Sanità
Requisizioni a tappeto per fare arrivare mascherine e ventilatori agli ospedali
Era un carico di 170mila mascherine chirurgiche destinate a una società operante in Campania. Ieri i funzionari dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli di Napoli, insieme con i militari della Guardia di Finanza, lo hanno intercettato e requisito per consegnarlo alla Protezione Civile. Soltanto lunedì 23 marzo, all’aeroporto di Verona, i funzionari hanno requisito di 30mila mascherine importate da una società privata e le hanno destinate alla Protezione Civile e alle strutture sanitarie del territorio. Nello stesso giorno a Roma sono state requisite altre 50mila mascherine. È di poche ore fa la notizia che i funzionare dell’Agenzia delle Dogane di Parma e i Carabinieri del Nas hanno intercettato 23 aspiratori chirurgici destinati in Australia. Gli aspiratori sono stati requisiti e consegnati alla Protezione Civile. A Bolzano sono state invece rapidamente sdoganate 500mila mascherine e 430mila camici sterili destinati all’Azienda sanitaria dell’Alto Adige e alla Protezione civile nazionale. Di questi tempi alle dogane va così: da un lato si blocca e requisisce (in sostanza i beni vengono acquistati con provvedimento urgente dalle pubbliche autorità, dietro corresponsione di un indennizzo), dall’altro si cerca di minimizzare i tempi per “sdoganare” le merci. La procedura di emergenza adottata a livello nazionale dal direttore Marcello Minenna, in carica da fine gennaio dopo una lunga carriera in Consob, ha ridotto drasticamente i tempi.
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Proprio le mascherine, da quando è cominciata l’emergenza sanitaria da coronavirus, sono per molti introvabili. Ad averne più bisogno sono proprio i lavoratori del comparto sanitario: medici, infermieri, che spesso, negli ospedali, sono costretti a tenere una mascherina per otto ore senza poterla togliere neanche per bere perché non ne hanno un’altra da cambiare.
Per assicurare la disponibilità di alcuni presidi medici indispensabili e urgenti come mascherine e ventilatori il governo ha previsto la possibilità di requisizioni temporanee o definitive anche per fare fronte a eventuali blocchi della produzione delle imprese: è l’articolo 6 del decreto Cura Italia a metterlo nero su bianco e le requisizioni hanno preso il via ormai da qualche giorno. Inoltre, il commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 Domenico Arcuri ha emanato un’ordinanza (la numero 1 del 20 marzo 2020) che nomina l’Agenzia delle Dogane come soggetto attuatore al fine di procedere alle requisizioni (che lo stesso Arcuri individua) dei beni mobili per esigenze sanitarie.
In Lombardia
Gli uomini dell’Agenzia delle dogane, all’aeroporto di Milano Malpensa e in tutti i punti nevralgici di ingresso del territorio in cui la merce extra Ue deve fare dogana, lavorano 24 ore su 24 ogni giorno. Le requisizioni fanno parte di una filiera che culmina per esempio con l’Ospedale Sacco di Milano o l’ospedale di Brescia ma inizia da quando la mascherina o il ventilatore atterrano in Italia.
«Dal momento in cui la merce arriva al momento in cui viene caricata sui camion non trascorre nemmeno un’ora e mezza. Ogni minuto guadagnato per una mascherina significa una vita umana. Questo è il cuore della nostra missione», racconta Mauro Di Mirco, funzionario della direzione regionale delle dogane di Milano.
Gli uomini dell’Agenzie delle Dogane devono cercare di far entrare tutta la merce che serve soprattutto per la filiera sanitaria nel modo più veloce e trasparente. Le requisizioni vengono fatte su indicazione della Protezione civile, i cui vertici lavorano in simbiosi con l’Agenzia delle Dogane.
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Per una questione logistica molta merce arriva a Malpensa sui voli cargo: quando arriva si vede a chi va: un conto è se è destinata a un ente pubblico, un conto a una società commerciale. Proprio su questo si sofferma l’attenzione della Protezione civile e del commissario straordinario Arcuri, per una ragione di equità. Tutto ciò che viene requisito viene comunque pagato. C’è un’esigenza di natura prioritaria che prevale sulla ragione commerciale dell’operazione e si dice al destinatario “io ti pago e ma in questo momento i respiratori servono agli ospedali”. Non si tratta quindi di sequestro o di una confisca.
Il 21 marzo a Milano Malpensa sono state requisite 900mila mascherine chirurgiche. «Marcello Minenna, direttore dell’Agenzia, ha emesso questo ordine di requisizione, nominandomi come soggetto attuatore e mi sono occupata della requisizione», racconta Tiziana Robustelli, capo Servizio intelligence e rapporti con la Procura dell’Ufficio dogane di Malpensa. È la prima ad aver gestito una situazione di questo tipo dopo l’ordinanza.
Le mascherine, 450 scatole, arrivavano dall’Egitto su un volo cargo dopo aver fatto scalo a Ostenda, in Belgio, ma la loro destinazione finale era Milano Malpensa. Erano destinate alla società Aria S.p.A di Milano, l’Azienda Regionale per l’Innovazione e gli Acquisti di Regione Lombardia. Arcuri ne ha disposto la requisizione e le mascherine sono state consegnate alla Protezione Civile.
«Questo è un sistema per semplificare e migliorare l’approvvigionamento delle varie regioni in base ai bisogni, alle necessità», ci spiega la Robustelli, che si aspetta di seguire e assistere a molte altre requisizioni, non solo a Malpensa ma in tutta Italia. «La nomina di Arcuri consente infatti allo Stato di semplificare l’assegnazione dei beni. Arcuri dispone la requisizione per lo stato di emergenza e dispone poi a chi assegnarle. In un momento di emergenza come questo bisogna capire a chi dare priorità perché ci sono ospedali che sono in grande difficoltà».
Gli interventi stanno dando il loro frutti. I beni requisiti sono perlopiù dispositivi medici, e non solo mascherine. I finanzieri della Compagnia della Guardia di Finanza di Ancona, in collaborazione con i funzionari dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli sono riusciti a sequestrare anche 1.840 circuiti respiratori, composti da tubo, pallone, valvola e maschera respiratoria, da utilizzare per i pazienti in condizioni critiche. L’operazione è stata eseguita nell’ambito di uno specifico piano di controlli finalizzato al rispetto dell’ordinanza della Protezione Civile che fa divieto alle imprese anche di cedere all’estero determinati dispositivi medici tra cui, in particolare, quelli di ventilazione utilizzati in terapia intensiva. I finanzieri e i doganieri hanno intercettato e sottoposto a controllo un autoarticolato in procinto di imbarcarsi su un traghetto diretto in Grecia che aveva già effettuato i controlli di sicurezza per l’accesso in porto ed era in coda, in attesa di salire sulla motonave. Il rappresentante legale della società italiana, con sede in provincia di Milano, che ha tentato la vendita di tali componenti ad una società greca, è stato denunciato all’autorità giudiziaria.
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