
Ambiente
Custodire non basta
Se l’ecologia si ferma alla protezione, resta muta. È nel limite abitato che la vita si rigenera.
Ci hanno insegnato a proteggere. A custodire la natura, come fosse una reliquia. A non disturbare. A non toccare. A restare buoni, mentre il mondo brucia.
Ma custodire non basta.
Perché la terra non è un giardino da contemplare. È un luogo da abitare. E abitare significa sporcarsi. Prendersi cura. Mettere le mani. Correre il rischio della presenza.
La crisi ambientale non è una frattura tecnica. È il sintomo di una relazione spezzata.
Non tra uomo e natura. Ma tra l’uomo e il suo limite.
Abbiamo costruito una civiltà che rifiuta il confine. Che non accetta lo scarto. Che rigetta la fragilità.
E così, il mondo che abitiamo si rompe. Si consuma. Non perché manchino le risorse. Ma perché manca una cultura del limite.
Il dogma della crescita ha colonizzato anche l’ecologia. Ci raccontano che si può salvare l’ambiente con l’innovazione, con le app, con i nuovi materiali. Ma la verità è un’altra.
Nessuna tecnologia può sostituire una relazione.
Nessuna rivoluzione verde ha senso se non parte da qui. Dal modo in cui stiamo nelle cose.
Il tempo non è un problema da risolvere. È uno spazio da abitare.
E il limite non è una barriera. È un linguaggio. Ci dice chi siamo. Dove finiamo. Dove inizia l’altro.
L’ambiente non ha bisogno di santuari. Ha bisogno di uomini e donne che sappiano stare. Che sappiano fare. Che sappiano trasformare senza distruggere. Che sappiano restare.
Sostenibilità non è un’idea. È un gesto. È il modo in cui cammini, in cui produci, in cui mangi, in cui ami.
È la relazione tra il tempo e il corpo. Tra ciò che prendi e ciò che restituisci.
Il futuro sarà di chi saprà rimettere in circolo. Di chi saprà rammendare. Di chi saprà dire “basta” senza cedere al rancore.
L’economia circolare non è una strategia. È una spiritualità concreta. È l’arte di far fiorire ciò che sembrava perduto.
Ma questa arte non nasce dalla tecnica. Nasce dalla responsabilità. Dal sentire il mondo come una casa, non come un magazzino.
Ecologia non è proteggere. È abitare.
E per abitare, bisogna scegliere di esserci. Di non delegare. Di non aspettare.
Ma siamo ancora capaci di abitare il limite?
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