Mobilità
Il rebus Move – In
Ho un Euro 5 diesel che Milano non vorrebbe più vedere. Mi concede però di circolare, per 2000 km all’anno, pagando una marchetta dal nome Move – In. E va bene. Due anni fa vado all’officina, mi collegano il cervelletto che monitora e conta, pago circa la mezza gamba di una volta per il servizio, che comprende anche il primo anno di libera circolazione in area B, e tiro un sospiro di sollievo. Un App ti dice a che punto sei con la percorrenza nella cerchia infuocata. Non la guarderò mai: se arriviamo, in tre, a 500 km all’anno è già record. In città la usiamo molto poco, ma quel poco è vitale. Io pedalo. Mia figlia ventenne si sta anche lei abituando, e usa l’auto soprattutto per le scorribande serali. Mia moglie fa tanto smart.
Scade l’anno. Vado a orientarmi nel sito dedicato per il rinnovo, mi domando perché si debba ogni volta bruciarsi i neuroni, poi mi rispondo che sono io, sbagliato: la burocrazia digitale mi confonde, mi esaspera, mi fa brutto. Ma con la pazienza che ho coltivato a fatica, riesco a concludere con un colpaccio: rinnovo per due anni. Resetto il pensiero: dimentico la presenza del trabiccolo che brulica sotto il cofano.
A due settimane dalla scadenza del primo anno mi arriva la mail che lampeggia Attenzione: l’adesione non è automatica. In che senso? Leggo bene, rileggo, rientro nel sito Move-In, sfanculo un po’, e niente, il secondo anno, anche se già pagato, va ribadito con tutta una procedura. Mi alzo, sbuccio un mandarino, guardo fuori dalla finestra, una nebbia d’altri tempi, lascio una nuvola di fiato sul vetro e mi ributto al pc. Lo faccio con la concentrazione di un comando d’astronave, e finalmente ecco la mail che conferma l’adesione completata.
Ma non basta. Devi anche dire tutto al TSP, fornitore di servizi fiduciari, che nel tuo caso è Air, quello che ti ha guidato alla messinscena della scatoletta monitor sotto il cofano e che gestisce il tuo contratto. Altrimenti non sarà valida e non potrò circolare. Vado a spiluccare i dati dell’account che ho scritto sulle note dello smartphone, un castello pericolante di password che racchiude la mia vita, ed entro su Air. Eseguo e alzo le braccia al cielo, a metà tra il gesto di vittoria e lo stiramento da sbadiglio.
Invece no. Ieri, giorno dopo la effettiva scadenza del primo anno, arriva altra mail. Non puoi circolare! Sei scaduto!
Ma come cassius è possibile? Allora vado subito sul TSP, che l’avevano scritto che devi procedere anche con lui, e penso che magari ho dimenticato qualche cazzillo, invece il bel rettangolino con la scritta aerobica Air conferma la mia condizione attiva fino a novembre del 2025. Ma su Move- In, roba della Regione, il mio rinnovo risulta non completato.
Mi sto agitando. Mia figlia pure: sta aspettando di capire se può prendere la macchina: deve uscire tra un’ora, e visto il nebbione umido non ha testa di prendere la bici e coi mezzi ci mette una vita. Chiamo il numero verde. Metto il vivavoce, aspetto zen la voce dell’operatore, e quando si presenta dico il mio problema con la calma che mi resta. Gli scandisco quindi dati, date, targa, numero ID. “Qui non risulta, non la vedo, l’auto, si rivolga ad Air” E no, adesso però mi girano pesante, che c’è qualcosa che non va, e non sono io! Mi ripete che lui non vede nessuna adesione rinnovata. Rispiego tutto quello che ho fatto, con la ciliegina del box di Air che mi conferma, è scritto chiaro, che sono attivo fino al novembre 2025. Si rivolga ad Air, mi spiace, non posso aiutarla.
