo -accanto all’attività regolare di compagnia teatrale che manda in scena i suoi lavori, compiendo lunghe tournèe anche all’estero- ha costruito dentro le carceri una esperienza di lavoro tra le più importanti e significative d’Italia. Non a caso ha scelto quindi di segnare in modo preciso questo suo anniversario proponendo , dall’11 e sino al 23 febbraio, “Trilogia dell’Assedio”. Si tratta di un progetto drammaturgico in prima assoluta al Teatro delle Passioni di Modena, con la regia di Stefano Tè, drammaturgia di Vittorio Continelli ,la poetessa Azzurra D’Agostino e lo stesso. Il progetto è coprodotto dall‘Ert, Emila Romagna Teatro e il Coordinamento Teatro Carcere Emilia Romagna.

La “Trilogia” è da intendersi come un unicum composto da tre episodi da seguire nell’ordine: “Edipo Re” di Sofocle, “Sette contro Tebe” di Eschilo e “Antigone” di Sofocle. Come avviene abitualmente nella metodologia di lavoro del Teatro dei Venti, il lavoro sulla scena segue di pari passo quello della scrittura per cui “le opere classiche sono diventate così tracce da cui partire per indagare il tema scelto”. Questo modus operandi ha permesso di “rispondere all’esigenza di far dialogare fra loro, attraverso un percorso testuale e tematico coerente, tre sezioni di due strutture carcerarie separate: la Casa di Reclusione di Castelfranco Emilia, la sezione maschile e femminile della Casa Circondariale di Modena”.

Il Coro di “Antigone”, la tragedia di Sofocle parte della “Trilogia dell’Assedio” messa in scena dal Teatro dei Venti al Teatro delle Passioni di Modena (Foto di Chiara Ferrin)

In queste tre tragedie la compagnia ha letto in tutte e tre “la fine di una dinastia e la necessità di costruire un ordine nuovo, la Compagnia ha individuato un tema comune, quello dell’assedio”. Più precisamente come si legge nelle note di drammaturgia: l’assedio del destino è quello di essere inseriti “in un solco che sembra ineluttabile, inEdipo Re”; l’assedio alla città, la guerra che minaccia, in Sette contro Tebe”; l’assedio della ragion di stato e delle convenzioni sociali, in Antigone”.

Sono evidentemente temi di carattere universali che drammaticamente sono sollevati anche nei nostri tempi “che hanno implicazioni etiche e morali, domande essenziali che arrivano fino a noi, che la realtà e la vita ci pongono quotidianamente: come agire? Che fare quando tutto sembra perduto? Si può cambiare quello che sembra già scritto?”.

Ecco quindi che in tempi d’assedio come gli attuali “in cui lo stato di paura e di minaccia viene costantemente ribadito, indagare ancora personaggi archetipici e stratificati come Edipo, Antigone, Ismene, Polinice, Eteocle, Creonte può essere di ispirazione e guida alle nostre scelte. Guida costante che attraversa le tre opere è Tiresia, l’indovino cieco, che posa il suo sguardo sull’umanità e che ci interroga perché in grado di vedere oltre».

Una suggestiva immagine dalla “Trilogia dell’Assedio”, spettacolo teatrale del Teatro dei Venti, regia di Stefano Tè in scena a Modena (Fotografia di Chiara Ferrin)

Ecco lo schema di rappresentazione:. “Edipo Re” va in scena il 18, il 14 febbraio e il 21 alle 20. E’ stato realizzato nella Casa di Reclusione di Castelfranco (le musiche sono di Irida Gjergj).

Sette contro Tebe”: il 12 e il 19 alle ore 20; il 15 e il 22 alle ore 19 (musiche di Igino L. Caselgrandi). E’ stato realizzato presso la sezione maschile della Casa Circondariale Sant’Anna di Modena.

Antigone”: 13 e 20 alle ore 19 E’ stata realizzata nella sezione femminile della Casa Circondariale di Modena. Nelle giornate del 16 e 23 febbraio sarà organizzata la vera e propria maratona a partire dalle 15. Apre “Edipo Re”; segue “Sette contro Tebe” alle 16,30 e infine “Antigone” alle 18.

Restando ancora a Modena fino al 16 febbraio al Teatro Storchi Elena Bucci e Marco Sgrosso, coppia di attori molto affiatata da vita a “La Casa dei Rosmer” tratta dal testo di Henrik Ibsen di cui entrambi gli attori hanno curato l’elaborazione drammaturgica (la regia è di Bucci in collaborazione sempre con Sgrosso). In scena anche Emanuele Carucci Viterbi, Francesco Pennacchia e Valerio Pietrovita. La produzione è del Teatro Metastasio di Prato, Centro Teatrale Bresciano, Ert, Emilia Romagna Teatro in collaborazione con la compagnia Le belle bandiere e il comune di Russi.

