
Terzo Settore
60 anni di AIRC: ricerca, passione e competenze rendono il cancro sempre più curabile
La Fondazione AIRC continua a crescere e affronta sfide sempre più
ambiziose, con un approccio innovativo ed efficace.
Quest’anno la Fondazione AIRC compie 60 anni. 60 anni di ricerca e innovazione per la lotta contro il cancro, una realtà fatta di persone e impegno, ricercatori, donatori, dipendenti e volontari tutti uniti nella stessa missione. In questi 60 anni AIRC ha destinato oltre 2,5 miliardi di euro alla ricerca sul cancro, contribuendo ai progressi scientifici che hanno migliorato le prospettive di cura per moltissime persone. Dal 2022 Daniele Finocchiaro è Consigliere Delegato di Fondazione AIRC, dopo una lunga esperienza nel settore farmaceutico, in Confindustria e come Presidente dell’Università di Trento ha portato la sua esperienza in campo no profit, unendo così i valori di solidarietà e il bene comune a una visione strategica. In questa intervista ci racconta i suoi primi anni in AIRC e i progetti futuri.
Lei è in AIRC da più di 3 anni qual è il bilancio di questo primo periodo, ha già raggiunto degli obiettivi che si era prefissato nel breve termine?
Il mio bilancio personale è incredibilmente positivo, sono felicissimo del percorso intrapreso. Guidare un’organizzazione come AIRC significa essere consapevoli del sostegno che riceviamo da milioni di italiani, dei volontari che ci affiancano e dei ricercatori che portano avanti progetti fondamentali per il progresso della ricerca oncologica. Un’enorme responsabilità che ci spinge a dare sempre il massimo per garantire un impatto concreto nella lotta contro il cancro. In questo periodo, abbiamo lavorato intensamente su numerosi fronti, con l’obiettivo di consolidare i successi già ottenuti e di aprire nuove strade per il futuro. Tra gli elementi che più mi hanno colpito c’è l’incredibile dedizione e passione di tutte le persone coinvolte in AIRC, dal personale operativo ai volontari, che ogni giorno si impegnano con determinazione per sostenere la missione della Fondazione. Il nostro lavoro è un processo continuo, che affrontiamo giorno dopo giorno con grande senso di responsabilità. Il nostro impegno è stato costante nel promuovere la consapevolezza e il supporto alla ricerca sul cancro, coinvolgendo un numero sempre maggiore di persone e istituzioni. Allo stesso tempo, abbiamo lavorato per rafforzare governance, processi e strumenti, per garantire un’efficienza e un’efficacia sempre maggiori.
Come ha vissuto il passaggio dal profit al no profit?
La ricerca e l’innovazione sono sempre stati il filo conduttore della mia vita professionale. Non soltanto nei venti anni nel settore farmaceutico, ma anche in Confindustria e nella bellissima e formativa esperienza come Presidente dell’Università di Trento. Ho sempre sentito il bisogno di mettere a disposizione quanto appreso negli anni, portando la mia esperienza in nuovi contesti e in nuove sfide. Per questo, quando si è prospettata l’opportunità di entrare a far parte di AIRC, non ho avuto esitazioni: è stata una scelta naturale, dettata dalla volontà di restituire e di provare a fare la differenza in un ambito così cruciale per la salute di tutti.
Questa commistione quanto è proficua per una realtà come AIRC?
Non trovo valore nel definire una contrapposizione quanto a promuoverne l’integrazione e permettere la contaminazione tra due mondi che, pur avendo logiche differenti, possono arricchirsi a vicenda. Il settore non profit è fortemente basato sull’adesione a una causa, su valori di solidarietà e sull’impegno costante per il bene comune. Dall’altro lato, il mondo del profit porta con sé un approccio strutturato alla gestione, al metodo, all’innovazione e all’ottimizzazione delle risorse. Unire queste due anime significa poter contare su competenze manageriali e strategie efficienti, senza mai perdere di vista la missione principale: sostenere sempre di più la ricerca oncologica per rendere il cancro sempre più curabile. Ciò che rende questa commistione particolarmente proficua per AIRC è il valore aggiunto rappresentato dalle persone. In AIRC convivono professionisti di grande talento, mossi da una profonda adesione alla causa. Alcuni di loro provengono dal mondo del profit. Questo mix di competenze, passione e visione strategica è ciò che permette alla Fondazione di crescere costantemente e di affrontare sfide sempre più ambiziose con un approccio innovativo ed efficace.
Ricerca, impresa e volontari è questo il segreto per il buon funzionamento di una realtà come AIRC?
Più che di un segreto, parlerei di un modello vincente basato sul senso di appartenenza e sulla forza della comunità. AIRC non è solo un ente di finanziamento della ricerca, ma un vero e proprio ecosistema in cui interagiscono ricercatori, donatori, volontari e partner aziendali, tutti accomunati dalla volontà di contribuire alla ricerca sul cancro. Se oggi AIRC è il principale ente di sostegno alla ricerca indipendente sul cancro in Italia, è proprio grazie a questa sinergia. Ogni contributo, piccolo o grande che sia, aiuta a far progredire la conoscenza scientifica e ad avvicinarci all’obiettivo di rendere il cancro sempre più curabile. Questo spirito di collaborazione e dedizione è ciò che rende AIRC una realtà unica e in costante crescita.
