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Religione
Chiese in disuso trasformate in moschee: un’opportunità di continuità spirituale?
25 Febbraio 2025
Negli ultimi anni, in diverse città europee, si assiste alla riconversione di chiese cristiane in moschee. Questo fenomeno, spesso fonte di dibattiti accesi, nasce da una realtà innegabile: molte chiese, soprattutto in contesti urbani, sono ormai vuote o in stato di abbandono. La chiusura di questi edifici di culto può derivare da vari fattori, tra cui il calo della partecipazione religiosa, costi di manutenzione troppo elevati e problemi strutturali irrisolti. Tuttavia, invece di lasciarle degradare o di destinarle a usi profani come bar, discoteche o centri commerciali, potrebbe essere preferibile permettere che continuino a essere luoghi di preghiera, anche se destinati a una fede diversa.
Un esempio recente di questa tendenza è la chiesa riformata unita di St Thomas a Langley Road, Nascot, Watford. Chiusasi nel 2015 per problemi strutturali e inutilizzata da allora, ha ricevuto due volte l’approvazione per lavori di ristrutturazione che non sono mai stati portati a termine. Alla fine, l’edificio è stato acquistato per 3,5 milioni di sterline dall’Ar-Rahamah Trust, un’organizzazione islamica che intende trasformarlo in una moschea. Questa notizia ha suscitato reazioni contrastanti, con alcuni cristiani che vedono la conversione come una perdita, mentre altri, come il sottoscritto, la considerano un’opportunità positiva.
La riconversione di chiese in moschee non è un fenomeno isolato. In diverse città del Regno Unito, della Francia e della Germania, comunità islamiche in crescita hanno acquisito edifici di culto cristiano in disuso per adattarli alle loro esigenze. Queste acquisizioni avvengono spesso in modo pacifico e con il consenso delle autorità religiose, che vedono in questa soluzione un modo per preservare la sacralità del luogo.
In Francia, ad esempio, il calo delle vocazioni e della frequentazione delle chiese ha portato alla vendita di numerosi edifici ecclesiastici. Alcuni di questi sono stati trasformati in centri commerciali o spazi culturali, mentre altri sono diventati moschee. A Clamart, vicino a Parigi, una chiesa cattolica in disuso è stata acquistata da una comunità musulmana e trasformata in un luogo di culto islamico, con il pieno sostegno del sindaco e delle autorità locali.
In Germania, dove le chiese protestanti e cattoliche stanno chiudendo a un ritmo allarmante, diverse comunità musulmane hanno trovato in questi edifici un’opportunità per stabilire luoghi di preghiera dignitosi, senza dover costruire nuove moschee da zero, un processo spesso ostacolato da burocrazia e resistenze politiche.
In Italia, il fenomeno delle chiese inutilizzate è altrettanto rilevante. In molte città e piccoli paesi, edifici di culto storici sono abbandonati o utilizzati solo sporadicamente. Alcuni di essi sono stati trasformati in spazi commerciali o ricreativi, perdendo completamente la loro funzione originaria.
Prima di trasformare una chiesa in una moschea, bisognerebbe valutare alcune opzioni. In primo luogo, si potrebbe verificare se esistano altre denominazioni cristiane interessate a rilevare l’edificio. Se non vi fossero chiese cristiane bisognose di un nuovo luogo di culto, allora si potrebbe prendere in considerazione la cessione a comunità musulmane.
Per garantire una transizione rispettosa, alcuni accorgimenti potrebbero essere adottati. Ad esempio, elementi iconografici cristiani potrebbero essere coperti con pannelli rimovibili in cartongesso, in modo da non urtare la sensibilità dei nuovi fedeli, senza tuttavia distruggere il patrimonio artistico dell’edificio. In questo modo, le modifiche sarebbero facilmente reversibili e le opere della fede popolare salve
Permettere la trasformazione delle chiese in disuso in moschee potrebbe portare diversi benefici. Innanzitutto, si eviterebbe il degrado di edifici storici, che potrebbero essere mantenuti e restaurati grazie all’impegno delle comunità islamiche. Inoltre, si garantirebbe la continuità della funzione spirituale del luogo, evitando che venga destinato ad usi profani.
Un altro aspetto positivo sarebbe il rafforzamento del dialogo interreligioso. In un’epoca in cui le divisioni religiose vengono spesso enfatizzate, un gesto di apertura come questo potrebbe favorire la comprensione reciproca tra cristiani e musulmani, creando un clima di maggiore tolleranza e rispetto.
Ovviamente, non tutti vedono di buon occhio questa soluzione. Alcuni fedeli cristiani ritengono che trasformare una chiesa in una moschea significhi perdere un pezzo della propria identità religiosa. Inoltre, vi è il timore che in futuro possa esserci uno squilibrio nel paesaggio religioso delle città europee.
Tuttavia, bisogna considerare che il fenomeno delle chiese vuote è una realtà, e ignorarla non porterà a una soluzione. Inoltre, la riconversione di chiese in moschee non è un’imposizione, ma il risultato di una libera compravendita tra comunità religiose. In molti casi, le chiese vendute erano già destinate alla demolizione o alla trasformazione in spazi profani, e la scelta di mantenerle come luoghi di preghiera, seppur di una fede diversa, appare una soluzione più rispettosa della loro funzione originaria.
Il sottoscritto ritiene che la riconversione delle chiese in moschee sia un’opportunità per garantire che questi edifici, impregnati di spiritualità in ogni singolo mattone, non diventino luoghi profani ma continuino a essere spazi dedicati alla preghiera
Meglio che una chiesa abbandonata venga trasformata in un luogo di culto per l’Unico Dio piuttosto che vederla degradare o essere adibita a funzioni del tutto estranee alla sua sacralità. Questo approccio permette di mantenere viva la presenza della fede in questi edifici, offrendo loro una nuova vita all’insegna della spiritualità e del rispetto di coloro che la edificarano. Infatti, chi costrui le chiese voleva che fossero lughi di preghiera e misericordia, non supermercati, bar o alto. La conversione di chiese abbandonte in moschee sarabbe rispettare la volonta spirituale dei suoi costrutturi.
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