Teatro

Teatro, Enzo Moscato e il “Grande Olocausto Piccerillo”

12 Aprile 2025

CAGLIARI _ Quando un anno fa circa, Enzo Moscato, poeta e cantore della Napoli dei vicoli e degli ultimi, teatrante raffinato e interprete impareggiabile se ne andò, lasciò un vuoto enorme, non solo ai suoi compagni di lavoro e al pubblico della sua città, ma anche alle centinaia e centinaia di appassionati della sua arte passionale, connotata di lucide riflessioni. Un ricercatore del contemporaneo che come pochi ha saputo coniugare sperimentazione e cultura popolare. Difficile allora pensare che il suo teatro avrebbe potuto trovare ancora un’audience. E invece, miracolo, la sua voce risuona ancora sul palcoscenico. Quanto ha costruito negli anni cioè, possiede gambe e cuore forti giusti per camminare e crescere. Ecco così per il ciclo “Questioni di stile” del Cedac, in scena giorni fa al Teatro Massimo di Cagliari, l’opera “Kinder-Traum Seminar” che, come recita la dizione originale è “un pensiero parola dedicato alla memoria Collettiva dell’Olocausto” liberamente ispirato da “Il Processo” di Franz Kafka. Drammaturgia e regia sono di Moscato, risalenti al 2003, mentre ora la messa in scena è curata collettivamente e prodotta dalla stessa Compagnia teatrale di Enzo Moscato/Casa del Contemporaneo. Un allestimento che tiene assieme la grazia poetica dell’autore-attore e la bravura incontestabile di questa compagnia, sua erede, capace di assorbire gli umori della contemporaneità e guardare al futuro.

L’attrice Cristina Donadio in divisa da kapò d nazista in un lager in “Kinder Traum Seminar” messo in scena dalla compagnia di Enzo Moscato

Lo spettacolo contiene un collage di voci (da Tadeusz Kantor a Etty Hillesum, da Elie Wisel a Janusz Korezak, da Edith Stein a Paul Celan e Marina Cvetaeva e altri) che rimanda all’Olocausto e dove il titolo in tedesco (in italiano significa “Seminario sui sogni dei bambini” o “Seminario sui bambini in sogno”) è lasciato “volutamente nell’ambiguo, così come ambigua è stata lasciata da Jung”.

Dal vivo è come immergersi in una visione frammentata del passato: quello che avviene sul palcoscenico si segue attraverso varchi di una geometrica trama di corde costruita dall’artista Mimmo Paladino (autore anche della scenografia). Una rete che cattura come una ragnatela. Sono fessure, lacerazioni di una quarta parete attraverso cui è possibile guardare. Un filtro emozionale: commuove offrendo straniamento, percettibile e doloroso come una ferita che brucia. Quella tragedia, un’ecatombe, colpì migliaia e migliaia di bambini. Fu un eccidio calcolato con freddezza.

La scena è un buco nero dove fluttuano i personaggi e le cose; a malapena si scorge un alberello scheletrico illuminato fiocamente. Non ci sono tempi di attesa.Tutto è già compiuto o sta per compiersi. I personaggi, vittime designate, deportati, alla mercè di SS e kapò dei lager, escono dall’oscurità come ombre. Si muovono con lentezza… Una bambina con un grembiule, Matilde, entra in scena lanciando petali di rose; attraversa lo spazio ripetendo più volte le parole di Hillesum: “Nel sangue, nel sangue/ c’è un ritmo più profondo/ che si deve insegnare ad ascoltare….”.

“Kinder – Traum Seminar”,  dal testo di Enzo Moscato. Nella foto da sinistra le attrici Vincenza Modica e Cristina Donadio (Fotografia ph©Pino Miraglia)

Matilde parla con i fantasmi, fraternizza con loro si siede in disparte per muoversi ancora leggera…

