Musica
“Multipolare”, un disco dalle mille sfaccettature: intervista all’artista SCURO
Lo scorso 13 dicembre Scuro ha pubblicato “Multipolare” per Atomo World, disco di nove tracce che è stato anticipato dai singoli “Balla” e “Daltonico”. “Multipolare” perché è un disco che mostra diverse facce di sé esplorando generi musicali differenti tra loro. L’album si sposta in maniera anche abbastanza netta dall’indie-rock al synth pop a sonorità più acustiche e non solo. Il fil rouge tra tutti questi elementi è il racconto introspettivo del mondo dell’autore. Uno sguardo che parte verso l’esterno e la società ma va a concludersi verso sé stesso in un percorso che mette a nudo il modo di essere di chi scrive. Scuro è cantante, chitarrista, autore e producer. Il suo viaggio nella musica inizia nel 2008 come vincitore del Jack Daniel’s Tour che gli permette di esibirsi a Nashville negli USA ed aprire live di Hard-Fi e Mick Jones dei Clash. Ciò che ha fatto in seguito oggi lo ha portato fino qui. In questa intervista Scuro si racconta a partire dalle sue scelte musicali.
Da cosa deriva la scelta del tuo nome d’arte?
É semplicemente il mio cognome, quindi é stato piuttosto facile scegliere. Anche se in realtà credo di essere molto più solare e positivo che scuro nella vita, in musica mi piace tirare fuori quegli angoli e quegli spazi che spesso restano al buio del mio modo di essere, un po’ per portarli alla luce. É per questo che ad un certo punto l’ho accettato bene anche come nome d’arte.
Nel disco “Multipolare” spazi fra diversi generi: è una scelta dovuta alle molte influenze musicali che hai avuto?
Certo, ascolto tanta musica e non mi lego necessariamente a un genere. Mi sono chiesto perché limitare la mia creatività ad un solo ambito musicale e, alla fine, ho provato a mettere insieme le idee compositive più disparate; dapprima mi é sembrato un patchwork incredibile ma poi quando mi sono messo a scrivere e a raccontare con i testi, il filo comune é sorto quasi spontaneamente.
Quali sono le difficoltà per un musicista nell’affrontare più generi in uno stesso disco?
La difficoltà può essere quella di non riuscire ad essere catalogato, ma solo perché oggi gli stores digitali ti “obbligano” a far parte di un contenitore anziché un altro. Io invece credo fermamente nella libertà dell’aspetto creativo se si vuole essere spontanei e credibili in qualche modo. Se si pensa a tanti artisti del passato, non é che si possa racchiuderli in un solo genere. Il problema della catalogazione però poi si evidenzia nella difficoltà di creare cose originali.
C’è un genere a cui ti senti più legato rispetto agli altri?
Probabilmente il pop rock e la sperimentazione di Beatles, Bowie o i Pink Floyd, la melodia e la genuinità di Battisti. Sono legato alle canzoni “di contenuto”.
Ti senti ‘multipolare’ nella vita come nella musica?
Abbastanza, amo il cambiamento e le varie sfaccettature e possibilità che la vita può offrire; tutti i molteplici poli che però é bene far gravitare intorno al centro, ossia i propri punti fermi, ciò che per noi é importante e ci dà forza.
Qual è il mondo interiore e introspettivo che racconti nel disco?
L’album si apre ad alcune considerazioni verso l’esterno, sul mondo della musica, sui rapporti sociali, emotivi, sul confronto generazionale, per poi tornare a viaggiare verso il mio interno, quello che cerco di scoprire di me stesso ogni giorno provando a conoscermi. E così in qualche maniera può farlo anche chi mi ascolta, magari rivedendo anche un po’ se stesso, creando una sorta di scambio
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