Lo saluto con il tono di mandarlo a quel paese là. Chiamo Air. Dieci minuti di trillare, in vivavoce, tempo nel quale maledico tutta la burocrazia italiana. Ed ecco una voce gentile, che ascolta, si dimostra da subito paziente, desiderosa d’essere utile. Un ragazzo. Non mi chiede nemmeno i dati, dal mio numero di telefono ha già tutta la pratica davanti. Che bella, la tecnologia che ti vuol bene! E mi spiega che il mio servizio è stato revocato qualche giorno fa. Revocato? Sì. E aggiunge che non se lo spiega, perché anche lui vede che con Air è tutto a posto fino all’anno prossimo. Una situazione molto anomale, sospira. Si sente che sta elaborando una strategia. Io sono impalato. Non me la spiego, aggiunge. Io meno di lei, penso. Ma è pur vero che la Regione Lombardia è sotto l’ala del dottor Fontana che non sapeva nemmeno infilare una mascherina: i suoi sistemi informatici gli somigliano. “Allora, signor Baruffaldi, lei deve fare così: entri in Move – In, registri nuovamente il suo veicolo, che è stato revocato, le daranno un nuovo ID, mi richiama e me lo comunica, e riattiviamo.”
Ma…
“Non si preoccupi, il pagamento e il rinnovo resteranno legati alla targa del veicolo.” Deve sentirmi sfinito, perché aggiunge: “Se vuole, la richiamo io fra dieci minuti esatti, il tempo che le servirà alla nuova registrazione.” Va bene. Mi dice l’ora esatta in cui mi ricontatterà, è sono 14 minuti, ed è meglio. Saluto, ringrazio, mi tuffo in Move – In, ma l’unico modo che trovo per registrarmi e nell’aggiungere un altro veicolo. Lo faccio, e non lo vuole: ce n’è giù uno. Ma porca quella puttana, allora siete proprio delle merde! E sì, in quei momenti le spari così, a salve, e a casaccio. E puntuale arriva la telefonata del mio amico gentile.
“Signor Baruffaldi, sono in anticipo di un minuto”
Ha fatto bene. Spiego l’impossibilità di fare quello che mi ha suggerito. Intanto mia figlia, vestita, mi si para davanti. Allargo le braccia, prima, poi le intimo di lasciarmi tranquillo un secondo.
“Purtroppo io non conosco come funziona su Move – In, ma davvero questa revoca che le hanno fatto non me la spiego” Si figuri io, e sfondo nuovamente l’ovvio. “Abbia pazienza un minuto”. Se preferisce può richiamarmi dopo aver fatto le sue ricerche, dico.
“No, perché poi sarei preso da altre telefonate e mi dimenticherei di lei. E non voglio!”
Chiude proprio così: non voglio.
“La metto solo in attesa massimo un minuto.” Tutto il tempo che vuoi, fratello!
Mia figlia sta smanettando su whatsapp, le faccio cenno di attendere ancora un cicinin. Oppure di andarsene coi mezzi. Resta.
E arriva la voce dell’operatore Air. Sento subito che è quasi raggiante. Vincente. “Signor Baruffaldi, abbiamo attivato noi, in manuale, ora lei può circolare.” Quindi tutto ok?, chiedo, ancora incredulo.
“Non deve pensare più a niente” aggiunge, con una bella voce soddisfatta.
Gentilezza e disponibilità dovrebbero essere obbligatori, in qualunque servizio al cosiddetto cittadino, invece quello che ha fatto mi stupisce. E mi emoziona. Sinonimi.
Spero che le arrivi tutta la mia gratitudine!, mi esce dal cuore.
“L’ho percepita”, risponde.
Grazie.
“Di niente. Buona giornata.”
A lei di più.
Alzo il pollicione verso mia figlia, e lei risponde con un Grande papo. Mi piglio quest’aggettivo immeritato e giusto perché le soprese non finiscono mai vado a controllare sul sito di Move – In: il bel verde luminoso mi dichiara Attivo.
Mentre mia figlia dedica il tempo risparmiato al confronto con lo specchio, io torno alla finestra a godermi uno spiraglio di sole che sfonda il grigio e la rinnovata fiducia nell’umanità. E nei colpi di culo. Perché devi comunque pescare un Jolly.
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