““Rosmersholm” o “Casa dei Rosmer”, dramma di Henrik Ibsen messo in scena da Elena Bucci e Marco Sgrosso al Teatro Storchi di Modena (Fotografia di Ilaria Costanzo)

Testo risalente al 1886 “Rosmersholm” (questo il titolo originale) di Ibsen è considerato ‘ancora di forte attualità per “la capacità dell’autore di analizzare meccanismi sociali, civili e politici che superano il tempo e cercano di spiegare le distorsioni del presente”. Lo spettacolo è anche un dramma sui sentimenti “quelli potenti che muovono la misteriosa Rebecca West, interpretata da Elena Bucci, giunta come governante e, dopo il suicido della moglie di Johannes Rosmer (Marco Sgrosso), rimasta come compagna di quest’ultimo”. Johannes è ultimo discendente di una famiglia di “uomini di chiesa, politici e governanti che hanno vissuto seguendo i valori della tradizione e nella certezza di essere nel giusto. Con il suo parco, le vetrate, i grandi ritratti degli antenati e i fiori, la casa emana autorevolezza, prestigio e moralità. Eppure in casa Rosmer si consumeranno simbolici conflitti innescati dalla voglia di rinnovamento e annunciati da un clima da romanzo giallo: due donne osservano dalla finestra un uomo che si avvicina, un misterioso suicidio, spiriti, apparizioni e superstizioni”.

Ancora in Emilia: al Teatro delle Moline di Bologna dal 12 al 16 febbraio, si può seguire “Gramsci Gay” di Iacopo Gardelli con Mauro Lamantia, regia di Matteo Gatta (produzione Accademia perduta e Romagna Teatri). Lo spettacolo è un monologo diviso in due quadri che riflette sull’attuale scollamento tra le generazioni più giovani e a politica. Lo spunto per questo lavoro nasce dall’atto di qualche vandalo che nel novembre del 2019 deturpò il murales con il volto di Gramsci sul muro di Turi dove il pensatore rivoluzionario trascorse cinque anni dei suoi dieci di prigionia, Con l’acrilico rosso qualcuno scrisse sul volto di Gramsci la scritta “Gay”.

L’attore Mauro Lamantia in “Gramsci Gay” di Iacopo Gardelli, regia di Matteo Gatta in programmazione al Teatro Le Moline di Bologna (Foto di Luca Luperto)

La prima parte della pièce è ambientata nel 1920 e racconta di un giovane Gramsci che parla agli operai di Torino mentre il secondo quadro è ambientato ai giorni nostri e “vede protagonista Nino Russo, il vandalo del murales, colto in flagrante e condotto in commissariato per un interrogatorio molto diverso da quello che si aspetta”.

E’ la mitologia che ha ispirato “Semidei”, spettacolo teatrale a cura di Pier Lorenzo Pisano (già autore di “Carbonio”), nuova produzione del Piccolo Teatro di Milano dove è in replica ogni sera sino al 23 febbraio (Teatro Studio Melato). Scene di Giuseppe Stellato, costumi di Gianluca Sbicca, luci di Manuel Frenda. Con: Francesco Alberici, Marco Cacciola, Michelangelo Dalisi, Pierluigi Corallo, Claudia Gambino, Pia Lanciotti, Caterina Sanvi ed Eduardo Scarpetta. Regia di Pier Lorenzo Pisano. “Semidei” si inserisce nell’ambito europeo del progetto “Stages”.

Il lavoro è ispirato a un insieme di leggende minori fiorite attorno ai i poemi dell’”Iliade” e “Odissea”. Nella prima parte di questo inedito dramma -il cui testo è stato pubblicato da Einaudi editore- nei giorni antecedenti la guerra di Troia fotografa quegli eroi mitici colti però in vicende di vita quotidiana come “Achille che litiga con la madre Teti, Ulisse alle prese con un piccolo Telemaco che strilla sempre e non mangia mai, Ettore e Andromaca che cercano di far addormentare il loro neonato, e altri ancora”.

“Semidei” di Pier Lorenzo Pisano al Piccolo di Milano. In alto Francesco Alberici e Claudia Gambino. In basso Marco Cacciola e Pierluigi Corallo (Foto Masiar Pasquali)

Dieci anni dopo il conflitto quegli stessi eroi sono invecchiati e non ricordano neanche più il motivo che li ha portati in guerra, come accade sovente con i reduci delle guerre più vicine al nostro tempo. “Semidei” di Pisano vuole sfruttarele leve di un racconto universale per mettere in discussione la nostra contemporaneità e per provare a capire come si fa a sopravvivere alle cose che finiscono: la fine dell’infanzia; la fine della guerra; la morte dei figli”. L’opera ha senza dubbio forti riferimenti con la realtà attuale. Così spiega l’autore e regista di “Semidei”, Pier Lorenzo Pisano: “Credo che la forza del testo nasca dal fatto di attingere a un materiale che è parte integrante della nostra cultura e che porta con sé temi che da sempre appartengono e sempre apparterranno all’umanità: il dolore per la fine dell’infanzia e in generale per “le cose che finiscono”, la paura della guerra e della morte. Il mito è “il classico” per definizione, perciò, indipendentemente dal momento in cui lo si rappresenta, porta sempre con sé una consonanza con quel che accade nel mondo”.

Una scena da “Semidei”, regia di Pier Lorenzo Pisano, al Piccolo di Milano. Da sinistra Claudia Gambino, Pia Lanciotti e Caterina Sanvi (Fotografia Masiar Pasquali)
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