Scuola
Dopo la scuola media unica, il liceo unico
La scuola media unica è stata introdotta nel 1962 per offrire a tutti gli studenti italiani la stessa istruzione fino a quattordici anni, mentre prima i ragazzi venivano divisi – a dieci anni! – tra chi avrebbe frequentato le scuole dell’avviamento, e poi sarebbe andato subito a lavorare, e chi invece si sarebbe iscritto alle medie e avrebbe continuato gli studi. Ricordo che le scuole di avviamento professionale sono nate nel Regno d’Italia per essere riconfermate nel 1922 dalla Riforma Gentile, “la più fascista” delle riforme, come l’aveva definita Mussolini con l’obiettivo di difenderla dagli attacchi di chi riteneva (correttamente, peraltro) che la scuola gentiliana fosse troppo simile a quella aristocratica del Regno d’Italia, e quindi contraria all’anima popolare, anzi populista, del fascismo.
Se dovessimo salire sulla macchina del tempo per scendere nel 1961, ci troveremmo, di fatto, ancora in piena Riforma Gentile. Per diciotto anni, dopo la fine del fascismo, la scuola italiana ha continuato a dividere gli alunni – ripeto, a soli dieci anni! – tra chi avrebbe frequentato le scuole medie (che davano il diritto di continuare gli studi) e chi invece sarebbe andato a lavorare a quattordici anni, dopo la scuola dell’avviamento. Senza dimenticare che molti bambini si fermavano alla quinta elementare e molti non riuscivano neanche a conseguire quel titolo (il tasso di analfabetismo arrivava a toccare nel Sud Italia punte del 30%).
I dati dimostrano che la selezione tra chi oggi continuerà gli studi (dopo le scuole superiori) e chi invece entrerà subito (a sedici o diciotto anni) nel mondo del lavoro si è solo spostata in avanti di tre anni, alla fine delle scuole medie. La scelta dell’indirizzo scolastico superiore è già predittiva di quale sarà il futuro professionale degli studenti. Gli istituti tecnici e in particolare quelli professionali sono vere e proprie scuole della diseguaglianza che conducono a lavori esecutivi, con sbocchi molto ridotti verso carriere professionali più elevate, mentre il liceo è ancora la porta principale verso i gradi superiori dell’istruzione. La proposta, che illustro in questa seria di articoli, è di fare – oggi! – la stessa operazione del 1962, ma relativamente alle scuole superiori, unificandole in un solo liceo che duri quattro anni, con delle materie obbligatorie, uguali per tutti, e delle altre facoltative, scelte liberamente dagli allievi.
Al termine del liceo unico gli studenti potranno iscriversi all’università o seguire dei corsi di formazione tecnica o professionale. Oppure, se lo vorranno, andranno subito a lavorare. L’obbligo scolastico dovrebbe quindi salire dai sedici anni di adesso ai diciassette/diciotto anni necessari per prendere il diploma di maturità. Con il liceo unico verrebbero istituiti dodici anni di istruzione uguale per tutti: un unico corso di studi nazionale, come succede già in molti paesi del mondo occidentale – Canada, USA, Australia, Nuova Zelanda – in cui non sono previste carriere scolastiche separate per gli studenti che entreranno nel mondo nel mondo del lavoro subito dopo aver finito la scuola superiore.
Le materie obbligatorie nel nuovo liceo unico italiano potrebbero essere italiano, matematica, scienze, storia, inglese, oltre naturalmente all’educazione fisica e a quella artistica. Gli studenti dovrebbero poter scegliere liberamente le altre materie facoltative: chi vuole studiare il latino e il greco, potrà farlo. Sarebbe interessante scoprire se i ragazzi sceglieranno ancora le lingue morte nel caso in cui non siano correlate all’ottenimento di un titolo di studio di livello superiore, come quello del liceo classico. Tra le materie facoltative, dovrebbero comparire quelle attualmente insegnate negli istituti tecnici e professionali: informatica, meccatronica, elettronica, economia, eccetera.
I piani di studio potranno essere modificati dagli studenti anche durante l’anno, con l’assistenza degli insegnanti counselor che li aiutino a costruire dei piani di studio basati sulle loro attitudini e preferenze. Verrebbero così finalmente abbandonati i cosiddetti “riorientamenti” tra una scuola e l’altra, che portano a migrazioni di studenti tra licei, istituti tecnici e professionali e si concludono in genere con cadute verticali dell’autostima dei ragazzi “riorientati” verso scuole considerate di minor prestigio. Gli studenti potranno cambiare i loro piani di studio senza dover cambiare scuola. Se per esempio qualcuno ha scelto il latino – materia facoltativa –, potrà depennarla dal suo curriculum, se scopre che non gli piace, e inserire una nuova: biologia, informatica, economia, spagnolo o un’altra delle materie facoltative offerte dal liceo a cui è iscritto.