Proviamo a descrivere AIRC con qualche numero?
Di numeri ne abbiamo tantissimi! AIRC è una realtà fatta di persone, impegno e numeri che raccontano la portata del nostro lavoro. Siamo sostenuti da 4,5 milioni di donatori, circa il 10% della popolazione adulta italiana, che credono nella nostra missione e la rendono possibile. Possiamo contare su una rete straordinaria di 20.000 volontari, attivi su tutto il territorio nazionale grazie all’incessante lavoro di 17 Comitati e uffici regionali, che ci permettono di essere presenti ovunque. Con 160 dipendenti garantiamo una gestione efficace delle attività. Tutto questo per dare la possibilità a oltre 5.000 ricercatrici e ricercatori di portare avanti il proprio lavoro, dentro e fuori i laboratori. Nel solo 2025, abbiamo erogato oltre 141 milioni di euro per la ricerca, finanziando più di 770 progetti innovativi. E guardando alla nostra storia, il nostro impegno è ancora più evidente: in 60 anni di attività, AIRC ha destinato oltre 2,5 miliardi di euro alla ricerca sul cancro, contribuendo ai progressi scientifici che hanno migliorato le prospettive di cura per moltissime persone.
Qual è il contributo dell’Italia e di AIRC nella ricerca per la lotta contro il cancro a livello globale?
Ogni anno, in Italia, oltre 390.000 persone ricevono una diagnosi di tumore, ma anche grazie ai progressi della ricerca finanziata da AIRC, oggi è possibile offrire ai pazienti trattamenti sempre più efficaci. La metà dei cittadini che oggi si ammalano è destinata a guarire, perché avrà la stessa attesa di vita di chi non ha sviluppato il cancro. I nostri costanti investimenti nella migliore ricerca lungo gli ultimi sei decenni hanno contribuito a comprendere meglio i meccanismi del cancro, sviluppare diagnosi sempre più precoci e terapie più efficaci. Abbiamo imparato che il DNA, le sue modificazioni, anche epigenetiche, e i nostri comportamenti influenzano l’insorgenza del tumore. Grazie ai continui progressi scientifici, oggi possiamo guardare la malattia dritta negli occhi: abbiamo definito chemioterapia e radioterapia più efficaci e meno tossiche, nuovi farmaci biologici per cure personalizzate e strategie che utilizzano il sistema immunitario come alleato per combattere il cancro. All’orizzonte si apre una nuova frontiera: i vaccini per la prevenzione e il trattamento dei tumori.
Ricerca e prevenzione sono due aspetti fondamentali della lotta contro il cancro in AIRC, quali sono gli ultimi progetti finanziati e messi in atto?
Ricerca e prevenzione sono due pilastri fondamentali nel contrastare il cancro. Per questo, AIRC è da sempre impegnata a diffondere l’informazione scientifica e a promuovere una cultura della salute e della prevenzione, portando questi temi nelle scuole, nelle piazze, nelle aziende e attraverso i mezzi di comunicazione. Tra le iniziative più recenti spicca il Protocollo di Intesa tra AIRC e AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), un’alleanza strategica nata per rafforzare la prevenzione oncologica e garantire al pubblico una corretta informazione. Questo accordo consolida una collaborazione già esistente e apre la strada a nuovi progetti congiunti, volti a sensibilizzare la popolazione e a promuovere stili di vita sani, fondamentali per ridurre il rischio di tumore. Inoltre, grazie a questa partnership, è possibile amplificare l’impatto delle iniziative di advocacy su temi cruciali per la qualità di vita dei pazienti e delle loro famiglie, avvalendosi della competenza di AIOM nel campo dell’oncologia medica.
Un’altra iniziativa significativa è la recente collaborazione con GESAC, la società che gestisce l’aeroporto di Napoli-Capodichino. Grazie a questo progetto, nella sala imbarchi è stato installato un totem digitale interattivo, che offre ai passeggeri contenuti informativi e quiz sulla prevenzione oncologica. Nell’ambito di questa collaborazione, è stata anche finanziata una borsa di studio per una giovane ricercatrice dell’Università Federico II di Napoli, sottolineando l’importanza di investire nei talenti emergenti della ricerca oncologica.
Ci sono delle “buone pratiche” che sono ancora molto sottovalutate, ma che possono fare la differenza in termini di prevenzione?
