Storia
Insegnare la storia vera
Sulle pagine del Corriere del 29 gennaio Ernesto Galli della Loggia se l’è presa non poco con “una parte importante del pubblico colto, in specie del ceto intellettuale” che dipenderebbe da “una visione della storia immaginaria e compiacente, sostanzialmente falsa”. Il casus belli sarebbero le reazioni “circa nuove indicazioni nazionali per conto del Ministero dell’istruzione, in particolare per l’appunto quelle riguardanti la storia” elaborate da lui e da altri. Si tratterebbe di ricentrarne l’insegnamento su ciò che “ci riguarda più da vicino”.
Verrebbe da chiedersi se l’autore abbia fatto i suoi studi altrove e cosa sappia di ciò che realmente succede nelle scuole di vario ordine e grado. Posso testimoniare che non soltanto per i boomer come me, ma anche per gli allievi che annualmente seguo all’università la Prima Guerra Mondiale è stata e talvolta rimane quella del ’15-’18, in barba al fatto che sia iniziata un anno prima. Peccato che noi non c’eravamo, e comunque persiste la tendenza a considerarla l’ultima puntata dell’epopea risorgimentale che avrebbe avuto il ruolo principale di conquistare le terre ancora ‘irredente’. Poco o niente sulla fine dei grandi Imperi transnazionali come l’Austro-ungarico e lo Zarista, oltre che l’Ottomano. Quel che era stato inaugurato con Carlomagno nell’800 d.C., il Sacro Romano Impero (erede di Augusto, ma sacro in quanto cristiano ), per passare poi da conduzione franca a quella germanica (guarda caso le due aree tuttora prevalenti nell’Unione Europea) sfaldandosi ha innescato dinamiche che perdurano fino a oggi nel nostro Continente, senza parlare degli accordi franco-britannici sul Medio Oriente che stanno in buona sostanza alla base praticamente di tutti i conflitti che da allora continuano a martoriare la sponda meridionale e orientale del Mediterraneo. Ancor maggior scandalo sembrano suscitare nell’articolo possibili (e ormai quasi indispensabili) incursioni verso l’India o la Cina, i due paesi più popolosi al mondo.
Si rimprovera a degli irenici (leggi babbei) malati di mondialismo universal-progressista una concezione della storia come continua evoluzione verso il meglio, cosa che invece proprio l’attitudine a guardarsi l’ombelico favorisce, tanto da opporre la storia ‘vera’ (cioè la nostra) a tutto il resto. Non accetto soprattutto il declassamento a “glassa di buoni sentimenti” le motivazioni di chi ritiene utile se non irrinunciabile guardare anche oltre i propri perimetri. È appunto questo che ci potrebbe fornire metodo ed esemplificazioni atti a comprendere i meccanismi antropologici, socio-politici, cultural-valoriali e via dicendo che stanno alla base di troppe situazioni apparentemente irrisolvibili (a noi vicinissime come il Medio Oriente o l’Ukraina), sulle quali non riusciamo a farci alcuna idea sensata, condannati ad attendere un cambio della guardia a Washington per ritrovarci… ancora più confusi e disorientati di prima.
*
Devi fare login per commentare
Accedi