Devono inoltre essere aboliti i “Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento” (PCTO) (1), eredi dell’Alternanza Scuola Lavoro prevista dalla legge “La Buona Scuola” voluta da Matteo Renzi. I PCTO sono basati sulla discriminazione fra i ragazzi degli istituti tecnici e professionali, obbligati a lavorare gratuitamente rispettivamente per 150 e 210 ore, e quelli dei licei, che devono svolgere invece solo 90 ore di lavoro gratuito. Nella versione originale della Buona Scuola, le ore di Alternanza Scuola Lavoro erano 400 per gli istituti tecnici e professionali, e 200 per il liceo.
I ragazzi devono essere tutti trattati nello stesso identico modo fino a quando non compiono diciassette/diciotto anni ma soprattutto devono vedere rispettato il loro diritto allo studio. Deve inoltre venire istituito il divieto per le scuole di mandarli a lavorare. La formazione professionale (anche nelle aziende) deve essere demandata a un ciclo successivo dell’istruzione, scelto liberamente dagli studenti. Le scuole superiori devono dedicarsi esclusivamente all’istruzione dei nostri figli, perché diventino cittadini “sovrani”, per citare ancora don Milani, capaci di svolgere un’azione di controllo sui loro governanti attraverso l’abilità di sviluppare un proprio giudizio personale, cosa che oggi invece non succede, viste le attuali difficoltà a comprendere un testo da parte di molti dei ragazzi che frequentano una scuola superiore, come rileva l’indagine di OCSE-PISA (2). Con che coraggio sottrarre 400 ore di scuola (come Renzi aveva deciso con la sua Buona ma in realtà cattivissima Scuola) per spedire (gratuitamente) dei discenti ancora minorenni sui luoghi di lavoro? Un tale scandalo deve finire: durante la scuola superiore i ragazzi potranno solo svolgere attività di volontariato, in accordo con la scuola, sempre e solo al di fuori dell’orario scolastico, in organizzazioni senza fini di lucro. I ragazzi che lo desiderano potranno svolgere un lavoro, ma solo durante le vacanze, e solo a titolo personale.
Compito non ancora riconosciuto della scuola è quello di formare giovani forti e sani. A scuola i ragazzi dovrebbero fare sport, sviluppare la propria massa muscolare, prendere confidenza con un corpo da coltivare e non da mortificare in fabbrica a sedici anni.
L’iscrizione al liceo unico dovrebbe avvenire su base territoriale: ci si iscrive a quello più vicino a casa, anche se agli studenti dovrebbe essere garantito il diritto di iscriversi – con un voucher interamente offerto dallo stato – alle scuole indipendenti (Charter school) che si trovano eventualmente anche in altre zone. I ragazzi che frequenteranno il liceo unico, pubblico o indipendente, riceveranno tutti lo stesso diploma, che li aiuterà a sentirsi parte di un’unica popolazione studentesca, unita sotto lo stesso cielo italiano.
Il liceo unico non ha l’obiettivo di abbassare il livello dell’istruzione ma di aumentarlo, come successe con l’introduzione della scuola media unica che sostenne il boom economico italiano. Alzare il livello dell’istruzione della popolazione ha sempre un ritorno economico: aiuta a sviluppare migliori competenze per chi entra nel mondo del lavoro, rendendo possibili i salti tecnologici. Il liceo unico sosterrebbe inoltre una vera meritocrazia, perché i ragazzi godrebbero di altri quattro anni, dopo la fine delle scuole medie, per decidere se tentare la strada dell’università. Gli studenti dovrebbero essere tutti incoraggiati a proseguire gli studi fino ai gradi più elevati. Nei paesi dove si adotta il modello del liceo unico, esistono ugualmente delle scuole private/indipendenti preparatorie per accedere all’università, così come all’interno degli stessi licei gli studenti sono liberi di scegliere le materie propedeutiche per accedere all’università. Bisognerà inoltre offrire un numero più alto di borse di studio agli studenti meritevoli che non possono sostenere le spese dell’università, pratica ancora poco diffusa in Italia.
La formazione tecnica e professionale verrà rimandata alla fine della scuola superiore. Compito del nuovo liceo sarà anche quello di svolgere un’opera di orientamento perché i ragazzi scelgano la loro strada. I ragazzi che non vorranno continuare gli studi dopo il liceo potranno frequentare una scuola di formazione tecnica o professionale. A diciassette/diciotto anni si impara velocemente – anche in uno o due anni – a svolgere lavori che richiedono l’utilizzo in sicurezza di macchinari complessi. Bisognerebbe inoltre elevare a titolo di laurea anche i diplomi triennali ottenuti durante i “Percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore”, ai quali ci si iscrive al termine dell’istruzione superiore. Oggi permettono di conseguire un diploma tecnico, mentre una facoltà triennale in materie umanistiche dà diritto a un titolo di laurea. Gli indirizzi di studio di tipo tecnico devono poter condurre ai medesimi titoli di studio di quelli umanistici.
(1) Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, PERCORSI PER LE COMPETENZE TRASVERSALI E PER L’ORIENTAMENTO, LINEE GUIDA (ai sensi dell’articolo 1, comma 785, legge 30 dicembre 2018, n. 145).
(2) OCSE-PISA 2018, Results, Combined Executive Summaries, Volume I, II & II.
Devi fare login per commentare
Accedi