Oggi il Ministro Valditara ha scritto una lettera alle famiglie italiane in cui si permette, neanche troppo sottilmente, di consigliare l’iscrizione dei loro figli agli istituti tecnici e professionali, appellandosi a un’analisi dei dati e degli sbocchi lavorativi, alla fine dell’istruzione superiore, che non può che essere definita manipolatoria (la tavola principale è riportata nell’illustrazione dell’articolo).
Il Ministro dell’Istruzione fa infatti una semplice equazione: se dopo la fine della scuola superiore, a trovare lavoro sono i ragazzi che hanno frequentato gli istituti tecnici (37%) e professionali (55%), e non quelli che hanno fatto il liceo (10%), perché allora iscrivere i propri figli al liceo e non invitarli invece a frequentare una di quelle meravigliose scuole che li portano dritti verso la fabbrica o un lavoro esecutivo di tipo tecnico o impiegatizio?
Secondo il Ministro, infatti, il mercato del lavoro cerca non solo ingegneri e analisti dei dati (chi non li vorrebbe…), ma ha bisogno di “operai specializzati in macchine a controllo numerico, saldatori, operatori taglio laser, manutentori termoidraulici, montatori meccanici, operai edili specializzati, operai addetti al confezionamento, responsabili magazzino, carrellisti con patentino”. Perché allora iscrivere i nostri figli al liceo, quando c’è già un bel posto di saldatore ad aspettarli in fabbrica?
La manipolazione del Ministro riguarda il fatto che i dati ai quali si appella per fare l’appello alle famiglie (scusate il gioco di parole) sono in realtà interpretabili in un unico altro modo: chi frequenta il liceo, non trova lavoro alla fine degli studi perché non lo cerca, ovvero perchè si iscrive all’università (nel 75% dei casi).
Chi invece frequenta un istituto tecnico o professionale si iscrive rispettivamente solo nel 37% e nell’8% dei casi all’università. Perchè è già orientato, quando sceglie la scuola superiore, a cercarsi un lavoro subito dopo la fine degli studi. Non voglio ricordare al Ministro, perchè immagino li conosca bene, i tanti studi che hanno dimostrato l’esistenza di una correlazione tra titolo di studio dei membri della famiglia di provenienza e il titolo di studio che il figlio riuscirà a raggiungere, ma inserisco una nota su un paio degli studi più recenti, magari per rinfrescargli la memoria (1).
Per dirla in parole povere, il figlio del medico farà il medico o l’avvocato, e non finirà in fabbrica a fare il saldatore, mentre il figlio del saldatore potrebbe facilmente diventare uno di quei “carrellisti con il patentino” che piacciono tanto al Ministro Valditara.
Il compito del Ministro dell’Istruzione dovrebbe essere di migliorare il livello delle istituzioni scolastiche e di offrire maggiori possibilità di ascensione sociale, attraverso lo studio, anche a chi proviene da situazioni sociali più svantaggiate, invece di appellarsi a una palese menzogna: “Chi va al liceo non trova lavoro!” per cercare di impedire alle famiglie di seguire le ispirazioni dei loro figli, quando vorrebbero seguire un corso di studi con maggiori opportunità ascensionali nella scala sociale di quelle offerte da un corso triennale per diventare saldatore.
Ma il Ministro sembra persino ignorare le statistiche secondo cui un maggiore tasso di istruzione non solo è collegato a maggiori probabilità di trovare lavoro, anche se condivido il suo invito a seguire corsi di studio in materie scientifiche, ma è collegato anche al Prodotto Interno Lordo pro-capite della nazione. Nei paesi più istruiti, ovvero i paesi dove il livello delle competenze degli studenti, misurati dagli studi di OCSE-PISA, è più elevato, anche il PIL pro-capite è più elevato. Non cito dati a dimostrazione di questo assunto: basta il buon senso.
Il Ministro, quindi, mente quando dice che è più facile trovare trovare lavoro con un tasso di istruzione meno elevato, perché esistono montagne di studi scientifici che dimostrano il contrario. Se però, il Ministro dell’Istruzione, invece di occuparsi dell’istruzione dei ragazzi italiani con il sano obiettivo di migliorare il livello degli apprendimenti dei nostri studenti, piuttosto malmessi nelle classifiche OCSE, sta cercando carrellisti col patentino, allora farebbe meglio a cambiare lavoro (o ministero), senza citare a sproposito i dati del MIUR.
P.S. Basta seguire un corso base di microeconomia per scoprire che sul mercato del lavoro il prezzo è dato dall’incrocio tra la domanda e l’offerta. Se la domanda di lavoro è più elevata dell’offerta, bisogna alzare il prezzo che si è disposti a pagare perchè nuovi lavoratori entrino sul mercato. Ma se il prezzo rimane identico, allora molte posizioni rimarranno scoperte. Se mancano i saldatori, chissà che a pagarli di più non se ne trovi qualcuno, permettendo invece a chi lo desidera di continuare gli studi, magari con una borsa di studio se dimostra di meritarsela.
(1) Per esaminare l’andamento della correlazione tra il titolo di studio dei genitori e quello dei figli, si consiglia: Banca d’Italia, Eurosistema, Luigi Cannari e Giovanni D’Alessio, Istruzione, reddito e ricchezza: la persistenza tra generazioni in Italia, n. 476, dicembre 2018; Brunetti I., 2020, Istruzione e mobilità intergenerazionale: un’analisi dei dati italiani, Sinappsi, X, n.3, pp.48-63.
Devi fare per commentare, è semplice e veloce.