Sì, l’importante è ascoltare per imparare. E le voci e le memorie si alternano così in uno stranito oratorio dove gli attori segnano il tempo dell’infinito in emozionante sequenza. Adesso, ora, poi… Da un ispirato Giuseppe Affinito alla melanconica Vicenza Modica fino alla possente e statuaria Cristina Donadio. Presenze ieratiche. Risuonano le parole dando un senso alle voci: il tedesco si intreccia con il napoletano, il dialetto con la lingua. Scandiscono il tempo dell’Apocalisse anticipando la fine. Vicenza echeggia Dostoevskij (“O suonno. E’ una terribile volontà di/potenza, o’ suonno./ E ognuno ‘e nuje è vittima d’o suonno ‘e/ tutte ll’ate…”) . Giuseppe Affinito fa emergere il ricordo di un altro eccidio. “Vi ricordate Hiroshima? No?” “So’ e destini stessi ca tenimme ccà./Vous vous souvenez d’Hiroshima? Pas? So’ e destini stessi ca tenimme ccà”…

Modica ripete una nenia: “Comme barbarèa,/ accussì natalèa… Comme tedeschèa,/ accussì massacréa..”. Come per Santa Barbara così sarà per Natale… come si muovono i tedeschi arriverà il massacro…

Lentamente diviene un crescendo. Un venticello che inizia a spirare più forte e porta alla soluzione finale. E’ Cristina Donadio – straordinaria attrice, quintessenza del teatro di Moscato di cui è stata ed è gelosa custode – tagliente e spietata urla con voce metallica : “Erpfeift seine Juden hervor labt schaufeln ein Grab in der Herde Er befiehlt uns spielt auf nun zum tanz” ( “Fischia ai suoi Ebrei fa scavare una tomba nella terra ci comanda ora suonate alla danza”). Non ha incertezze, osserva e beve. Beve fino ad ubriacarsi guardando distaccata le sue vittime, accennando passi di marcia controlla quelli di una danza macabra che avanza in un turbinìo di suoni, la voce di Zarah Leander, le note struggenti del violino di Itzak Perlman

L’attrice Vincenza Modica in “Kinder – Traum Seminar” di Enzo Moscato La rete di corda è dell’artista Mimmo Paladino (Fotografia ph©Pino Miraglia)

E’ l’Olocausto visto dai bambini. Bambini che sognavano nella notte. Sogni densi, feroci. E violenti.

E’ Vincenza ancora a sollevare il telo nero sul male. “Aroppe accuminciaie “a sfilata./ I due adulti non vivevano / già più. A lengua pendula,/ ngrossata, blu./ Ma la terza corda nun steve certo/ ferma: pure si appena-appena, /il“pipel”, ‘o criaturo, il bambino, /viveva ancora, eccome!/ Cchiù ‘e na mez’oretta restai accussì,/ a lottare tra la vita e la morte./Sparpetianno sott’all’uocchie nuoste./ E nuie l’avevam’a guardà dritto in faccia./

Rispirava ancora quando ce passaie vicino”…

Er ruft streicht dunkler die Geigen dann steigt ihr als Rauch in die Luft” (grida suonate piùcupo i violini e salirete come fumo nell’aria”)

als Rauch in die Luft!”

… Come fumo nell’aria”.

Un ritratto del grande autore-attore , drammaturgo napoletano Enzo Moscato, scomparso l’anno scorso in “Ritornanti” (Fotografia di Fiorenzo de Marinis)

Cristina Donadio:

Ma ‘e ccriature sunnavano. Cuntinuavano a sunnà.

Nonostante il tatuaggio sulle tempie che avrebbe loro impedito di farlo. E ‘o ccuntrario’e nuie, ca, invece, a sunnà,

buone nun ereme cchiù, a tantu tiempo. E perciò si è dovuto eliminarli. Tutti.

Si è dovuto affrontare nu Grande OlocaustoPiccerillo. Nu Grande Maciello Piccerillo. NuGrande Sterminio Piccerillo

Dove li abbiamo passati per le armi, o per il gas, auno a uno”.

La piccola Matilde a fa sue le parole di Etty Hillesum, sigillando quell’infinito dolore… per quei bambini volati come fumo nel vento.

Nel sangue, nel sangue/ c’è un ritmo più profondo/ che si deve insegnare ad ascoltare….”

L’attore Giuseppe Affinito nell’opera “Kinder – Traum Seminar” di Enzo Moscato  dedicato alle vittime innocenti dell’Olocausto (Fotografia ph©Pino Miraglia)

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