Sanità

Il problema con la Variante Delta

11 Giugno 2021

Questa primavera l’India ha visto un aumento rapido ed esponenziale dei casi. Un incremento tale da mandare in tilt il sistema sanitario. Vi sono state carenze d’ossigeno, un aumento dei morti drammatico. Se la situazione nei centri era ben documentata dai media, nelle periferie e nelle zone di campagna il disastro è stato totale e silenzioso. Il panico ha assalito la popolazione mentre il contagio si diffondeva. Il picco dei casi è ormai superato, ma ancora oggi il lag a cui assistiamo ormai da un anno e mezzo a questa parte rispetto ai morti conferisce alla situazione indiana un contorno agghiacciante. Forse per ritardi di notifica nella giornata di ieri vi sono stati 7,374 decessi, il numero più alto fino ad ora. La regione più colpita è stata il Maharashtra, dove appunto

Infatti, dietro la situazione dell’India si celava quella che oggi definiamo Variante Delta. Si tratta di una nuova variante, scovata per la prima volta in India. Questa variante è fin da subito sembrata più veloce, nella diffusione, rispetto alle altre. E i dati per ora lo confermano.

Servirà ancora del tempo per capire la portata di questa ondata sull’India. Il numero di morti è fortemente sottostimato.

Nel Regno Unito le riaperture si complicano

Presto la variante delta si è diffusa anche in Regno Unito, dove la percentuale di popolazione vaccinata è tra le più elevate del mondo occidentale. Questo ha complicato la stagione di riaperture su cui puntava tutto il governo di Boris Johnson.

I casi risalgono e la crescita è ormai esponenziale. Tra martedì 1 giugno e martedì 8 giugno vi è stato quasi un raddoppio dei casi (+96%).

Come ha sottolineato però Lorenzo Ruffino su Youtrend questa ondata potrebbe rivelarsi meno letale rispetto alle precedenti grazie all’ampia fascia di popolazione vaccinata.

Proprio sui vaccini e sulla loro efficacia però si sono concentrati gli studi. Per ora hanno evidenziato che il calo dell’efficacia dei vaccini si manifesta prevalentemente con una sola dose iniettata di vaccino. Con una sola dose infatti vi è un calo del 20% nell’efficacia rispetto alla variante Alpha (precedentemente B1.1.7). L’efficacia con una sola dose è ora stimata al 33% nel prevenire forme sintomatiche gravi.

Le cose vanno meglio con due dosi: in questo caso l’efficacia di Pfizer è dell’88%, mentre Astrazeneca al 66%. 

Un confronto tra velocità

Siamo oggi in una situazione completamente diversa rispetto all’anno scorso: quest’anno gli stati hanno a disposizione i vaccini. Ma è abbastanza?

Il problema è confrontare l’andamento dei nuovi contagi con il numero di vaccinazioni. Dalla dinamica del modello SIR sappiamo che gli infetti crescono esponenzialmente, partendo da un seed di infetti al tempo zero. Per ragioni pratiche, invece, le vaccinazioni non potranno tenere testa al contagio. Ci troviamo di fatto in una situazione lineare. E, come abbiamo capito quest’anno, l’esponenziale sovrasta qualunque polinomio. Qualora il contagio dovesse andare fuori controllo, le vaccinazioni non basterebbero più.

C’è un’ulteriore preoccupazione riguardo la variante delta. Secondo gli studi, l’R0 della variante delta è maggiore rispetto alla variante alpha. Detta in soldoni, si diffonde più velocemente. Questo ha due conseguenze: la prima è sulla velocità dell’esponenziale. Risolvendo l’equazione, la velocità con si muoverà l’esponenziale sarà data dall’esponente della potenza, ovvero k(R0-1). Per questioni di semplicità non considereremo k, che rappresenta qualcosa di ben preciso; ci limiteremo a considerarlo costante. Ci interessiamo invece a R0-1. Questo è alla base del Teorema Fondamentale che deriva dal modello SIR: quando R0 è minore di 1, l’esponente è negativo e quindi l’esponenziale decresce (algebricamente passa al denominatore). Quando R0 è maggiore, l’epidemia è in fase di espansione. Maggior è R0, maggiore è la crescita. Ovviamente, R0 si riferisce alla dinamica senza restrizioni, naturale del virus. Per questo è necessario studiare Rt. Su questo vanno ad incidere, appunto, restrizioni e vaccinazioni. Qualora Rt dovesse superare 1, come sta succedendo in parti del Regno Unito dove è stimato a 1.5, vorrà dire che la velocità di diffusione del contagio avrà superato l’effetto dell’immunizzazione e si dovrà procedere a restrizioni per evitare ospedalizzazioni e morti.

La seconda preoccupazione è per la soglia dell’Immunità di Gregge. La formula più grezza è data da HI=1-1/R0. Il valore di R0 per la variante delta quindi rende più complicato raggiungere l’immunità di gregge, richiedendo una maggior percentuale di popolazione da vaccinare. Si tratta di un problema a cui stanno andando incontro molti stati. Nello Stato di Washington, ad esempio, a chi viene vaccinato sarà offerta una canna.

L’Italia deve temere?

L’ultimo rapporto dell’ISS riguardo la prevalenza delle varianti dà un quadro della prevalenza delle varianti. Nel nostro paese a prevalere è ancora la variante Alpha, con l’88%. La Variante Delta (qui ancora denominata B.1.617) è all’1%. Ma lo stesso ISS mette in guardia da queste stime: i casi di questa variante potrebbero essere molti di più nel nostro paese. 

Il nostro paese, inoltre, presenta una bassa percentuale di persone vaccinate con due dosi: solo il 25% degli over 12. Questo potrebbe portare a complicazioni nel caso dovesse diffondersi.

Quello a cui stiamo assistendo, tuttavia, è ciò che Adam Kucharski aveva avvertito già qualche mese fa: i governi durante questa primavera avevano contenuto la diffusione delle varianti attraverso le restrizioni. Ora che invece si è tornati a una situazione di quasi normalità, la situazione si fa più delicata.

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