Certamente, se consideriamo che – ce lo dicono i dati – fino al 40% dei tumori potrebbe essere evitato con uno stile di vita sano che si traduce in alimentazione equilibrata, attività fisica regolare. Partecipare ai programmi di screening oncologici gratuiti per la diagnosi precoce permette di individuare eventuali tumori in fase iniziale, aumentando notevolmente le possibilità di cura e sopravvivenza. E stop al fumo: Il tabacco è responsabile di circa un terzo dei tumori, e non solo del polmone. Ci sono altre abitudini ancora poco considerate ma che possono avere un impatto significativo sulla prevenzione, ad esempio esporsi ai raggi UV senza protezione è un fattore di rischio per il melanoma e altri tumori cutanei. La prevenzione oncologica è una responsabilità collettiva: informazione, consapevolezza e azioni concrete possono fare la differenza.
Da che età è corretto iniziare a parlarne?
Da subito. AIRC è fortemente impegnata nel sensibilizzare anche i più giovani sui temi della ricerca, della salute e della prevenzione, attraverso progetti educativi rivolti alle scuole primarie e secondarie. Uno dei programmi di punta è Cancro io ti boccio, un’iniziativa che coinvolge gli studenti in un’esperienza di volontariato e cittadinanza attiva distribuendo a scuola i prodotti solidali AIRC. Da oltre 15 anni, le scuole diventano veri e propri punti di sensibilizzazione, portando in classe percorsi didattici su prevenzione, salute e ricerca. AIRC ha all’attivo un vero e proprio programma educativo che prevede percorsi didattici interattivi, webinar per insegnanti e materiali multimediali, come giochi educativi e quiz, per stimolare l’apprendimento della prevenzione e degli stili di vita sani fin dalla giovane età. Ma non dimentichiamo che l’educazione a questi temi passa innanzitutto dall’esempio di noi adulti.
Parliamo anche di emozioni. La Fondazione si occupa, anche indirettamente, degli aspetti emotivi che coinvolgono sia il paziente sia la famiglia interessati dalla malattia?
AIRC è impegnata nel finanziare la ricerca sul cancro per sviluppare terapie sempre più efficaci e meglio tollerate, nella speranza di migliorare non solo la prognosi dei pazienti, ma anche la qualità della loro vita e di quella delle loro famiglie. La diagnosi di tumore rappresenta un evento che genera un forte impatto emotivo sia sulla persona che la riceva sia su chi gli sta accanto. La speranza che nasce dai progressi della ricerca può tradursi in un effetto positivo sul vissuto delle famiglie, offrendo loro nuove prospettive e maggiore fiducia nel futuro. Ogni passo avanti in questo senso non è solo una conquista scientifica, ma anche un messaggio di speranza per tutti coloro che affrontano questa sfida.
Quest’anno la Fondazione compie 60 anni come celebrerete questo traguardo?
Abbiamo in piano molte attività che coinvolgono l’intera comunità di donatori, volontari e ricercatori, che ci vedranno impegnati per tutto l’anno, con momenti di particolare impatto comunicativo e di coinvolgimento. Accanto alle nostre storiche campagne e agli eventi sul territorio ci saranno una serie di iniziative speciali come la data finale del tour di Umberto Tozzi in programma il 5 ottobre all’Arena di Verona, un’occasione per ricordare questo importante anniversario e contribuire a raccogliere nuovi fondi per i nostri scienziati.
Come si può sostenere AIRC?
Ci sono tanti modi per sostenere AIRC e contribuire concretamente alla ricerca sul cancro. Uno dei più immediati è partecipare agli eventi di piazza, come L’Azalea della Ricerca che torna a maggio, in occasione della Festa della Mamma. Le nostre iniziative non solo raccolgono fondi, ma sensibilizzano l’opinione pubblica sull’importanza della prevenzione e del sostegno alla ricerca. Chi desidera fare una donazione diretta può farlo sul sito airc.it, scegliendo anche regali solidali attraverso l’e-shop dedicato.
Un altro modo concreto per sostenere AIRC è destinare alla Fondazione il 5×1000, in fase di dichiarazione dei redditi. Questa scelta non comporta costi aggiuntivi per il contribuente, ma rappresenta una risorsa fondamentale per finanziare progetti di ricerca innovativi e indipendenti in Italia.
Un’altra opzione è quella di pianificare un lascito testamentario, un gesto di grande valore e di generosità per le future generazioni che assicura un impatto duraturo nella lotta contro il cancro.
C’è un aneddoto, un’emozione, un insegnamento che l’ha colpita in questi primi anni di lavoro con AIRC?
Quello che mi ha colpito di più è la mobilitazione collettiva che deriva dalla nostra missione e il patrimonio di reputazione guadagnato in questi 60 anni. Incontrando i ricercatori, si tocca con mano quanto AIRC rappresenti il supporto, il sostegno e la principale determinante del successo della ricerca oncologica italiana. La Fondazione è una garanzia di serietà, rigore, meritocrazia e tempi certi nei bandi e nelle erogazioni di contributo. La generosità che circonda AIRC è straordinaria. Dopo ogni evento, c’è sempre qualcuno che si avvicina per ringraziarci, per ringraziare AIRC, per farci sapere di essere un donatore o per aver deciso in quel momento di diventarlo.
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