Scuola
Grazie Lidia, Virginia e Lucrezia
A Anastasia e a tutte le maturande
Potremmo avere tutte le ragioni per provare sconforto e scoraggiamento davanti alle immagini e alle parole viste e udite nell’inchiesta di Fanpage sui raduni e sulle pratiche formative di Gioventù Nazionale, organizzazione giovanile di Fratelli d’Italia, il primo partito politico in Italia.
Ma sono questi i giovani italiani? La risposta ovviamente è no. Piccola o grande, questi giovani ne sono solo una parte.
Quasi tutti hanno già provato a condannare gesti e parole inneggianti al nazismo e al fascismo (mancano all’appello i dirigenti di Fratelli d’Italia che hanno preferito condannare solo le pulsioni antisemite rivelate dall’indagine).
C’è ancora un aspetto che merita di essere illuminato. Tutti i giovani protagonisti della storia si vede molto bene come cerchino di dissimulare, di nascondersi. Sanno che quanto stanno dicendo e facendo è oggetto di riprovazione sociale, quindi tentano di non mostrarlo. Cercano di tenere fuori giornalisti e possibili rivelatori di quanto accade.
Per spiegare loro che invece la nostra vita sociale e politica ha bisogno di altri cittadini, mi piacerebbe radunarli tutti questi giovani e farli partecipare ad una lezione tenuta da tre giovani studentesse della classe III A del liceo classico Foscarini di Venezia: Linda Conchetto, Virginia Gonzales e Lucrezia Novello.
A proposito del loro rifiuto a farsi interrogare per la maturità dopo aver appreso dei voti pessimi ricevuti per la prova scritta di greco, è certamente difficile per noi, così lontani, distribuire torti e ragioni.
Ma c’è qualcosa di pulito e di luminoso nel loro gesto che per contrasto con quanto appreso dall’inchiesta di Fanpage assume un valore cristallino. E per tutti noi assai incoraggiante.
Ebbene sì, esistono giovani in Italia che rischiano di proprio e ci mettono la faccia per dire di no a quella che loro ritengono un’ingiustizia che lede la loro dignità. Pagano un tributo in maniera responsabile, pubblica e coraggiosa pur di dire davanti a tutti che non ci stanno.
C’è qualcosa che rende relativo anche un bel voto alla maturità (per altro meritato visto che tutte e tre vi sono arrivate con bellissime pagelle).
Questo qualcosa si chiama giustizia. Un bene che queste ragazze hanno cercato di difendere immaginando che sia qualcosa di politico appunto, che afferisce al bene comune di una comunità.
La giustizia è un bene civico e collettivo.
Vale la pena anche giocare una rinuncia a qualcosa per cui c’è stata una preparazione e uno sforzo, pur di poterlo rivendicare.
Per dire il valore di sé come individui in una comunità sottraendosi ad ogni potere omologante.
Per vivere una scuola che realizzi il sogno educativo dell’incontro tra la volpe e il protagonista del Piccolo Principe di Antoine De Saint-Exupery, fatto di reciprocità e fiducia, di promozione dell’unicità dell’altro: «Tu fino ad ora, per me non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi.
Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo. […] Io mi annoio[…] Se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. […]
Gli altri passi mi faranno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica […]. Per favore […] addomesticami».
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